Il Sud America è un luogo di contrasti estremi, dove terre di ghiaccio si sposano con caldi deserti ed alte montagne abbracciano l’oceano ed il cristallino Mar dei Caraibi. È anche un luogo in cui le ricchezze del territorio in nessun modo riescono a spiegare la povertà di chi lo abita. La Penisola della Guajira, estremo nord del continente, al confine fra Colombia e Venezuela, incarna alla perfezione questi contrasti. Le alte montagne della Sierra Nevada lasciano posto ad un deserto di sabbia finissima che si tuffa in mare, una bellezza che riempie il cuore di emozione, ma non si fa in tempo a toccare con mano questo spettacolo della natura che il cuore viene scosso nuovamente dalle condizioni di estrema povertà di chi in queste terre è costretto a vivere.

Visitare La Guajira non è un viaggio facile, è un pugno allo stomaco, ma è uno di quei viaggi necessari per non far finta che tutto sia perfetto, per capire quali sono le dinamiche che spingono queste persone ad abitare un territorio così difficile, cosa regola le loro vite e le loro possibilità. È un viaggio che va fatto perché non si puo’ visitare un Paese e fermarsi alle attrazioni super turistiche, lustrate e plasmate per rispondere alle richieste dei visitatori, ma è giusto conoscerne l’anima, le difficoltà, i contrasti. È giusto vedere come queste zone generino ricchezza solo per chi non le abita. Un’avventura indimenticabile, eppure non per tutti. Se però siete pronti ad un viaggio estremo, anche dentro la vostra anima, questo è il posto giusto…

Fuoristrada 4x4 fermo nel deserto, con dietro il Mar dei Caraibi e accanto un bambino Wayuu, durante il tour alla Penisola della Guajira in Colombia

Preparatevi ad un’esperienza fatta di 4×4, deserto, mare e, soprattutto, povertà

La Penisola della Guajira in breve

La Penisola della Guajira (“Península de La Guajira” in spagnolo), l’estremo nord della Colombia che si protende fino al confine venezuelano, è un luogo remoto dove la sabbia dorata, le acque cristalline del Mar dei Caraibi e l’immensità del cielo si fondono in un paesaggio di rara, selvaggia bellezza. Il clima è caldo e semi-arido, le precipitazioni sono scarse e la vegetazione è quasi inesistente. Con una superficie di circa 25.000 km² la penisola si estende dalla baia di Manaure, nel Mar dei Caraibi, fino all’insenatura del Golfo del Venezuela: la maggior parte del suo territorio appartiene quindi alla Colombia, ed il resto ai venezuelani. Questo spettacolare lembo di terra colombiano fa parte del “Departamento de La Guajira”, una regione divisa in Baja, Media e Alta che custodisce gioielli come Palomino, cittadina celebre per le sue spiagge incantevoli (seppur a volte pericolose), il “Santuario Los Flamencos” a Camarones, e Riohacha, “La Capitale Indigena Colombiana”, tra i centri abitati più antichi d’America. Anche se il vero cuore della Penisola è l’Alta Guajira, la parte più settentrionale, estrema e selvaggia. Raggiungendola potrete ammirare i celeberrimi Cabo de la Vela e Punta Gallinas (il punto più a nord del Paese e di tutto Sud America) e conoscerete da vicino i suoi abitanti. Ma chi mai vivrebbe in zone così inospitali per l’uomo?

Mappa disegnata della regione della Penisola della Guajira in Colombia

Una mappa disegnata, ma completa, di quello che potrete vedere alla Guajira  – Scarica da qua l’immagine

La tribù Wayuu

La Penisola della Guajira è la terra degli indigeni Wayuu, il cui nome significa “Persona”. Conosciuti anche come Guajiro, questa popolazione parla il wayuunaiki (una lingua che non ha scrittura ma soltanto simboli), si distingue per la sua natura solitamente gentile e ospitale, ma al contempo fiera e ribelle (mai i conquistatori spagnoli sono riusciti a spodestarli), e porta avanti una ricca cultura ancestrale, intrisa di una religione politeista. A comunicare con questo mondo divino è unicamente lo sciamano, ruolo che molto spesso spetta a una donna, cui è riconosciuta una fondamentale forza procreatrice. Ma la loro società presenta altre particolarità uniche, come la discendenza materna (per cui i figli ereditano la posizione sociale e il nome dalla madre) e l’esistenza della figura cardine del “palabrero”, un mediatore che si adopera per garantire l’armonia all’interno della comunità; un ruolo tanto fondamentale da essere stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2010. Nonostante l’assenza di registri ufficiali, si stima che i Wayuu siano più di 300.000 individui, costituendo l’etnia più numerosa del Paese. In sintesi, l’inospitale Penisola della Guajira è abitata da un popolo fiero, plasmato dalla sabbia, dal sole e dal vento, capace di resistere a colonizzazioni, governi e conflitti.

Persone della popolazione Wayuu, la tribù indigena della Penisola della Guajira, incontrati durante il tour di 3 giorni in Colombia

Eccoli i Wayuu! Persone come noi, certo, ma che custodiscono una storia e un’esistenza decisamente più complesse di molte altre…

Fin qui tutto suona idilliaco, purtroppo però questa immagine appartiene al passato…oggi i Wayuu sono stremati dalla desertificazione del loro territorio, aggravata dai cambiamenti climatici; sono coinvolti nei complessi conflitti armati colombiani e minacciati dai piani di espansione delle miniere di carbone che inquinano la terra e divorano l’acqua a una popolazione che già non se la passava una meraviglia. Proprio questo argomento ci spinge a passare al paragrafo successivo.

Il classico paesaggio dell'Alta Guajira: sabbia, mare, vegetazione bassa e cavalli. Visto più volte durante il tour di 3 giorni in Colombia.

E pensare che in un luogo tanto meraviglioso quanto aspro, i Wayuu potrebbero facilmente vivere in pace con chiunque

I problemi dei tempi moderni

Come avrete potuto ben capire da soli, la loro cultura difficilmente si concilia con la società moderna e ciò puo’ rendere la vita dei Wayuu estremamente difficile ed incomprensibile ai nostri occhi occidentali, abituati allo schematismo più totale. I Wayuu per la loro sopravvivenza si dedicano principalmente alla pastorizia e alla pesca, anche se il loro territorio viene sfruttato da grandi compagnie internazionali che si occupano di produzione di carbone e di energia dalle pale eoliche, senza che nulla venga dato loro in cambio: né denaro né tantomeno materia prima, di cui i loro insediamenti sono totalmente sprovvisti. La presenza di una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto del Mondo, la Mina Cerrejòn, oltre a sottrarre beni primari ha reso le poche fonti d’acqua presenti nella regione talmente inquinate da essere ormai inutilizzabili. Il paradosso è che la pagina web della miniera parla di sviluppo sostenibile, visite guidate e vendita di artigianato locale…quando in realtà è esattamente per questo che sono nati i problemi. Attualmente, oltre il 60% della popolazione della Guajira vive in condizioni di povertà assoluta, e quasi 1.000 bambini indigeni muoiono ogni anno per malnutrizione. Ecco perché il commercio di grandi quantità di denaro in un’area dove mancano non solo risorse finanziarie, ma anche beni essenziali come acqua e cibo, ha scatenato nei Wayuu proteste, malcontento e lotte interne, con conseguenze devastanti, sia per la popolazione che per i visitatori della Penisola. Vi invitiamo a leggere questo completissimo articolo di Carlotta Indiano e Fabio Papetti per capire cosa sta succedendo da anni alla Guajira e perché gli estranei non siano sempre i benvenuti.

Immagine dall'alto della "Mina Cerrejon", la miniera di carbone a cielo aperto nella penisola della Guajira in Colombia

Con 690 km², la miniera anglo-svizzera dà lavoro a più di 3.000 Wayuu. Ma a quale prezzo? – Foto di Felipe Abondano, presa da internet

Per fortuna, i Wayuu non hanno mai ceduto del tutto, sviluppando nuove forme di sostentamento per trovare un equilibrio fra il mantenimento delle loro tradizioni e l’adattamento al mondo moderno. Le “rancherías”, cioè le piccole fattorie dove vivono, si stanno piano piano trasformando per accogliere i turisti sempre più desiderosi di scoprire queste terre incontaminate. Anche l’artigianato ha un ruolo sempre più centrale: le donne si dedicano alla tessitura di bellissime borse (“mochilas”) e di meravigliosi “chinchorros”, le tipiche amache giganti dove potrete addormentarvi ammirando le stelle. Queste nuove fonti di reddito possono aiutare la popolazione locale a migliorare le proprie condizioni di vita e creare un futuro migliore per i giovani che nasceranno e cresceranno in questa terra tanto ammaliante quanto difficile. Il compito di noi turisti è quindi quello di entrare in punta di piedi nel loro territorio, lasciando al nostro passaggio soltanto belle impronte. Ma sarà davvero così facile per noi viaggiatori riuscire a farlo? Eh no, sfortunatamente no, e capirete il perché continuando a leggere…

Impronte lasciate sulla spiaggia melmosa di Bahia Honda, dove il Mar dei Caraibi incontra il deserto della Guajira in Colombia

Abbiamo cercato di lasciare dietro di noi solo impronte positive, anche se la domanda resta: sarà stato sufficiente, o potevamo fare ancora di più?

Come raggiungere la Penisola della Guajira

Siete pronti a immergervi in un’avventura che vi porterà ai confini del mondo conosciuto, dove il deserto incontra il Mar dei Caraibi e il vento modella le storie di un popolo così autentico? La Penisola della Guajira è una destinazione magnetica, è vero, tuttavia visitarla richiede stomaci forti e un pizzico di pianificazione, principalmente per capire come raggiungerla nel miglior modo. La porta d’accesso principale è Riohacha, il capoluogo a circa 2 ore di distanza dalla Penisola, sebbene molti tour partano anche da Santa Marta (a circa 5 ore): potete arrivare direttamente in entrambe le città con voli interni dalle maggiori metropoli colombiane (atterrando all’ Almirante Padilla di Riohacha o al Simón Bolívar di Santa Marta) oppure optare per un più lento, ma decisamente più economico, viaggio in bus.

Case colorate in Calle 17, via principale del centro storico di Santa Marta in Colombia

Che il vostro viaggio nella Guajira inizi o meno da Santa Marta, questa affascinante città costiera colombiana merita senz’altro la vostra attenzione. E noi abbiamo scritto un articolo fatto apposta per conoscerla.

Una volta arrivati in una delle due città, vi aspetta la decisione più importante da prendere: come addentrarsi nella vera essenza della Penisola? Beh, la risposta è semplice: in autonomia o con un tour privato. Questione che vogliamo approfondire il più possibile nei prossimi paragrafi. Qualunque sia la vostra scelta, ricordate comunque che l’Alta Guajira non è una destinazione per tutti, ma per chi cerca un’esperienza profonda e autentica. Preparatevi ad un viaggio che vi resterà nel cuore e sulla pelle. Nel bene e nel male.

Dove dormire nella Penisola della Guajira

A partire da Cabo de la Vela, nell’Alta Guajira, l’esperienza di alloggio è intrinsecamente legata alla cultura Wayuu e alla natura selvaggia della regione. Dimenticatevi hotel di lusso o resort, ed iniziate ad avere aspettatvie realistiche sulle “rancherías Wayuu”, ovvero insediamenti familiari gestiti dalle comunità indigene. Niente acqua calda, bassa la presenza di docce, l’elettricità funziona solo poche ore al giorno, il livello di pulizia è minimo, e solitamente si dorme nel classici “chinchorros” (grandi e comode amache) posizionati direttamente all’esterno, al coperto di una tettoia con vista mare. Pagando un extra (incluso nei tour) potrete facilmente scegliere tra colazione, pranzo e cena comodamente servirti nell’alloggio, assaporando piatti tipici, semplici ma per niente male.

I "chinchorros", le grosse tipiche amache colombiane, usate per dormire durante il tour di 3 giorni nell'Alta Guajira in Colombia

Le “chinchorros” non sono solo un’amaca, ma uno stile di vita. E che vista!

Per quanto riguarda la prenotazione, le “rancherías” ed i pasti sono già inclusi nei tour organizzati, ma se arriverete qui viaggiando in modo indipendente, potrete presentarvi direttamente agli alloggi e chiedere per un giaciglio. L’unico problema potreste averlo in alta stagione (dicembre-febbraio, settimana di Pasqua e giugno-luglio), quando è sempre meglio informarsi in anticipo per evitare di rimanere senza posto. Magari prenotando su Booking.com, dove potete trovare alcuni alloggi che offrono anche normali camere. Il vero valore aggiunto di queste sistemazioni rimane però la possibilità unica di interfacciarsi direttamente con i Wayuu, un’opportunità che noi abbiamo colto al volo, bombardandoli di domande e imparando tantissimo sulla loro storia.

Cosa portarsi dietro per visitare la Guajira

Che abbiate scelto di avventurarvi in solitaria o con un gruppo organizzato, sicuramente dovrete stare “fuori casa” per più giorni: dovrete quindi portarvi un bagaglio dietro. Per fortuna che per un’escursione nella Guajira, la preparazione della valigia non richieda attenzioni o attrezzature particolari: starete tanto tempo seduti all’interno di mezzi e le poche volte che scenderete dovrete stare attenti “solamente” a sole, vento e zanzare. Perciò vi consigliamo vivamente almeno un set di abiti leggeri e comodi per il giorno, per i lunghi viaggi a sedere, scarpe o sandali per quando visiterete i luoghi (non importano calzature da trekking) ed una felpa calda con cappuccio per le notti trascorse negli accoglienti (ma freschi) “chinchorros“. Non dimenticate il costume da bagno, il telo mare, un accappatoio leggero, un paio di ciabatte ed il beauty con il necessario per una doccia fugace. Portate dunque sia capi leggeri che più pesanti, poiché nel deserto l’escursione termica tra il giorno e la notte è significativa.

Per quanto riguarda il sole, il vento e le zanzare, sono indispensabili il repellente per insetti, una crema solare da minimo SPF 50 e un copricapo o foulard leggero per proteggervi dal vento costante (e spesso intenso) e dalla sabbia che quest’ultimo vi infilerà ovunque. Inoltre nelle “rancherías” dove pernotterete, avrete l’uso dell’elettricità molto limitato (disponibile solo per poche ore la sera) e soltanto negli spazi comuni, quindi un power-bank da almeno 27.000mAh per ricaricare i vostri dispositivi elettronici e una torcia frontale saranno preziosi. I pasti vi verranno forniti sicuramente dall’alloggio, ma è consigliabile portare con sé almeno 1,5 litri d’acqua a persona. Cercate di far entrare il tutto in una piccola borsa, zaino o valigia, poiché i bagagli troppo grossi o extra verranno caricati sul tettuccio dei fuoristrada e, anche se protette con teli di plastica, potreste ritrovarveli pieni di sabbia e polvere. Lasciate comunque un po’ di spazio nel bagaglio, perché c’è ancora un’importantissima cosa da prendere…

Fiammetta ed il suo velo, durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira in Colombia

Fiammetta ed il suo inseparabile “velo” anti-vento

I doni da portare alle popolazioni locali

Adesso che abbiamo sistemato le faccende personali, è essenziale riflettere sul nostro ruolo di ospiti in questa terra e sull’importanza di portare dei doni a chi qui abita e che qui sta letteralmente morendo di fame. Come in qualsiasi parte del mondo, alla Guajira abbiamo visto anche a chi i soldi non mancano, ma queste persone rappresentano una minuscola percentuale: la restante parte è composta da bambini cresciuti con l’idea che i turisti portano risorse essenziali. Attendono quindi il nostro arrivo e, in un gesto ormai quasi rituale, tendono corde lungo la strada per bloccare le auto e chiedere ai viaggiatori un piccolo pagamento in cibo, da fare il più velocemente possibile attraverso il finestrino. I cosiddetti “peajes humanos” (= pedaggi umani). E noi non siamo certo degni per giudicare se questo sia giusto o meno. Sappiamo però per certo che, in un luogo dove l’educazione scolastica è praticamente inesistente, la mortalità infantile è alle stelle e le prospettive di cambiare la propria esistenza sono sepolte sotto la sabbia del deserto, è pressocché impossibile resistere a quelle manine sporche e a quei dolci sorrisi che chiedono qualcosa per rallegrare le loro giornate…ed i loro stomaci. Per questo vi suggeriamo di premunirvi di qualcosa da offrire loro, che vada oltre le semplici caramelle e i dolciumi (che sarebbe meglio evitare). Frutta fresca, biscotti secchi, acqua potabile o beni che possano realmente contribuire alla loro salute, sono scelte decisamente più responsabili. Per favore, non date MAI soldi, o peggiorerete ancora di più la situazione.

Bambini indigeni Wayuu che richiedono cibo durante il tour di 3 giorni nel deserto dell'Alta Guajira in Colombia

Di bambini così ne vedrete a migliaia. Ed ogni volta il vostro cuore si farà sempre più piccolo.

Se vi siete dimenticati di comprare qualcosa prima di partire, potrete rimediare a “Cuatro Vias” a Uribia, dove piccole bancarelle Wayuu hanno tutto il necessario per i vostri doni. Comprando qui aiuterete ulteriormente la loro economia, ma se volete portare qualcosa di più salutare meglio che vi organizziate quando ancora siete a Santa Marta (o in altre grandi città) dove la varietà e la quantità di cibo reperibile è senz’altro migliore. Tenete però presente che nella Guajira tutto ciò che entra e si trasforma in spazzatura resterà lì, ai bordi delle strade, a danzare nel vento e ad inquinare terra ed acqua. Non esiste nessun sistema di raccolta rifiuti e a nessuno ha insegnato al popolo Wayuu che l’immondizia è una minaccia estremamente pericolosa. Quindi se potete ridurre al minimo l’uso di confezioni ed imballaggi in plastica fatelo, perché andranno solo ad inquinare (ancora di più) questo magnifico territorio. Infine, un pensiero per gli amici a quattro zampe: se le popolazioni locali faticano a trovare cibo e acqua, potete immaginare le condizioni dei cani randagi della regione (che non sono per niente pochi). Quando viaggiamo in aree così povere portiamo sempre con noi croccantini e acqua anche per gli animali più sfortunati, che in questa parte di mondo ne hanno veramente tanto bisogno…

Bambina Wayuu che cammina in mezzo a chili di plastica sparsi nella natura, vista a Uribia durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

Questa è la situazione con la plastica nella città di Uribia, dove le condizioni di vita sono relativamente migliori. Provate a immaginare cosa possa nascondersi nel deserto…

Cane in cerca di acqua e cibo all'interno del deserto dell'Alta Guajira in Colombia

Mentre i potenti fanno la guerra, a rimetterci sono sempre i più poveri e gli animali

Altre cose da sapere prima di visitare la Guajira

Abbiamo già esplorato molti aspetti della Guajira, ma prima di intraprendere un viaggio in questa penisola, è essenziale prepararsi a un’esperienza profondamente diversa e spesso impegnativa, sia fisicamente che emotivamente. Questa regione è caratterizzata da una povertà diffusa, perciò non ostentate ricchezza e cercate di comprendere la situazione dei Wayuu senza pregiudizi. Ricordate specialemente che siete ospiti: siate sempre rispettosi delle loro usanze e delle loro regole e cogliete al volo l’opportunità unica di connettervi con il paesaggio e la cultura locale. Non aspettatevi le comodità a cui siete abituati: in molte aree, soprattutto quelle più remote, non c’è elettricità (e se c’è viene staccata durante la notte), e l’accesso all’acqua corrente è un lusso raro, il che significa spesso niente docce. Per quanto riguarda le finanze, scordatevi gli ATM: non ci sono sportelli bancomat e troverete difficoltà a scambiare banconote di grosso taglio, quindi è fondamentale portare con sé tagli piccoli e molte monete. Se contate sulla connettività, sappiate che la copertura telefonica è estremamente limitata, e di solito solo Claro offre un barlume di segnale in alcune zone. I prezzi, soprattutto dei tour organizzati, non sono per niente regalati, ma considerate che una gran parte di quei soldi andrà direttamente alle comunità locali, contribuendo pertanto a fare del bene anche in questo caso. Adesso vi aspetta un viaggio che vi metterà sì alla prova, ma che vi offrirà un’immersione autentica in un territorio unico. Siete pronti?

Bambino Wayuu mentre aspetta i doni dei turisti nei posti di blocco durante il tour nella Penisola delle Guajira in Colombia

Cosa vi aspettavate da uno dei popoli più poveri al mondo?

Visitare la Penisola della Guajira in autonomia

Visitare un luogo talmente unico in autonomia è il desiderio di molti: libertà da orari, niente tappe obbligate o folle di visitatori. Purtroppo però visitare la Guajira tutta da soli, senza prendere parte ad un tour, è un sogno che dovrete tenere chiuso nel cassetto ancora per un po’. Spingersi qui in totale autonomia (nel caso abbiate a disposizione un mezzo vostro o a noleggio che sia) e ritrovarsi a viaggiare da soli nei suoi spazi sconfinati, senza alcuna guida, potrebbe farvi correre dei grossi rischi, quindi non ci sentiamo di consigliarvi un viaggio 100% fai-da-te. I motivi? Ve li diciamo subito:

  • Da Cabo de la Vela in poi le strade asfaltate e tracciate semplicemente non esistono. Al loro posto troverete soltanto piste sabbiose, a volte veri e propri sentieri nel deserto, che cambiano continuamente a causa del vento e delle piogge. Per questo, sono indispensabili veicoli 4×4 robusti e, cosa ancora più cruciale, guidatori esperti della zona che conoscano ogni insidia del terreno. Le mappe ed i GPS tradizionali sono quasi inutili in questo ambiente e senza una guida locale è estremamente facile disorientarsi, e quindi perdersi;
  • Inoltre, la Guajira profonda è priva di servizi essenziali: non ci sono stazioni di servizio, negozi o fonti d’acqua affidabili per chilometri. È quindi fondamentale portare con sé tutto il necessario: acqua, carburante, cibo e pezzi di ricambio. Anche la copertura telefonica è scarsa o inesistente in molte aree, il che rende estremamente difficile chiedere aiuto in caso di problemi;
  • Ma il rischio maggiore riguarda la sicurezza: come già detto i Wayuu devono proteggere il proprio territorio dalle incursioni esterne, e per questo spesso sono armati. Accettano la presenza dei turisti, perché rappresentano un introito importante, ma richiedono che venga pagato un pedaggio per attraversare le loro terre, preferendo mantenere il controllo su chi entra e sul perché. In poche parole: facce nuove su mezzi mai visti non suscitano molto entusiasmo nei Wayuu. Per questo in alcune aree sono presenti bande e continui (e numerosissimi) blocchi stradali improvvisati. Questi pedaggi, dove viene richiesto un piccolo contributo per il passaggio, possono diventare problematici senza una profonda conoscenza delle dinamiche locali e senza conoscere le “parole chiave” da dire a seconda del caso.

Perciò il modo più realistico per esplorare la Guajira “in autonomia” è alternare i mezzi pubblici al noleggio di un autista locale con un veicolo 4×4. Tuttavia, scegliete questa opzione solo se non avete fretta, perché alla Guajira in qualche modo si arriva, ma quando è un altro discorso. È vero che spenderete mooolto meno rispetto ai costosi tour organizzati, ma un rischio minimo di non riuscita è sempre da considerare. Per prima cosa, ovunque vi troviate, dovrete raggiungere la città di Riohacha, per poi prendere un “colectivo” verso Uribia, la capitale Wayuu, nonché luogo più accessibile del viaggio (1h30′). Al contrario dei normali autobus di linea i “colectivos” (o “busetas”) normalmente sono un po’ più piccoli e non seguono orari prestabiliti; partono solo quando sono pieni o all’ora che decide l’autista. Aspettateli per strada (potete salire e scendere praticamente in qualsiasi punto) o dirigetevi direttamente al terminal di Riohacha: identificherete il mezzo giusto dai cartelli attaccati al cruscotto che indicano la destinazione o dalle grida a gran voce dell’assistente.

Bus o "buseta" con partenza dal Mercado Publico de Santa Marta, per andare al Parco PNN Tayrona in Colombia

Questo è un classico “colectivo” colombiano. – Foto presa dalla pagina Facebook del “Mercado Público de Santa Marta”

Da Uribia in poi, potrete provare a raggiungere la spiaggia di Cabo de la Vela sempre con i “colectivos”, oppure, l’opzione più raccomandabile, contrattare direttamente un “tour privato” con guida e autista locale. Potrete farlo in anticipo rivolgendovi ad agenzie o guide locali a Riohacha (o anche a Santa Marta) che offrono questo servizio, oppure chiedere direttamente a Uribia se qualcuno possa aiutarvi. Ricordate: è fondamentale che siano persone Wayuu o che abbiano una profonda conoscenza della cultura e del territorio. Sappiate poi che optando per questa scelta, non avrete alcuna garanzia. Se ci dovessero essere problemi, i vostri soldi saranno persi. Ma guardiamo il tutto più nel dettaglio.

Da Riohacha a Uribia (Cuatro Vias)

Ok, siete arrivati a Riohacha (bus o aereo che sia) e adesso dovrete trovare e prendere un “colectivo” che vi conduca fino alla capitale della Guajira, la cittadina di Uribia. Provate a chiedere in giro, o andate direttamente al terminal cittadino: il normale prezzo per questa tratta è di circa 20.000 COP (4,30€), ma sicuramente cercheranno di chiedervi di più se siete turisti, specialmente se non parlate bene lo spagnolo. Per il viaggio considerate circa 2 ore di tempo, tuttavia più volte il mezzo si fermerà lungo il percorso più il tempo aumenterà (anche di tanto). Arriverete perciò alle “Cuatro Vias” di Uribia, un incrocio dove bancarelle, persone del luogo e servizi di trasporto si incontrano. Proprio da qua potrete proseguire per la prossima tappa, Cabo de la Vela, e magari comprare qualche alimento da portare alla comunità Wayuu (vedi “I doni da portare alle popolazioni locali”).

Da “Cuatro Vias” a Cabo de la Vela

Da “Cuatro Vias” avrete varie opzioni per raggiungere Cabo de la Vela. Potrete contrattare una 4×4, salire su mezzi di gente del posto che trasportano merci o bestiame o affidarvi ai minibus dei volontari della scuola di Kite Surf, sport frequentatissimo su questa spiaggia. Il costo varia a seconda della vostra scelta, con prezzi a partire da 20.000 COP (sempre 4,30€). Scegliendo il trasporto merci, che farà tutte le fermate necessarie per lo scarico lungo il percorso, spenderete meno ma i tempi di viaggio, di norma 1h30′, potrebbero allungarsi di parecchio. Una volta raggiunto Cabo de la Vela trovate una sistemazione per la notte (anche su Booking.com) e rilassatevi davanti a questa prima meraviglia dell’Alta Guajira…prima di organizzarvi per raggiungere gli altri luoghi.

Spiaggia di Cabo de la Vela tranquillissima al mattino presto, vista durante il tour di 3 giorni alla Penisola della Guajira in Colombia

Che bellezza la spiaggia di Cabo de la Vela (specialmente la mattina presto)! Sappiate però che, nonostante l’incanto, non avete ancora visto niente…

Spostarsi da Cabo de la Vela

Arrivare a Cabo de la Vela è stato piuttosto semplice, vero? La parte difficile inizia però adesso, che dovrete raggiungere le altre attrazioni all’interno della Penisola. Per farlo dovrete scegliere solamente fra due opzione, una barca o un fuoristrada (entrambi 150.000 COP, 32,00€, per andata e ritorno a Cabo de la Vela). La prima scelta, quella via mare, puo’ essere più veloce per raggiungere Punta Gallinas, tuttavia vi perdereste le meraviglie che si trovano lungo il tragitto via terra. Inoltre queste non partono tutti i giorni, poiché il vento da queste parti puo’ essere estremamente forte. Se soffrite di mal di mare sicuramente questa opzione non fa per voi. La soluzione migliore è dunque quella di contrattare una 4×4, anche direttamente a Cabo de la Vela; solitamente partono molto presto al mattino arrivando a Punta Gallinas in 3-4 ore. Il viaggio sarà sicuramente più comodo della barca e vedrete molte più cose. Comunque se siete incerti sulla scelta per gli spostamenti, provate a chiedere consiglio presso il vostro alloggio guajirino: saranno felici di aiutarvi a contrattare spostamenti o mini-tour per esplorare i dintorni. Risparmiando una bella cifra rispetto ad i tour organizzati. Ma una domanda lasciatecela fare…

Vale la pena visitare la Guajira in autonomia?

Se siete amanti dell’avventura, parlate fluentemente spagnolo e possedete un notevole spirito di adattamento e di problem-solving, un’esplorazione autonoma della Penisola della Guajira potrebbe fare al caso vostro. Vivrete in questo modo un’esperienza ancor più autentica, risparmiando addirittura diversi soldini (la spesa media, compresa anche dei pasti, si aggirerebbe sui 40,00$ al giorno). Di contro, però, gli spostamenti diventeranno molto più complessi e meno prevedibili e dovrete affidarvi spesso al caso e all’onestà delle persone con cui contratterete i passaggi e la guida. Per questo motivo, per garantire la buona riuscita del vostro viaggio, un’esplorazione completamente indipendente non è il miglior modo di vivere questa terra. Noi stessi abbiamo preferito prenotare un tour guidato: pur spendendo qualcosa in più, abbiamo massimizzato le visite, aiutato nel giusto modo la popolazione locale e siamo riusciti ugualmente a stringere un rapporto con i Wayuu. Inoltre ci teniamo a ripeterlo: se scegliete un itinerario fai-da-te per l’Alta Guajira, dovrete OBBLIGATORIAMENTE trovare un conducente/guida locale con un veicolo 4×4. Avventurarvi completamente da soli, infatti, vi esporrebbe al rischio di essere bloccati ai numerosi “pedaggi” improvvisati (i locali sanno la “parola chiave” per farsi aprire) o, nel peggiore dei casi, di subire rapine.

Visitare la Penisola della Guajira con un tour guidato

Chi invece ha tempi limitati e desidera un’esplorazione approfondita della Guajira, senza rischiare niente, la scelta migliore da fare è sicuramente quella di un tour guidato. Troverete le agenzie sia nella più distante Santa Marta che nella vicina Riohacha: quasi tutte offrono un tour alla Penisola. Noi, ad esempio, abbiamo scelto un’agenzia di Santa Marta, “Magic Tour”. La stessa con cui avevamo già fatto il trekking alla Ciudad Perdida, e che, proprio per questo, ci ha offerto un ottimo sconto: un’opportunità che non potevamo di certo rifiutare! Purtroppo, come spesso accade in Sud America, le agenzie che non raggiungono il numero minimo di partecipanti uniscono vari gruppi da diverse compagnie. Perciò, se per il trekking ci eravamo trovati benissimo con “Magic Tour”, per la Guajira non possiamo dire altrettanto: siamo stati accorpati a un tour organizzato da “Alta Guajira Tours” e questa non è stata all’altezza delle aspettative (la guida non spiegava niente e molte cose le abbiamo viste di corsa perché lui aveva sempre fretta). Per fortuna, però, i meravigliosi paesaggi della penisola hanno saputo compensare ogni inconveniente. In ogni caso, a prescindere dall’agenzia, i servizi base sono solitamente i medesimi, ovvero:

  • Il protagonista indiscusso del viaggio è il fuoristrada 4×4, su cui passerete il 70% del vostro tempo: 7 posti (6 passeggeri + 1 autista/guida) per attraversare lentamente le infinite piste sabbiose, le dune ed i terreni accidentati. Sperate quindi di capitare con gente simpatica e con una guida interessante, con buone scelte musicali:
  • L’inclusione del trasporto di andata e ritorno dal vostro alloggio (sia a Riohacha che a Santa Marta), della guida/autista in spagnolo e dell’assicurazione di viaggio (anche se noi vi consigliamo di stipularne una privata, per esempio con l’ottima Heymondo);
  • Per una maggiore sicurezza e supporto reciproco i tour si muovono sempre in convoglio, con più jeep che viaggiano insieme: questo facilita l’intervento in caso di insabbiamento di un veicolo o altre emergenze;
  • Le tappe sono sempre le stesse, che variano solamente a seconda di quanti giorni di viaggio si scelga;
  • L’alloggio è compreso, e sarà nelle tipiche “rancherías Wayuu”, in cui dormirete all’aperto, cullati dal vento, sulle famose amache chiamate “chinchorros”;
  • Anche i pasti sono inclusi nel prezzo e vengono preparati e consumati direttamente nelle sale comuni dei vari alloggi o ristoranti Wayuu. Si tratta di cucina locale semplice, spesso a base di pesce fresco (se in zone costiere), riso e platano;
  • Qualsiasi tour offre l’opportunità di immergervi nella cultura Wayuu, interagendo con le persone, osservando il loro stile di vita e l’artigianato. È un’esperienza che va oltre la semplice visita paesaggistica;
  • NON sono invece incluse le bevande alcoliche, la guida in un’altra lingua diversa dallo spagnolo e la scelta di dormire in un normale letto. Noi abbiamo amato dormire nelle amache a pieno contatto con la natura, e per poche notti vi consigliamo di fare questa esperienza per vivere appieno lo spirito selvaggio della Guajira.
Fila di auto fuoristrada 4x4 durante il tour di 3 giorni nell'Alta Guajira in Colombia

Dimmi che stai per visitare l’Alta Guajira, senza dirmi che stai per visitare l’Alta Guajira

Quale tour scegliere per visitare la Guajira

Quando si decide di prenotare un tour per la Guajira, la prima cosa da sapere è che ne esistono diverse tipologie, la cui differenza principale risiede nella durata. Questo incide notevolmente sia sui luoghi che visiterete, sia sull’intensità dell’esperienza che, logicamente, sul prezzo. I tour più brevi, della durata di 1 giorno oppure 2 giorni, tendono a concentrarsi sulle aree della Media Guajira e soltanto sull’inizio dell’Alta Guajira. Solitamente includono tappe come le affascinanti Miniere di Sale di Manaure e il suggestivo Cabo de la Vela, con le sue iconiche spiagge e il faro. Queste opzioni sono perfette se avete poco tempo a disposizione o nutrite qualche timore nell’avventurarvi dentro il crudo cuore della Penisola. Tuttavia è importante capire che scegliendole non potrete scoprire appieno la vera natura e la bellezza più autentica della Guajira.

Per chi invece desidera spingersi oltre e vivere l’esperienza completa, i tour di minimo 3 giorni sono l’ideale. Tra questi cambia sostanzialmente il tempo che passerete nei vari luoghi, aggiungendo ai viaggi più lunghi qualche esperienza extra (come l’escursione in barca a Bahía Hondita per quello da 4 giorni o la visita di Nazareth in quello da 5). Tuttavia, entrambe aggiungono al percorso la visita a Punta Gallinas, che non è solo una tappa, ma un vero e proprio traguardo: si tratta infatti del punto più a nord del Sud America. Per noi era una méta assolutamente da visitare e così abbiamo scelto, senza pensarci troppo, il tour di 3 giorni: l’abbiamo trovato un ottimo compromesso tra i luoghi visitati, l’immersione nel territorio e i costi. Permette di assaporare la magia dell’Alta Guajira senza rendere il viaggio eccessivamente lungo, offrendo un equilibrio secondo noi perfetto.

Scritta sul piccolo edificio di Punta Gallinas, il punto più a nord della Colombia e del Sud America, visitato durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira

L’abbiamo voluta raggiungere a tutti i costi e, continuando a leggere, capirete anche il perché…

Quanto costa un tour nella Penisola della Guajira

Chissà perché ma questo paragrafo è sempre la nota dolente di un articolo. Ve lo diciamo subito: i tour alla Guajira non sono affatto economici. Per prenotarne uno avete due strade principali: potete contattare direttamente l’agenzia locale che preferite oppure affidarvi a siti mediatori come Civitatis o GetYourGuide. Tuttavia, preparatevi a notare una bella differenza di prezzi, dato che per un tour di 3 giorni molte compagnie locali richiedono circa 1.200.000 COP (circa 256,80€), mentre i siti esterni possono arrivare anche a 315,00€. Il divario puo’ essere minimamente motivato con i servizi in più offerti da questi ultimi, come la cancellazione gratuita fino a 7 giorni prima e la possibilità di pagare con carta senza commissioni, opzioni che le agenzie locali, di norma, non prevedono. Tutto chiaro fin qui? Ottimo, cosicché possiamo finalmente catapultarvi nel cuore della nostra avventura: siete pronti a scoprire il nostro indimenticabile viaggio di 3 giorni?

Vari pezzi di contanti e monete di pesos colombiani

In qualsiasi caso, preparatevi a dire addio a parecchi pesos colombiani – Immagine presa da internet

Il nostro itinerario del tour di 3 giorni nella Guajira

La nostra scelta è ricaduta sul tour di 3 giorni nella Guajira, una vera e propria immersione nella regione, pensata per farci scoprire l’anima di questa terra selvaggia e misteriosa. Le partenze possono essere sia da Santa Marta che da Riohacha, con quest’ultimo luogo di partenza ufficiale per attraversare la Penisola in lungo e in largo. Il percorso è un susseguirsi di panorami mozzafiato, che ci porteranno dalle immense Saline di Manaure, fino all’estremo nord del continente, passando per spiagge e dune incantevoli. L’obbiettivo? Raggiungere Punta Gallinas, il punto più settentrionale del Sud America, un luogo tanto iconico quanto carico di significato. Anche se, detto tra noi, non sarà la parte più spettacolare del viaggio. In questo “vagare nel deserto” raggiungeremo punti iconici, attraversando paesaggi surreali e vivendo esperienze toccanti con le comunità Wayuu; un popolo che questa terra non la visita, ma la vive e la plasma ogni giorno, custodendone storie e tradizioni millenarie.

Cartelli con le indicazioni per le città del mondo, messo sulla spiaggia di Punta Gallinas, il punto più a nord del Sud America, nella Penisola di Guajira in Colombia

Ci aspetta un viaggio ai confini del mondo. Letteralmente.

1° giorno nella Penisola della Guajira

Come già accennato, per comodità abbiamo scelto di partire da Santa Marta. L’unico problema è che la sveglia è decisamente presto: l’orario di prelievo è fissato per le 4:30 del mattino. Un’auto dall’aspetto un po’ vissuto ci passa a prendere direttamente al nostro ostello. La prima tappa è l’ufficio di “Magic Tour”, dove lasciamo gli zaini grandi, trasferendo tutto l’occorrente per i 3 giorni nei nostri due più piccoli. Si riparte, destinazione Riohacha, per incontrare gli altri compagni di avventura. L’inizio, però, non è dei più promettenti: la macchina su cui viaggiamo decide di fermarsi…e non ripartire più. Il conducente, dopo vari tentativi, riesce a fermare un passante, offre lui del denaro e, con un passaggio improvvisato, siamo di nuovo in rotta verso la nostra destinazione. Arriviamo a Riohacha, all’ufficio di “Alta Guajira Tours” intorno alle 8:00, dove incontriamo il resto del gruppo. Siamo tantissimi, e quindi verremo divisi su più 4×4. Nel frattempo l’agenzia ci offre una colazione deliziosa da una venditrice ambulante: “Arepas” ripiene di gamberi e uovo, accompagnate dalla “Chicha de arroz”, una bevanda fermentata a base di riso. È il primo, vero sapore che sa di Guajira.

Da Riohacha a Uribia e via verso le “Saline di Manaure”

Colazionati e divisi in gruppo siamo partiti in carovana verso il primo stop della giornata, il plurinominato incrocio “Cuatro Vias” di Uribia. Incredibile come una strada così piccola possa essere tanto affollata. Mille voci, suoni, odori. Un caos disordinato e un ultimo tuffo di civiltà prima di lanciarci nella calma del deserto, nonché ultima sosta utile per acquistare cibo e acqua da donare ai Wayuu. È qui che conosciamo meglio i nostri compagni di avventura: Adrian, il nostro autista, David e Eli, una simpaticissima coppia di Bogotà, Sonia, una ragazza intraprendente di Popayán, e Sandra, una signora tedesca che non parla una parola di spagnolo (a cui abbiamo dovuto tradurre tutto noi).

Negozio ambulante Wayuu "Super Tienda el Baraton", incontrato alle Cuatro Vias di Uribia durante il tour alla Penisola della Guajira in Colombia

A “Cuatro Vias” il miglior negozio è senz’altro “El Baraton”, anche se i prodotti da acquistare sono molto limitati

Brindisi con i compagni di avventura prima di entrare all'interno dell'Alta Guajira in Colombia

Prima di addentrarci nell’Alta Guajira il nostro gruppo si è concesso un brindisi di aguardiente, ignari del fatto che avremmo visitato un luogo in cui non c’è proprio niente da festeggiare

La prima vera e propria visita la facciamo 20′ dopo, fermandoci alle “Saline di Manaure”, le più estese della Colombia. Qua una guida Wayuu ci spiega come funziona il processo di estrazione del sale, accompagnandoci in una splendida passeggiata fra i grandi mucchi di sale bianco che contrastano con la sabbia arancione e le mille sfumature di rosa e bianco delle vasche. Come tante saline che ci è capitato di visitare, anche a Manaure il colore rosa è dato dalla presenza di minuscoli gamberetti, conosciuti con il nome di “Artemia salina”, alimento principale dei fenicotteri, che proprio da loro prendono la tipica colorazione. Poco prima di Riohacha, e a quasi 2 ore dalle saline, si trova infatti il “Santuario de Fauna y Flora Los Flamencos” di Camarones dove è possibile avvistare numerosissimi fenicotteri (soprattutto da settembre a dicembre, quando il Parco si riempie di uccelli migratori). Peccato che in molti tour per la Guajira non sia inclusa la visita, e dovrete per forza prenotarla a parte.

Cumuli di sale che riflettono nelle vasche delle saline di Manaure, visitate durante il tour di 3 giorni nell'Alta Guajira in Colombia

Aaaaah, quanto ci piacciono le saline!

Fiammetta e i cumuli di sale con riflesso nelle vasche delle saline di Manaure, visitate durante il tour di 3 giorni nell'Alta Guajira in Colombia.

È sempre bello potersi specchiare nelle loro vasche. Ancora più bello se queste si trovano a due passi dal deserto e dal Mar dei Caraibi.

Tipiche vasche rosa con sfondo di sabbia ocra alle "Saline di Manaure", visitate durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

Il sole si è poi nascosto dietro le nuvole, altrimenti i colori sarebbero stati ancora più intensi

Fiammetta e l'acquario con i minuscoli gamberetti rosa "Artemia salina", visti durante la visita alle "Saline di Manaure" nella Penisola della Guajira in Colombia

Riuscite a vederli i microscopici gamberettti rosa?

La spiaggia di Cabo de la Vela e la meravigliosa costa di Playa Arcoiris

Ripartiamo per un viaggio di circa 2 ore, in direzione Cabo de la Vela. Un piccolo villaggio costiero Wayuu, dove una strada sterrata segna il confine fra l’incantevole spiaggia dorata ed alcune costruzioni spartane, perlopiù abitazioni ed alloggi/ristoranti per turisti. Un luogo fuori dal tempo dove si capisce subito che i ritmi e lo scandire del tempo tipico delle nostre vite indaffarate non sono ancora arrivati. Negli ultimi anni, però, una nuova ondata di visitatori è giunta in massa: gli amanti del kitesurfing, che hanno trovato qui le condizioni meteo ideali per le loro spettacolari acrobazie tra cielo e mare. Sono loro gli unici a “rovinare” un quadro altrimenti paradisiaco.

Decine di kitesurfer che sfrecciano sul Mar dei Caraibi della spiaggia di Cabo de la Vela, nella Penisola della Guajira in Colombia

Un posto un po’ troppo affollato per potersi definire “deserto”…

È già ora di pranzo, così veniamo lasciati al ristorante “Apalanchii”, dove ci vengono serviti deliziosi piatti a base di gamberoni e pesce, tutto freschissimo. Finiamo di mangiare e via, verso la bellissima Playa Arcoiris (= Spiaggia Arcobaleno), che deve il suo nome a questo fenomeno naturale che qui si verifica molto spesso quando le onde si infrangono sugli scogli. Camminare sulla sua scogliera è puro incanto. La natura della Guajra è stravolgente, sembra quasi di essere in un film dove lo scenario cambia continuamente. Solo che qui, al posto di una tenue dissolvenza, il cambio scena è dato da un tragitto massaggiante, e massacrante, sulla nostra 4×4 che sobbalza sullo sfondo irregolare.

Onde che si infrangono con violenza sulla scogliera di "Playa Arcoiris" (Spiaggia Arcobaleno), visitata durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

Vi sfidiamo a passare una giornata di relax su Playa Arcoiris

Deserto di sabbia infinita vicino la "Playa Arcoiris" (Spiaggia Arcobaleno) durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

Molto meglio camminare nelle sue distese infinite di sabbia…

Onde che si infrangono con violenza sulla scogliera di "Playa Arcoiris" (Spiaggia Arcobaleno), visitata durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

…sentirsi insignificanti davanti alla maestosa potenza del Mar dei Caraibi…

Onde che si infrangono con violenza sulla scogliera di "Playa Arcoiris", formando un arcobaleno nell'acqua, durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

…e ammirare gli stupendi arcobaleni, molto frequenti in questa parte di costa.

Il monte sacro Pilón de Azúcar e l’Instagrammabile Playa Dorada

Risaliamo in auto e in un attimo siamo alla tappa successiva, il suggestivo Cerro Pilón de Azúcar: un’alta cima di sabbia che domina il Mar dei Caraibi. Raggiungere l’altare in roccia dedicato alla Vergine di Fatima sulla sua cima è un’esperienza da fare, anche se la sabbia ed il forte vento cercheranno di farvi desistere dall’impresa. Voi non mollate, poiché la vista da lassù è bella da far commuovere. Potrete capire perché per il popolo Wayuu, questa attrazione naturale non è soltanto una montagna, ma il “Kamaici”, ovvero il “Signore delle cose del mare”. Per loro è il punto in cui, dopo la morte, le anime delle donne e degli uomini si ritrovano per incontrare la divinità creatrice di “Mareiwa”. È tutto così stupendo.

Cartello d'ingresso con sullo sfondo la montagnola sacra Wayuu Cerro Pilon de Azucar, visitata durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira (Colombia)

Sarà impossibile resistere dalla tentazione di scalare il Cerro Pilón de Azúcar

Altare di roccia per la Vergine di Fatima sulla cima del Cerro Pilon de Azucar, la montagnola sacra Wayuu. Visitata durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

Da quassù il vento è incredibile, ma il paesaggio lo è ancora di più

Vista del Mar dei Caraibi e del deserto dalla cima del Cerro Pilon de Azucar, la montagnola sacra Wayuu, visitata durante il tour nella Penisola della Guajira, in Colombia

Guardare per credere (e dal vivo è ancora meglio)

Da quassù il mare ha un richiamo talmente forte che non possiamo rinunciarci. Scendiamo quindi ai piedi del Cerro, dove è situata Playa Dorada, una delle spiagge più incantevoli della regione. Non possiamo far altro che metterci il costume e tuffarci tra le onde di un Mar dei Caraibi che sa di libertà.

La spiaggia Playa Dorada dalla cima delle scale, con vista Mar dei Caraibi e deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

Ci sarà un perché se Playa Dorada è il posto più fotografato dell’intera Guajira

Il faro di Cabo de la Vela al tramonto e la notte al chiaro di luna

Mentre il sole inizia la sua lenta discesa verso l’orizzonte, tingendo il cielo di sfumature calde, abbiamo giusto il tempo di ammirare dall’alto la suggestiva spiaggia Ojo de Agua e la particolare formazione rocciosa alle sue spalle, conosciuta come “Piedra Tortuga”, dalla quale gli indigeni comunicano con gli antenati scomparsi. Poi, quasi all’improvviso, arriva il momento più magico della giornata. Il tramonto. Momento che trascorriamo in uno dei luoghi più visitati della regione, il piccolo (e bruttino) faro di Cabo de la Vela. Tutto sembra diverso, la luce che illumina la Guajira ha qualcosa di veramente magico. Non ci limitiamo a vederla, la tocchiamo, la sentiamo e ci lasciamo cullare dal vento che saluta la giornata appena trascorsa.

Spiaggia Playa Ojo de Agua con sullo sfondo "Piedra Tortuga", visitata durante il tour in Alta Guajira, in Colombia

Playa Ojo de Agua e “Piedra Tortuga” in un colpo solo. Noterete anche delle persone su quest’ultima: è infatti facilmente raggiungibile a piedi, ma noi purtroppo non abbiamo avuto abbastanza tempo per arrivarci.

Tramonto sul Mar dei Caraibi visto dal faro di Cabo de la Vela, durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira, in Colombia

Il faro di Cabo de la Vela fa piuttosto pena, ma è il tramonto sul Mar dei Caraibi a rendere tutto più magico

Terminato questo momento idilliaco è tempo di tornare alla “Ranchería Apalanchii” a Cabo de la Vela, per gustare la cena e per dormire nelle sue amache. Il menù prevede “Ceviche al ajillo” (buonissimo, ma in porzione minima) e, prima che vengano staccate le luci, in molti si concedono una doccia (fredda) sapendo che non sarà così facile trovarle nei prossimi giorni. Alle 21:00 spaccate la corrente elettrica sparisce quindi non resta che ritirarci nei nostri “chinchorros” posizionati sotto una tettoia sulla spiaggia, a due passi dal mare. Già pregustavamo una notte cullati dal vento e dal rumore delle onde, ma questa visione idilliaca è destinata a rimanere parte solo dei nostri sogni. Negli ultimi anni il turismo a Cabo de la Vela è cresciuto in maniera esponenziale e, dove prima tutto taceva, adesso sono nati locali notturni e, con loro, gente che li frequenta, musica alta ed ubriachi. Addio notte tranquilla al chiarore delle stelle, benvenuti rumori fino alle 4:00 e gente che utilizza la spiaggia accanto a te come bagno pubblico. Una prima notte non proprio da ricordare…

Le nostre amache ("chinchorros") a due passi dal Mar dei Caraibi, per dormire sulla spiaggia di Cabo de la Vela durante il tour nella Guajira, in Colombia

Dobbiamo essere sinceri: mai nella vita avevamo dormito (pagando) così vicini al mare

2° giorno nella Penisola della Guajira

Il momento della sveglia arriva fin troppo presto, spezzando le poche ore di sonno che la movida notturna (degli altri) ci ha concesso. Eppure, la spiaggia al mattino ci accoglie in un silenzio e una tranquillità così avvolgenti da metterci subito di buon umore. Mentre facciamo colazione, la nostra attenzione viene catturata da un piccolo e dolce primate, che i Wayuu vogliono farci conoscere: è un cucciolo di “Aluatta rossa”, meglio conosciuta come scimmia urlatrice, ed il suo nome è Coco. Scopriamo purtroppo essere un orfano, poiché questi esemplari sono spesso vittima di bracconaggio, e anche il piccolo avrebbe fatto una brutta fine se non fossero arrivati dei soccorritori ad occuparsene. Vederlo così da vicino, mentre con la sua zampina afferra un nostro dito, è un’emozione incredibile.

Coco, il cucciolo di scimmia urlatrice rossa incontrato alla "Rancheria Apalanchii" di Cabo de la Vela durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira (Colombia)

Chissà come sarai diventato grande e che urla potenti riesci a fare, Coco

Video di Coco (cucciolo di scimmia urlatrice rossa) che si arrampica su Fiammetta alla "Rancheria Apalanchii" di Cabo de la Vela durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira (Colombia)

Questo è il momento esatto in cui saremmo voluti scappare e portarcelo dietro con noi

Il paradosso del “Parco Eolico Jepirachi” e i “peajes humanos”

Salutata la “ranchería” e il nostro nuovo amico peloso, partiamo in direzione di Punta Gallinas: il nostro sogno si sta per avverare. Ma durante il lungo tragitto di circa 4 ore, abbiamo il tempo di attraversare e fermarci in diversi luoghi. La prima, e più trascurabile, sosta la facciamo al “Parco Eolico Jepirachi”. Qui, dal 2004, numerose pale eoliche si stagliano imponenti sul paesaggio, creando problemi ambientali e sociali ai Wayuu, con la beffa che quest’ultimi non possano nemmeno beneficiare di questa energia “pulita”. Un paradosso piuttosto amaro. Da qua in poi preparatevi dunque a continui blocchi stradali, dove il vostro 4×4 dovrà fermarsi a una corda tesa da bambini o da donne Wayuu in cerca di viveri. Vedere paesaggi di una bellezza così cruda e indomita uniti a una povertà così profonda è un vero e proprio colpo al cuore. Fa strano passare da un momento in cui ci si emoziona per la bellezza di ciò che abbiamo intorno, ad un altro in cui il pensiero viene richiamato alla realtà di chi questa bellezza probabilmente non riesce più a percepirla, poiché la loro unica preoccupazione diventa sopravviverle.

Pale eoliche del "Parco Eolico Jepirachi" nel deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

Energia “pulita” per chi?

Corde tese e bambini e donne Wayuu per i posti di blocco ("Peajes Humanos") situati lungo i percorsi dell'Alta Guajira, in Colombia

Non certo per loro, costretti a tendere corde nel mezzo al niente del deserto per cercare di sopravvivere

Bambina indigena Wayuu che chiede cibo dal finestrino della 4x4 ai continui posti di blocco nel tour di 3 giorni nel deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

E di prendere al volo dal finestrino qualsiasi cosa gli si porga

Corde tese e bambini e donne Wayuu per i posti di blocco ("Peajes Humanos") situati lungo i percorsi dell'Alta Guajira, in Colombia

Ancora…

Bambini indigeni Wayuu che chiedono cibo dal finestrino della 4x4 ai continui posti di blocco nel tour di 3 giorni nel deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

…e ancora…

Corde tese e bambini e donne Wayuu per i posti di blocco ("Peajes Humanos") situati lungo i percorsi dell'Alta Guajira, in Colombia

…e ancora…

Bambina indigena Wayuu che chiede cibo dal finestrino della 4x4 ai continui posti di blocco nel tour di 3 giorni nel deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

…e ancora centinaia di volte…

Il Mar dei Caraibi di Bahía Honda

Le soste successive si rivelano, per fortuna, decisamente più affascinanti delle pale eoliche. Mentre le raggiungiamo il paesaggio si trasforma di continuo sotto i nostri occhi, un’esperienza visiva quasi ipnotica. Attraversiamo velocemente il paludoso “Parco Nazionale Naturale Bahía Portete” per poi entrare in un vasto campo di cactus, oasi spinosa nel deserto, dove è piacevole passare con l’auto (anche qui saranno comunque presenti i posti di blocco). Ci fermiamo quindi a visitare Bahía Honda, una baia grande e aperta, che si estende lungo la costa. Camminiamo per diversi metri, fino ad arrivare dove il deserto si incontra con il mare in un abbraccio suggestivo. In questo punto l’acqua è così incredibilmente calma da sembrare un lago, e persino la spiaggia (proprio come a Bahía Portete) assume un aspetto lacustre: più che sabbia sembra terra e dà l’impressione di trovarci davanti una palude in secca. All’ora di pranzo, ci dirigiamo verso “Punta Soldado”, un ristorante affacciato direttamente su Bahía Honda. Non abbiamo avuto il tempo di farci il bagno, ma ci siamo persi nel gioco di colori delle dune che si tuffavano in acqua al posto nostro.

Classico paesaggio del deserto dell'Alta Guajira con sabbia ocra, vegetazione bassa e Mar dei Caraibi sullo sfondo

L’immensità del deserto dell’Alta Guajira fa bene agli occhi e al cuore

Spiaggia paludosa e Mar dei Caraibi nel "Parco Nazionale Naturale PNN Bahia Portete", durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira (Colombia)

Il “PNN Bahía Portete” è sicuramente un Parco interessantissimo, ma noi abbiamo avuto appena il tempo di fare due passi sulla sua riva fangosa

Campo di cactus giganti nel deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

Che deserto sarebbe senza cactus giganti

Impronte lasciate nel paesaggio desertico e arido di Bahia Honda nell'Alta Guajira, durante il tour di 3 giorni nella Penisola in Colombia

Quello è il Mar dei Caraibi di Bahía Honda o è solo un miraggio?

Gruppo di granchi violinisti ("Uca pugilator") avvistati nella spiaggia paludosa di Bahia Honda, durante il tour nella Penisola della Guajira in Colombia

Avvicinandoci all’acqua di Bahía Honda abbiamo avuto il piacere di incontrare i particolarissimi granchi violinisti (“Uca pugilator”), chiamati così per l’enorme differenza di dimensioni tra le loro due chele. Sono troppo simpatici!

Ingresso della "Rancheria Punta Soldado", ristorante Wayuu sulla riva di Bahia Honda nel deserto dell'Alta Guajira, in Colombia

Abbiamo mangiato con l’imbuto pur di avere più tempo per apprezzare nuovamente i colori di Bahía Honda

Le spettacolari Dune di Taroa

Ora che ci siamo riempiti lo stomaco, è giunto il momento di riempirci anche gli occhi. Per far ciò, a 1 ora di distanza, ci pensa uno dei paesaggi più spettacolari di tutta la Penisola de La Guajira, nonché una delle tappe più affascinanti di un tour verso Punta Gallinas: le Dune di Taroa. Un luogo dove montagne di sabbia chiara, finissima, colano a picco nel Mar dei Caraibi. Le dune sono alte e sinuose (arrivando addirittura a 60 metri), modellate dal vento costante della Guajira: salendo sulla cima potrete ammirare a 360° il panorama circostante, tra deserto e mare. Qui chi lo desidera potrà anche noleggiare delle tavole da sandboard (80.000$, circa 17,00€ a tavola, divisibili tra più persone) e lanciarsi verso il turchese del mare a tutta velocità. Noi ci siamo “accontentati’ di passeggiare affondando i piedi nella sabbia, con il vento che ci scompigliava i capelli mentre respiravamo a fondo tutta questa bellezza. È davvero uno dei posti più scenografici visti fino ad ora

Persone intente a scendere le Dune di Taroa con la tavola da sandboard, durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira in Colombia

E mentre il resto dei turisti si diverte con le tavole da sandboard…

Crinale di sabbia alto 60 metri alle Dune di Taroa, visitato durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira in Colombia

…noi ci assaporiamo le gigantesche dune di sabbia in solitaria 

Punta Gallinas, un altro sogno che si realizza

Nemmeno 30 minuti ci dividono dalla méta principale della nostra giornata e dell’intero tour. In lontananza iniziamo già a scorgere il faro di Punta Gallinas (dobbiamo ammetterlo: somiglia più a un traliccio dell’alta tensione), la struttura che segna il punto più a nord del nostro amato continente sudamericano. Abbiamo visto luoghi molto più belli durante l’esplorazione della Guajira, ma trovarsi in questo punto esatto ha per noi un significato particolare. Abbiamo attraversato il Sud America per tutta la sua lunghezza: sembra ieri che ci trovavamo ad Ushuaia, la celebre “Fin del Mundo”. Tra questi due estremi, abbiamo vissuto una miriade di luoghi splendidi, di emozioni intense e di ricordi indelebili. Il nostro amore per questo continente è cresciuto follemente, grazie specialmente ai suoi incredibili contrasti, alla sua bellezza selvaggia e alla semplicità e accoglienza delle sue genti. Punta Gallinas non è solo un punto geografico; è la chiusura di un cerchio, l’ultimo capitolo di un viaggio che ci ha segnato l’anima. E assistere al tramonto proprio da qui, mentre il sole scompare all’orizzonte segnando la fine di un qualcosa, è l’immagine perfetta, il sinonimo più eloquente di tutto questo.

Foto ricordo con l'iconico murales di Punta Gallinas, il punto più a nord del Sud America, visitato con il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira

Non potevamo di certo rinunciare alla foto di rito

Vista da lontano del faro e dell'edificio fatiscente di Punta Gallinas, il punto più a nord del Sud America, visitato con il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira

Sebbene Punta Gallinas non sia così indimenticabile come pensavamo

Foto ricordo con l'iconico cartello "Benvenuto a Punta Gallinas" (il punto più a nord del Sud America) visitato con il tour di 3 giorni nel deserto dell'Alta Guajira in Colombia

Ma chi se ne frega, siamo nel punto più a nord del Sud America!

Tramonto sulla spiaggia principale di Punta Gallinas", il punto più a nord del Sud America, nel deserto dell'Alta Guajira (Colombia)

E siamo felici…

Bahía Hondita e la notte alla “Ranchería Luzmila”

Il buio sta arrivando e per noi è tempo di recarci al nostro secondo alloggio del viaggio, la “Ranchería Luzmila”. Questo complesso si erge su una scogliera al di sopra di Bahía Hondita, la sorella più piccola di Bahía Honda, con vista sulle tante barche che riposano sulla spiaggia. Nel tour da 4 giorni è una tappa molto apprezzata per l’opportunità di una breve escursione in barca che spezza il lungo viaggio nel deserto sul fuoristrada. Ci accorgeremo soltanto domattina in che spettacolo di posto siamo finiti…

Ultime luci del tramonto visti dalla "Rancheria Luzmila" a Bahia Hondita, durante il tour nel deserto della Guajira (Colombia)

Ci vediamo domani, Bahía Hondita…

Ma una cosa ci resterà sicuramente impressa in questa giornata: dopo cena un ragazzo Wayuu, il nipote della proprietaria, ha voglia di scambiare due parole con noi. Si chiama Luis, ha 14 anni, e risponde a tutte le nostre curiosità con un sorriso contagioso stampato in faccia. In tutta la sua breve vita non è mai uscito dalla “ranchería”, e guarda il mondo esterno dal piccolo schermo di un vecchio cellulare (quando c’è connessione); ignora totalmente come vivano le persone al di là di quella che da sempre è stata la sua casa e non è mai andato a scuola: puo’ quindi insegnarci le parole in wayuunaiki ma ha difficoltà a trascriverle. Scopriremo dopo che il Governo colombiano ha tentato di allontanare i bambini dalle famiglie per offrire loro un futuro migliore, ma i genitori Wayuu sono convinti che non ci sia nulla di più prezioso del vivere in quelle condizioni, tra le loro tradizioni e la loro terra. Quella che per noi è una vita difficile, per Luis è semplicemente la normalità. Con ancora tanti quesiti in testa, trascorriamo una notte in amaca davvero tranquilla, coccolati dal vento stranamente calmo della notte della Guajira.

Scuolabus "artigianale" che porta i bambini Wayuu a scuola dalla "Rancheria Luzmila" a Bahia Hondita, nel deserto dell'Alta Guajira in Colombia

L’indomani, però, abbiamo trovato fuori dall’alloggio uno scuolabus “artigianale” che portava i bambini a scuola. È stata una delle cose più emozionanti che abbiamo visto in questi giorni.

3° giorno nella Penisola della Guajira

Sulla carta, l’ultimo giorno di tour è dedicato perlopiù agli spostamenti, dato che ci aspettano oltre 6 ore di guida per tornare a Riohacha, a cui noi dobbiamo aggiungere altre 3 ore per raggiungere Santa Marta. Ma nessuna distanza o ultimo giorno può rovinare un buongiorno così meraviglioso. Ci godiamo le prime ore del mattino ammirando i colori contrastanti del Mar dei Caraibi nella Bahía Hondita, dove l’azzurro intenso dell’acqua si fonde con le tonalità ocra e rosse delle rocce, creando un dipinto mozzafiato.

Vista sulle barche e sul Mar dei Caraibi dalla scogliera della "Rancheria Luzmila" a Bahia Hondita, nostro alloggio durante il tour di 3 giorni nel deserto dell'Alta Guajira in Colombia

Abbiamo ammirato da ogni angolo possibile questo incredibile quadro intitolato Bahía Hondita

E poi, un episodio inaspettato rende il tutto indimenticabile: sentiamo qualcuno salutarci con un allegro «¡Hola!». Intorno non c’è nessuno…ma dopo un’attenta osservazione ci accorgiamo che tra le piante si nascondono due verdissimi pappagalli “Amazzoni dalla corona gialla” (una specie originaria del Sud America), incredibilmente amichevoli. Passiamo così diverso tempo con questi volatili chiaccheroni e divertiti, i quali sono stati con noi a farsi letteralmente “due risate”. Un addio insolito e memorabile a questa terra di sorprese.

Incontro ravvicinato con due pappagalli verdi "Amazzoni dalla corona gialla" alla "Rancheria Luzmila" a Bahia Hondita nell'Alta Guajira (Colombia)

Ancora possiamo sentire la risata sguaiata di uno dei due pappagalli, dopo aver spinto via dalla spalla di Leo il suo compagno. Lì è stato impossibile non scoppiare in una risata generale.

Il lungo ritorno alla civiltà

Dopo le emozioni della mattina ripartiamo per il lungo viaggio di ritorno verso Riohacha e Santa Marta. Nel deserto la guida nella sabbia è lenta e costellata di scossoni e la giornata si trasforma in un percorso quasi infinito. I fuoristrada, messi a dura prova hanno qualche problema e così la carovana si ferma più volte, con gli autisti che si aiutano a vicenda. Tra un sobbalzo e l’altro il paesaggio scorre comunque veloce: distese infinite di sabbia arancione, minuscoli cimiteri, villaggi fatiscenti, il Mar dei Caraibi, ma anche la plastica che non dovrebbe esserci e i numerosi “pedaggi umani” scandiscono il cammino.

Tipico cimitero nel deserto dell'Alta Guajira in Colombia

Saremmo stati tanto curiosi di poter visitare anche un cimitero Wayuu, ma non ce n’è stata l’occasione

Carovana di 4x4 ferme per raffreddare il motore durante il tour nel deserto della Guajira in Colombia

Anche perché i fuoristrada si devono fermare spesso, principalmente per far raffreddare i motori. Ma nessun problema: nel frattempo noi ci godiamo i panorami…

Danze libere nel deserto mentre aspettiamo di riparare una 4x4 per il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira in Colombia

…e balliamo liberamente nel deserto (chissà cosa avrà pensato il bambino Wayuu).

Posto di blocco obbligato con un uomo anziano Wayuu molto sospetto, incontrato durante il tour di 3 giorni nella Penisola della Guajira in Colombia

Infine, sulla via del ritorno abbiamo incontrato lui: non sappiamo chi sia, ma è stato il primissimo uomo, nonché persona anziana, a fermarci ai “peajes humanos”. Lui non usava una corda, ma un’intera recinzione fatta di legni, ed era obbligatorio passare sotto i suoi occhi. Siamo rimasti fermi da lui per oltre 20 minuti e, ripartendo, abbiamo notato che il suo compagno aveva un’arma. Questo è un esempio lampante del perché dovreste visitare l’Alta Guajira solo con gente del posto..

Una sosta veloce a Uribia

Arriviamo a Uribia, la capitale povera e polverosa degli Wayuu, per l’ora di pranzo. Nella piazza centrale della cittadina, Plaza Colombia, troviamo diverse bancarelle dove chi lo desidera può acquistare una delle bellissime borse colorate che le donne Wayuu realizzano interamente a mano, dando libero sfogo a tutta la loro creatività. Un souvenir perfetto da portare a casa, carico di significato e di beneficienza. Noi avremmo tanto voluto portarci via un “chinchorro” ma il nostro viaggio fra le bellezze della Colombia era ancora troppo lungo per poterlo fare. Abbiamo soltanto 20 minuti per visitare il centro di Uribia perché ci aspetta un pranzo nel peggiore ristorante del tour (di cui abbiamo rimosso anche il nome). Per fortuna che c’è il nostro gruppo a rendere tutto molto più piacevole. Dopo pranzo, però, il nostro viaggio nella Penisola della Guajira è ufficialmente finito: tornare alla “civiltà” e alla confusione di Santa Marta dopo un’immersione così profonda nella natura selvaggia fa un po’ strano, anche se oramai dovremmo essere abituati ai cambi drastici. In questi giorni la Guajira ed il suo popolo ci hanno rapito il cuore…per poi distruggercelo più e più volte.

Borse colorate tipiche della comunità Wayuu ("mochilas") al mercato artigianale in Plaza Colombia, la piazza principale di Uribia, capitale indigena della Penisola della Guajira (Colombia)

Uribia, la “Capital Indigena de Colombia”, rispecchia in una piccola cittadina tutta la povertà di un popolo non avendo niente da offrire. Anche se le borse artigianali sono veramente bellissime!

Ciao Guajira, ciao Wayuu…

Il nostro viaggio nella Guajira si conclude qua. Come sempre porteremo con noi il ricordo dei bellissimi luoghi che abbiamo visitato, anche se, mai come questa volta, ciò che rimarrà indelebile e tornerà a farsi vivo negli anni sarà il pensiero dei Wayuu. Un popolo così povero, ma allo stesso tempo così vigoroso e tenace, proprio come il vento e il sole che ogni giorno sferzano incessantemente la terra in cui vivono, sarà per noi un esempio di vita. È forte la consapevolezza che niente nella vita per loro sarà facile, eppure abbiamo la speranza che, portandovi il racconto di questa esperienza, anche voi possiate avere la voglia di andarli a trovare. Che il turismo possa essere per loro una risorsa che stavolta nessuno possa sottrargli, uno strumento per diffondere la loro cultura ancestrale, per migliorare le proprie vite e per potersi prendere cura di una terra tanto bella quanto martoriata, che adesso sente tutto il peso delle violenze che le vengono inflitte. Ciao Guajira, ciao Wayuu, ciao Luis, abbiate cura di voi. Che una magia possa sistemare tutto. D’altronde, siamo in Colombia, la terra del realismo magico e del suo inventore. E noi, dopo tutta questa malinconia, abbiamo proprio bisogno di te, Gabo!

Murales di Gabriel Garcia Marquez (Gabo) con migliaia di firme, alla sua casa natale ad Aracataca, la città magica di Macondo (Colombia)

Ci manca tanto la tua delicatezza, la tua genialità e soprattutto…la tua magia!