Zanzibar è un arcipelago di isole bagnato dalle acque cristalline dell’Oceano Indiano, composto da due isole principali (Unguja e Pemba) ed una costellazione di piccoli isolotti, molti di questi niente più che minuscoli banchi di sabbia. Perché vi diciamo questo? Perché ormai da tutti l’isola di Unguja viene chiamata semplicemente (e inesattamente) Zanzibar. E in questo articolo, per non creare problemi, lo faremo pure noi. Fatto sta che molti visitatori prima o dopo un meraviglioso safari in Tanzania visitano anche Zanzibar, sebbene sono molti di più quelli che arrivano direttamente sull’isola per dedicarsi esclusivamente alla sua esplorazione. Rendendo così Unguj…ehm…Zanzibar una tappa imperdibile durante un viaggio in Tanzania.
Ecco perché con questo articolo vogliamo fornirvi una lista completa di cosa vedere a Zanzibar, elencandovi nel dettaglio i suoi 10 luoghi imperdibili (per noi). L’isola ha tanto da offrire, principalmente ai viaggiatori più curiosi, che non si limiteranno ad ammirarne solo le spiagge più frequentate, ma saranno pronti a vivere esperienze insolite ed uniche. Con un viaggio del genere sarà difficile non innamorarsene perdutamente.

E ancora più difficile sarà togliervi quel sorriso sognante dalla faccia
Cosa vedere a Zanzibar
Prima di deliziarvi con la lista di cosa vedere a Zanzibar volevamo fare una premessa importante, esternando il nostro pensiero su Zanzibar. L’isola ha una miriade di luoghi bellissimi da vedere all’esterno dei resort e dei villaggi All-Inclusive, dai quali molti escono solo per le escursioni guidate. Esploratela da cima a fondo, mangiate nei ristoranti locali, visitate i villaggi meno turistici, scambiatevi dei sorrisi con gli abitanti, e portate il vostro esiguo contributo alle attività del posto, che ne hanno più bisogno. Restare barricati nei resort, e pagarli perché organizzino tutto per voi, farà sì che il vostro impatto resti del tutto intangibile. Solo evitando questo potrete davvero dire di essere stati a Zanzibar! Altrimenti vi sarete solo allontanati da casa…

Sì, perché fra un resort ed un altro c’è in mezzo questo…
Chiusa la parentesi, torniamo a noi. In 5 giorni, grazie all’aiuto di un’auto a noleggio, siamo riusciti ad esplorare l’isola quasi completamente, scovando luoghi molto particolari e poco conosciuti. Di seguito trovate quindi la nostra personale lista di cosa vedere a Zanzibar, scegliendo i luoghi imperdibili che ci sono rimasti nel cuore, negli occhi e nella mente.

Questa è Lola, senza di lei questo articolo non esisterebbe. Piccolo spoiler: stavamo per entrare a Mtende Beach, nostro posto del cuore a Zanzibar.
Il miglior modo di spostarsi a Zanzibar
Per raggiungere le prossime 10 cose da vedere a Zanzibar, capirete da subito che avrete bisogno di un mezzo per spostarvi sull’isola. Come già abbiamo minuziosamente spiegato nel nostro articolo “Come organizzare un viaggio a ZANZIBAR LOW-COST”, esistono numerosi modi per farlo:
- Con trasferimenti privati, i cui prezzi sono molto alti mentre la flessibilità molto bassa. Sono ottimi per recarsi da un alloggio ad un altro o per il trasferimento da/per l’aeroporto. Impensabile fare il giro dell’isola con questi. Uno dei migliori siti per prenotarli è Booking.com.
- I taxi (quelli ufficiali hanno la targa rossa e la licenza sul parabrezza) sono un buon compromesso tra comodità e prezzo. Spesso, se sotto le due ore, gli autisti sono così gentili da aspettarvi sul posto, per poi portarvi alla prossima destinazione. Non esistono App apposite, ma dovrete fermarli per strada, chiamarli o farli chiamare da qualcuno (dall’alloggio per esempio). Una buona idea per girare Zanzibar, ma secondo noi non la migliore.
- Con un tour organizzato da prenotare in loco o direttamente su internet (GetYourGuide e Civitatis i migliori). Purtroppo non è un’opzione economica ed esistono escursioni soltanto per le zone più celebri e frequentate. Comunque per alcuni luoghi che citiamo nella lista, avrete quasi per forza bisogno di prenotarne uno.
- Con trasporto pubblico, ovvero il “dala-dala” (minibus) ed il “basi” (autobus, plurale “mobasi“). Questi sono i mezzi più utilizzati dai locali ed utilizzarli renderebbe il viaggio un’esperienza culturale incredibile. Sfortunatamente però i difetti sono tanti: partono solo quando sono pieni ed è impossibile capire i loro orari ed il loro itinerari (nemmeno Google Maps viene in aiuto). Sono un’ottima scelta per brevi spostamenti, ma organizzare un viaggio più lungo basandosi solo su questi mezzi può essere davvero complicato, soprattutto se si viaggia con valigie medio-grandi.

Il “dala-dala” è da provare almeno una volta, sperando però di trovare posto a sedere
- Un’auto a noleggio è, senza giri di parole, l’opzione che vi consigliamo e che anche noi abbiamo scelto. I prezzi sono vantaggiosi, esistono assicurazioni complete e avrete tutta la libertà di movimento e di tempo che vorrete. Unico problema? La guida è a destra. Ah, avete letto che guidare a Zanzibar è pericoloso? Mai vero! Mentre vi leggete questo nostro paragrafo vi tranquillizziamo subito, dicendovi che basterà rispettare il codice della strada (specialmente i limiti di velocità) perché tutto vada a gonfie vele. Insomma, soltanto con un mezzo a noleggio potrete scoprire e assaporare con calma tutti i nostri 10 luoghi imperdibili di Zanzibar.
N.B.: tutti le località menzionate nell’articolo sono raggiungibili con i “dala-dala” ed i “mobasi”. Tuttavia ci è difficile aiutarvi nel capire quale raggiunge veramente queste destinazioni. Sempre meglio dirigersi al terminal della cittadina (a Stone Town, per esempio, è qui) e chiedere direttamente a chi di dovere.
1. Stone Town
Il primo luogo imperdibile di Zanzibar, nonché punto di partenza ideale per iniziare ad esplorare l’isola, è Stone Town. Non è una grande sorpresa trovarla in lista, è vero, ma appena la raggiungerete (in aereo dall’Italia o in traghetto da Dar es Salaam) sarà facile capire il motivo del nostro amore verso questa città. Qui potrete conoscere la storia dell’isola e le sue tradizioni, farvi accogliere dai suoi abitanti, sempre sorridenti, riempirvi gli occhi dei suoi colori accesi, in contrasto con il grigio decadente (ma incantevole) dei palazzi dismessi, ed assaporare i suoi cibi, nati da una gastronomia dove le spezie regnano sovrane. Un mix culturale ai massimi livelli, pronto a dar vita ad un’emozione unica.

Impossibile resistere al fascino di Stone Town
Il centro storico di Stone Town è una chicca dalle dimensioni contenute, eccezionale da esplorare a piedi. Noi abbiamo amato girare senza meta fra i suoi vicoli stretti, perdendoci in secoli di storia: accanto ad una porta fatta di stracci si trova un elegante portone, a pochi passi da una enorme chiesa c’è una bella moschea (il 99% degli abitanti è musulmano) e davanti ad un moderno negozio di souvenir troverete un edificio dove venivano venduti gli schiavi. Parlando di Stone Town potremmo quindi già concludere il nostro articolo, dato che molte delle sue attrazioni potrebbero benissimo entrare nella lista dei 10 luoghi imperdibili da visitare a Zanzibar. Non a caso il suo centro storico è Patrimonio UNESCO. Ma per vostra fortuna a noi non piace semplificare le cose (né fare gli articoli troppo corti…), e quindi vi faremo un veloce paragrafo alla scoperta della “Città di Pietra”. Seguendo questo elenco il vostro viaggio sull’isola inizierà nel miglior modo possibile.

Karibu Zanzibar (Benvenuti a Zanzibar)!
Cosa vedere a Stone Town
Quando ci viene chiesto cosa vedere a Stone Town, le nostre idee sono ben chiare. Non c’è miglior modo che iniziare da uno dei luoghi più famosi e caratteristici della città, il Darajani Bazaar. Pronti ad assistere a un’esplosione di colori? La frutta tropicale, le spezie, i banchi del pesce ed i tessuti vivaci delle donne che affollano il mercato sono un bellissimo arcobaleno dalle mille tonalità. Sarete circondati e infastiditi da fantomatiche guide ogni due passi, che vorranno accompagnarvi tra le bancarelle…ma la bellezza del mercato vincerà anche su di loro.

Quanto ci piacciono i mercati cittadini!

Ci saremmo aspettati molto di più dal mercato delle spezie, ma una visita la merita comunque

Addirittua la pasta è colorata! Questa però non ci siamo sentiti di comparla.

Il nostro passatempo preferito al “Darajani Bazaar”? Metterci a sedere e goderci la quotidianità.
Dal mercato inizia il vostro tour a piedi verso la costa, direzione il Parco Forodhani. Lasciatevi trasportare dalla curiosità e le strade di Stone Town non vi deluderanno. Fra gli edifici storici che dovrete assolutamente raggiungere vi segnaliamo l’Old Dispensary e l’Old Fort. Il primo è un ex-dispensario del 1894 che ospita oggi un moderno centro medico pubblico con una facciata veramente bella, ed un interno a dir poco sorprendente: l’ingresso è libero e gratuito, e potrete tranquillamente passeggiare al suo interno e godervi i suoi dettagli e le foto del passato, così come la terrazza panoramica che si affaccia sul porto (sempre gratis e perfetta per il tramonto). L’Old Fort, un forte con alti bastioni ben mantenuti, risale invece al 1698 ed è passato da prigione a circolo del tennis. Nei giorni nostri ospita al suo interno negozi di souvenir, un bar, un anfiteatro per spettacoli all’aperto, le mura con un buon punto panoramico sulla città e, ciliegina sulla torta, il “Cultural Arts Gallery” (vietato fare foto), ovvero un centro artistico situato in una delle torri della struttura. Il tutto ad ingresso libero.

L’Old Dispensary richiamerà sicuramente la vostra attenzione…

…e se avete tempo arrivate fino al punto panoramico sulla sua cima

La parte migliore dell’Old Fort è certamente la possibilità di poter camminare sulle sue antiche mura

L’anfiteatro è invece la sua parte più moderna e meno accattivante

Dall’Old Fort, come dal lungomare, potrete scorgere i resti di ciò che fu un tempo il cuore pulsante di Stone Town: il Beit el-Ajab (conosciuto come “House of Wonders”), un gioiello architettonico che in passato incantava visitatori da ogni dove. Parliamo al passato, poiché l’edificio è “chiuso per ristrutturazione” dal 2012 e non esistono notizie sulla riapertura.
Ma siamo ancora solo all’inizio. Davanti all’Old Fort troverete i sopracitati Forodhani Gardens, un insieme di spazi verdi lungo la costa, da visitare a tutte le ore. Di giorno raggiungeteli per ammirare il turchese del mare e le colorate imbarcazioni che vanno in cerca di pesci o salpano verso la vicina Prison Island; al tramonto per vedere il sole che si tuffa in acqua, così come i tanti giovani che amano esibirsi in salti acrobatici, raccogliendo ogni sera un cospicuo pubblico e riscuotendo applausi ed urla di incitamento. Infine, calato il buio, per gustare il cibo di strada di Zanzibar (a prezzi da turista) grazie ai banchi di street food che si riverseranno su tutta l’area. Noi abbiamo amato la Zanzibar Pizza, una sorta di omelette ripiena, e la “uroja”, polpettine di ceci immerse in una zuppa di latte di cocco. Provare per credere.

I Forodhani Gardens sono innanzitutto una piacevole passeggiata, da godere con calma per ammirarne tutti i particolari: gli storici cannoni cittadini…

…le colorate barche gremite di pescatori che vanno o tornano da una dura giornata di lavoro…

…fino ad arrivare all’ora del tramonto e mettervi in fila per assistere allo spettacolo dei tuffi…

…per poi deliziarvi con una Zanzibar Pizza cucinata sul momento!

Nel precedente articolo su Zanzibar vi avevamo lasciato con un indovinello: sapete riconoscere il celebre personaggio della foto?
Sì, è proprio lui, Farrokh Bulsara, da tutti conosciuto come Freddie Mercury! Uno dei migliori frontman musicali di sempre nacque il 5 settembre 1946 proprio a Stone Town, dove trascorse la sua infanzia. Per questo motivo dal 2019 è possibile ammirare un piccolo ma grazioso museo nella casa dove Farrokh è nato. Se amate i Queen ed il suo leggendario cantante non potete perdervi l’occasione di entrare al “Freddie Mercury Museum” ed immergervi nella loro musica e nei ricordi di uno dei personaggi più significativi del secolo scorso.

Due semplici oggetti, una giacca e un pianoforte, usati da Freddie nell’iconico Magic Tour del 1986. Il loro valore, se messi all’asta, potrebbe addirittura risanare il debito pubblico della Tanzania.
Passeggiando fra le vie del centro cercate di raggiungere il Jaw’s Corner, punto nevralgico del centro storico, e di visitare i numerosi edifici religiosi, dalle moschee al tempio indù Shiv Shakti, passando per le chiese. Fra questi non perdetevi una visita alla cattedrale anglicana Christ Church Cathedral, sorta su quello che un tempo fu uno dei più tristemente noti mercati di schiavi del Continente, e al tempio islamico Aga Khan, con la più bella porta d’ingresso di tutta la città.

Dal Jaw’s Corner si diramano le strade che conducono ai più rinomati monumenti del centro storico. Qui si respira l’atmosfera autentica di Zanzibar, sorseggiando un tè in compagnia dei locali, mentre si guardano giocare a domino.

Seppur gli interni della Christ Church Cathedral siano austeri, è all’esterno che si celano le toccanti installazioni in ricordo di chi cui è stato schiavizzato

L’accesso alla moschea è riservato ai fedeli, ma la porta d’ingresso la rende una tappa imperdibile

A proposito di porte d’ingresso di Stone Town: si potrebbe scrivere un articolo solo per loro. Le loro forme particolari si devono alle influenze arabe ed indiane. Le porte arabe si riconoscono per i versi nel corano scolpiti nel legno, quelle indiane per le caratteristiche decorazioni a punta.

E perché una moschea ha la porta indiana? Boh, non lo sappiamo. Però conosciamo il motivo degli spunzoni, che gli indiani usavano per non far avvicinare troppo gli elefanti alle case. A Stone Town non si sono mai visti i pachidermi, ma la decorazione rende splendide le porte della città.
Avrete dunque capito che il centro storico di Stone Town si puo’ visitare benissimo in autonomia, e con il nostro prossimo articolo (ancora in lavorazione) sarà ancora più facile. Ma se avete poco tempo a disposizione, o volete conoscere più a fondo la storia della città e della sua isola, un tour guidato potrebbe decisamente aiutarvi. Noi, convinti dalle numerose opinioni positive, abbiamo preso parte alla triplice escursione in un giorno di Stone Town, Prison Island e delle spezie. A parte l’ultima, deludente ai massimi livelli, le altre due ci sono piaciute parecchio ed ecco perché al secondo posto di questa lista trovate…
2. Prison Island (Changuu)
Un luogo imperdibile per chiunque visiti Zanzibar è la particolarissima Prison Island. Il nome deriva dal suo passato di colonia penale in mezzo all’oceano, poi convertita in ospedale per le quarantene per la febbre gialla, ed oggi casa di una nutrita colonia di tartarughe giganti di Aldabra: in Swahili l’isola viene difatti chiamata “Changuu“, ossia Isola delle Tartarughe. Non si sa bene come queste enormi testuggini provenienti da Aldabra, nelle Seychelles, siano arrivate fin qua (probabilmente furono introdotte sull’isola per salvarle dall’estinzione e dal bracconaggio), fatto sta che su Prison Island hanno trovato il loro Paradiso: un posto dove prolificare indisturbate, se non dagli occhi curiosi dei tanti turisti che ogni giorno affollano l’isola.

In viaggio verso Prison Island

La nostra prima volta al cospetto di tartarughe tanto enormi
Le tartarughe possono arrivare a pesare oltre 200 kg e sull’isola potrete ammirare tutte le loro fasi: dai piccoli appena nati agli esemplari ultracentenari. Si dice infatti che alcune di queste tartarughe abbiano la bellezza di 200 anni! Vederle muoversi lente mentre ci si gode la pace dell’isola è un’emozione bellissima, che vale il viaggio di 5 km (veloce) in barca e il costo d’ingresso (15$, ma compreso se si sceglie un tour). Oltre alle tartarughe, di tutte le età e dimensioni, su Changuu troverete un museo minuto, un enorme ristorante abbandonato, tanti pavoni e un altro animale che ci ha sorpreso perfino più delle tartarughe, perché non ci aspettavamo la sua presenza: il dik-dik (minuscole antilopi tanto fedeli al partner quanto adorabili). Basteranno un paio d’ore per visitare Prison Island. Molto meno per farvela rimanere nel cuore.

Sull’isola sono situati affascinanti edifici, purtroppo abbandonati, come questo vecchio ristorante

Fortunatamente ad alcune strutture è stata data nuova vita: il museo ne è un bell’esempio

Ma la vera attrazione di Prison Island sono questi musini rugosi, capace di far innamorare al primo sguardo

I piccoli esemplari di Aldabra sono grandi quanto le nostre tartarughe adulte. Badate bene: le testuggini, specialmente quelle piccole, vivono in ambienti pur sempre recintati. Questa semi-libertà serve proprio per proteggere gli animali, e non di certo per tenerli in cattività.

I tre abitanti dell’isola in una sola foto: la tartaruga di Aldabra, il pavone ed il dik-dik
3. Jozani National Park
Vedere le tartarughe, i pavoni ed i dik-dik così da vicino ci ha messo davvero di buon umore. Amiamo incontrare qualsiasi tipo di animale in libertà, specialmente se esotico, e Zanzibar ha molto altro da offrire da questo punto di vista. Potevamo quindi omettere dalla lista dei 10 luoghi imperdibili il Jozani National Park? Certo che no, poiché nell’area forestale più vasta dell’isola si potranno facilmente avvistare i rarissimi colobi rossi di Zanzibar. Come potete capire dal nome queste simpatiche scimmie (in via d’estinzione) sono endemiche e presenti unicamente su quest’isola, e vivono così felicemente all’interno della Jozani Forest che potrete vederle da veramente vicino.

È facile capire il motivo del nome colobi “rossi”

Oltre ai rari primati, all’interno del Parco avrete la (remota) possibilità di incontrare molti altri animali particolari
Il Parco è raggiungibile anche con tour privato, ed ha un costo d’ingresso di 33.000 scellini tanzaniani (o 12,00$) a persona. Questo biglietto comprende l’ingresso alla Jozani Forest, dove vivono i colobi, e alla foresta di mangrovie lì vicino, sebbene per camminare all’interno di entrambe avrete per forza bisogno di una guida (a cui dovrete poi dare una mancia). Perciò la domanda sorge spontanea…
Visitare lo Jozani National Park in autonomia, è possibile?
Questa è una domanda più che doverosa, in quanto ci sono diversi dubbi al riguardo. È possibile raggiungere in autonomia il Parco, anzitutto se muniti di auto, recandovi all’ingresso della Jozani Forest, pagando l’ingresso (33.000 TZS) e proseguendo fino allo spazioso parcheggio situato all’interno. Non è però possibile, da questo momento in poi, prendere alcun percorso naturalistico da soli, senza l’affiancamento di una guida. Perciò camminare nello Jozani National Park (e quindi nella Jozani Forest e nelle mangrovie) in autonomia è impossibile! Dovrete dunque seguire questi passaggi: arrivare alla biglietteria vicino al parcheggio (non quella d’ingresso), mostrare il permesso che vi hanno rilasciato all’entrata del Parco e aspettare che vi venga assegnata una guida, la quale vi porterà ad esplorare la foresta, le mangrovie (facoltativo, perciò spesa extra) e vi aiuterà ad avvistare i celebri primati.

I cartelli sul bordo della strada ci ricordano di stare attenti all’attraversamento dei colobi e…di non fotografarli se non si è pagato l’ingresso al Parco!
Ma la volete sapere una cosa? Il tour nella Jozani Forest è veramente superfluo. Giustamente questo viene fatto per salvaguardare i colobi rossi, ma la passeggiata nella foresta (30 minuti scarsi) è insignificante, la guida non spiega quasi niente e i migliori colobi che vi faranno vedere saranno quelli che vivono sugli alberi ai bordi della strada principale (ovvero la foto sopra, dove eravamo passati pochi minuti prima con l’auto). Per questo siamo rimasti un po’ delusi dalla visita…

Un muso nero, incorniciato da una folta criniera bianca, e un tocco di rosa acceso sul naso. Nessun dubbio, abbiamo appena visto un colobo rosso di Zanzibar!
Tuttavia, appena tornati al parcheggio, ci siamo voluti affacciare nuovamente alla biglietteria della Jozani Forest, per leggere i vari cartelli informativi sul Parco. È stata la migliore idea della giornata! Assieme alle persone in attesa di partire con la passeggiata abbiamo assistito a decine e decine di primati (cercopitechi a gola bianca, ossia le “blue monkey”, e non colobi rossi) che saltavano ovunque, a pochi passi da noi. Alla fine siamo rimasti lì più di un’ora, senza poter staccare gli occhi dai loro divertenti comportamenti. La cosa più strana? Che per stare soltanto lì non avremmo dovuto pagare nessuna guida. Quindi la nostra risposta finale alla domanda iniziale è: «Sì, è possibile! Raggiungete il Parco in autonomia e poi rimanete all’ingresso a godervi i cercopitechi. Per i colobi rossi invece basterà fermarvi 5 minuti sul bordo di questa strada (vietato fare foto!). Tuttavia la cosa più sensata rimane una sola: prendere una guida e far così girare l’economia locale.».

L’incontro con i colobi rossi è stato memorabile, ma è stato lo sguardo furbo e innocente dei cercopitechi, colti a rubare il cibo ai visitatori, a scatenare in noi un’ondata di tenerezza
4. Zanzibar Butterfly Center
Se il Jozani National Park è stata una mezza delusione (ma non le sue simpatiche scimmie!), vi segnaliamo la prima sorpresa di questo articolo. A breve distanza dal Parco è situato un luogo da non perdervi assolutamente, lo Zanzibar Butterfly Center (da non confondere con le altre brutte copie lì vicino). Questo centro, dove è possibile ammirare lo sviluppo delle farfalle in tutte le sue fasi, rappresenta un progetto molto importante per l’economia delle comunità che vivono sull’isola. I volontari del centro coinvolgono nel progetto anche i locali, aiutando nella raccolta in natura dei bozzoli di farfalla e nella protezione di questi eleganti insetti. I contadini che prima si occupavano solo della terra e di disboscare per ottenere più terreno per la coltivazione, hanno capito l’importanza della conservazione ed hanno ottenuto un metodo alternativo per differenziare i propri guadagni. Un’economia circolare di cui beneficiano tutti e che, dato il costo d’ingresso ragionevole (6,00$), ci ha fatto molto piacere conoscere e contribuire in prima persona.

Le crisalidi delle farfalle ci hanno da sempre colpito: il simbolo di un nuovo inizio
All’ingresso del Butterfly Center vi accoglierà una gentile e simpatica guida, che dapprima vi spiegherà tutte le fasi dello sviluppo, per poi accompagnarvi all’interno del farfallario. Le farfalle in questo periodo (settembre) non sono molte, ma è sempre piacevole averle intorno. Salutiamo gli insetti, i bozzoli e le altre persone all’interno della struttura, ma la nostra guida ci dice che ancora non è finita: c’è una graditissima sorpresa! Veniamo accompagnati davanti un piccolo recinto ed aguzzando la vista ci accorgiamo che è abitato da…camaleonti! La specie che vive a Zanzibar (il camaleonte orecchiuto) è di minuscole dimensioni sebbene sia in grado di meravigliare con il suo cambio di colore. Se di farfalle ne avevamo già viste tante da altre parti, questa era la prima volta che ammiravamo un camaleonte da così vicino. Il Butterfly Center crea uno splendido ambiente, sia per gli animali che lo abitano, che per le persone che lo visitano.

Le minuscole uova di farfalla, da dove tutto ha inizio

Tra i numerosi bruchi che abbiamo ammirato, quello destinato a diventare la maestosa Euxanthe (“Queen of the Forest”) è di una particolarità unica

Non ricordiamo di quale specie di farfalla sia, fatto sta che questa crisalide è una vera opera d’arte

Dalle uova fino alla farfalla. Allo “Zanzibar Butterfly Center” abbiamo avuto un’esperienza completa.

Il gran finale: i piccoli e meravigliosi camaleonti orecchiuti!
5. La costa est
Ma diciamo la verità. Chi visita Zanzibar lo fa soprattutto per le sue spiagge di bianca sabbia finissima, bagnate da acque cristalline, brulicanti di pesci, stelle marine e coralli. Dobbiamo dunque introdurvi a località dove potrete godervi del meritato relax lungo oceano…senza però esagerare, eh. Secondo noi la costa est dell’isola è la perfetta combinazione di attrazioni, litorali e centri abitati in cui potrete fare tantissime attività in un solo giorno. Purtroppo, come forse già saprete, le maree giocano un ruolo fondamentale nelle giornate zanzibarine, e la parte dove questo fenomeno si fa più sentire è esattamente sul versante orientale. Con l’alta marea decine di metri di spiaggia spariscono sotto l’acqua; con la bassa dovrete camminare a lungo prima di poter fare un bagno decente. Gli scenari che si vengono a creare con il flusso dell’oceano sono semplicemente incredibili e sarà un piacere esserne partecipi, eppure in molti prediligono il versante nord, dove il fenomeno è molto meno evidente. Se fossimo in voi una giratina sulla costa est ce la faremmo comunque.

C’è chi si lamenta della bassa marea e chi ne approfitta. Guardate che spettacolo di paesaggio!
Le migliori spiagge della costa est
Fra i luoghi da non perdere lungo la costa est di Zanzibar vi suggeriamo località turistiche e non, cosicché potrete scegliere in base ai vostri gusti. Fra i luoghi più visitati c’è senz’altro la Pingwe Beach, celebre a chiunque per la presenza del “The Rock“, uno dei ristoranti più peculiari al mondo. Un “makuti” (tipica abitazione africana) costruito interamente su uno scoglio a pochi metri dalla riva. Con la bassa marea ci si puo’ arrivare a piedi, con l’alta c’è assolutamente bisogno di una barca. Sicuramente un posto altamente turistico per i nostri gusti, ma ottima location per ammirare un tramonto romantico. Se invece cercate qualcosa di autentico e non avete problemi ad essere gli unici stranieri in giro (anzi, lo preferite) vi invitiamo a fare una passeggiata nel contenuto villaggio di Chwaka. Qui siamo entrati in punta di piedi, quasi con il timore di disturbare, ma siamo stati accolti dai sorrisi dei pescatori, sorpresi di vederci lì, e dalla curiosità dei ragazzi, orgogliosi di poterci fare domande con le poche frasi di inglese imparate a scuola. Un centro abitato vero, indispensabile per capire il misero (ma solare) stile di vita adottato dai locali, mentre il turista medio continua a lamentarsi all’interno di un resort.

Nonostante il “The Rock” sia prevalentemente turistico, la vista è a dir poco spettacolare

Noi comunque abbiamo preferito Chwaka ed i suoi cordiali abitanti, che ci hanno mostrato come riparare una barca

Queste imbarcazioni fino a qualche ora fa stavano galleggiando sull’acqua
Le spiagge più interessanti della costa est potrete trovarle a Paje, Pongwe e Matemwe. Paje Beach è il paradiso del kitesurf, con un centro molto vivace ed un’ottima posizione per esplorare questa parte d’isola e le attrazioni dell’interno (come il Jozani National Park). Proprio a Paje abbiamo trascorso una delle notti più belle del viaggio, a due passi dall’oceano, all’economico “Fisherman Lodge“.

Colazione esotica, piedi nella sabbia, oceano di fronte e gatto di compagnia. Cosa chiedere di più?
Ci siamo poi spostati a Pongwe Beach, un posto veramente piacevole per camminare sulla bellissima spiaggia. Inoltre, dopo il tramonto, nella piccola foresta del litorale (più o meno qui), vengono spesso avvistati teneri “bush-babyies” (della famiglia dei lemuri) in ricerca di cibo. Noi, con tanto rimpianto, non li abbiamo visti, ma se passate da queste parti provate a verificare. Infine Matemwe Beach sembra senza fine, con la sua sabbia finissima e l’ambiente autentico da villaggio locale. È una spiaggia deserta, sulla quale non troverete alloggi, ristoranti o stabilimenti balneari ma soltanto la pace ed il suono della natura. A pochi passi dall’isola di Mnemba ed alla riserva marina, Matemwe Beach puo’ regalare gioie con la bassa marea: potrete camminare per parecchi metri in acqua, cercando di avvistare coralli, delfini e stelle marine (attenzione ai ricci di mare!). Per arrivare velocemente a questi due lidi non c’è miglior cosa che alloggiare a Kiwenga, a metà strada, dove abbiamo dormito al “Sipano Beach Lodge“. Anche il lido di Kiwengwa è incantevole, eppure è così pieno di resort e alberghi che non troverete qua la vera Zanzibar. Una menzione speciale va però al “Sahani Cafe“, un ristorantino locale in cui assaporare del buon cibo autentico (e del perfetto caffè espresso) a basso costo, mentre si scambiano due parole con l’amabile proprietario Mohamed.

Pongwe Beach è rinomata non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per la sua isoletta divenuta resort esclusivo

A Matemwe Beach siamo andati, senza molta preparazione, alla ricerca di stelle marine. Peccato che la marea fosse troppo alta.

Kiwengwa è perfetto per chi vuole solo rilassarsi, ma anche noi, amanti delle esperienze più genuine, abbiamo trovato la nostra felicità passeggiando sulla spiaggia e interagendo con i locali

La sorpresa più bella di Kiwengwa è stata Mohamed e la sua preziosa macchina per l’espresso – Immagine presa da Google Maps; ci siamo scordati di fare foto del posto…

Ma ogni scusa è buona per fermarsi sulla costa est di Zanzibar: a Uroa Beach abbiamo pranzato con questa vista

A Marumbi Beach abbiamo aiutato i bambini a riempire i secchi di sabbia. Bambini che non hanno niente, a parte una scalinata che da casa li porta diretti in spiaggia.
N.B.: Visitando la maggior parte di queste spiagge verrete spesso circondati dai “Beach Boys”, i venditori ambulanti di tour, souvenir, massaggi, e così via. Siate gentili con loro, anche se non volete comprare niente. Sono molto insistenti eppure molto simpatici; arrabbiandovici non combinerete niente, tranne che rovinarvi la giornata.

Tra tutti i “Beach Boys” che abbiamo incontrato loro ci sono rimasti nel cuore: quello a sinistra, Momo, parlava in perfetto dialetto toscano, quello a destra, “Super Mario (Balotelli)” ci ha raccontato molto riguardo la sua vita da Maasai.
6. La raccolta delle alghe
Un’altra lamentela del turista medio è quella dovuta alla presenza, spesso invasiva, delle alghe nella costa est di Zanzibar. Questo, come per le maree, è invece per noi più un pre(sti)gio naturale che un difetto. Difatti la concomitanza dei due fenomeni, alghe e bassa marea, rende la parte orientale dell’isola un’area ineguagliabile per la raccolta delle alghe, un’attività perlopiù femminile che si è guadagnata nel tempo la seconda voce nell’economia dell’isola (dopo il turismo, ovviamente). E pensare che la raccolta di alghe non è un’antica usanza di Zanzibar, dato che la coltivazione e il commercio ebbero inizio solamente nel 1989, rappresentando da subito un’importante fonte di emancipazione per le donne che le raccoglievano. Il progetto funzionò nell’immediato: l’agente gelatinoso contenente nelle alghe è ottimo per produrre dentifrici, profumi, shampoo e anche farmaci, che venivano richiesti da tutto il mondo. Un’economia sostenibile ed un notevole reddito in più per le comunità locali, cosa chiedere di più! Peccato che, negli ultimi anni, vari fattori (riscaldamento globale e concorrenza di altri Paesi in primis) abbiamo fatto registrare un enorme declino della loro vendita. Ma noi vi avevamo portato qua non tanto per la parte finanziaria, quanto per la sua parte altamente scenografica.
Con la bassa marea vi capiterà di vedere donne e bambini piegati, con l’acqua alle caviglie, intenti a raccogliere matasse di alghe da dei cordini messi in precedenza per “coltivarle”. Guardandoli, sarà difficile trattenere l’emozione. Un fenomeno al quale potrete assistere in gran parte della costa est, in particolar modo sulle spiagge di Pongwe, Pwani Mchangani e Paje. Esattamente in quest’ultimo centro abitato avrete la possibilità di visitare una vera azienda artigianale in cui osservare l’allevamento e la raccolta delle alghe locali, nonché la loro trasformazione in prodotti per cosmetica e omeopatia. Stiamo parlando del “Mwani Zanzibar” (costo del tour 10$, qui il sito ufficiale), e sarà certamente una delle migliori esperienze da fare sull’isola. Un ultimo dettaglio molto importante: prima di recarvi al “Mwani Zanzibar” accertatevi che a quell’ora la bassa marea arrivi massimo a 0,3 metri, controllando sul sito “tide-forecast.com”. Altrimenti sarà inutile andarci.

Nel “Mwani Zanzibar” di Paje sembrerà di entrare in un quadro a cielo aperto – Immagine presa dal sito francese “Explore Le Monde“

Abbiamo atteso con ansia il momento giusto per la raccolta delle alghe, ma l’oceano ci ha giocato un brutto scherzo: alta marea, nessuna raccoglitrice e un’opportunità persa. Inutile nascondere la nostra tristezza…
7. Mtende Beach
Abbiamo parlato già fin troppo di spiagge, ma questa al numero “7” è una chicca che non potevamo tralasciare. La Mtende Beach, nell’estremo sud, è stato uno dei regali più belli che l’isola ci abbia fatto. Nessuno la inserisce nella lista delle cose da vedere a Zanzibar e noi non riusciamo a capirne il perché. Alte formazioni rocciose ricche di vegetazione si innalzano da una grande insenatura, dando luogo ad uno scenario stupefacente. Il tutto fa parte di una Conservation Area, per cui bisogna pagare un biglietto di 2.000 scellini (nemmeno 1€) per entrare, con la certezza che ne varrà fino all’ultimo centesimo. Visitatelo con l’alta marea (guardate sempre su “tide-forecast.com“) e poi fatelo con quella bassa. Vi ritroverete davanti a due mondi completamente differenti. Con le acque alte sarà uno spettacolo ammirare il paesaggio dalle scogliere; con le acque basse sarà meraviglioso passeggiare nella bianchissima battigia prima invisibile agli occhi. Il nostro posto del cuore a Zanzibar, che fareste meglio a scoprire prima che diventi méta comune dei turisti. Ora una carrellata di foto di Mtende Beach ci sembra più che giusta…

Sulla strada per Mtende Beach, precisamente a Mzambaurani, potrete salire su di un enorme babobab (al costo di 1$).

A proposito di strade. Un tempo, per raggiungere questa baia, era necessario attraversavare a piedi una fitta foresta; oggi, una via sterrata, porta i veicoli direttamente alla scogliera.

E che scogliera!

Mtende Beach con la bassa marea è: chilometri di spiaggia, colori pazzeschi, il ristorante “Usumba Rock” completamente a vista, signore che sfibrano le noci di cocco per usarle come tessuto…

…gli artistici granchi scopimera che creano opere d’arte con la sabbia…

….viste spettacolari del paesaggio…

…e la possibilità di incontrare strane creature marine. Questo è il pesce leone, un animale piuttosto velenoso.

Per i più curiosi questa è Mtende Beach con l’alta marea. Che noi purtroppo non abbiamo visto. – Immagine presa dall’articolo di “Explore le Monde“
8. Nungwi e Kendwa, il nord dell’isola
Dopo aver visitato Stone Town nella parte occidentale di Zanzibar, lo Jozani National Park in quella centrale, le spiagge della costa est e Mtende Beach a sud, è giunto il momento di scoprire la parte settentrionale dell’isola, grazie ai suoi due centri abitati più caratteristici: Nungwi e Kendwa. Vi abbiamo già parlato della fama di questa parte d’oceano dovuta alle maree contenute, ma è il contrasto tra tradizione e modernità di queste due cittadine che rende il nord dell’isola una tappa assolutamente da visitare.

Due paesini con numerosi resort all-inclusive, in cui le persone costruiscono tuttora a mano le barche in legno. A questo ci stavamo riferendo. Inoltre gli artigiani, con una piccola mancia, ci hanno raccontato il loro mestiere.
In special modo Nungwi, la cittadina più a nord dell’isola, è a nostro parere un luogo imperdibile a Zanzibar. Nel passato principale cantiere per la fabbricazione dei “dhow” (la caratteristica imbarcazione a vela araba), è divenuta col tempo un’importante località turistica, senza però dimenticare le origini. Partendo dall’arenile che si estende alla sinistra del “Ras Nungwi Lightouse” (il faro è irraggiungibile poiché zona militare) vi ritroverete di fronte ad una splendida striscia di sabbia bianca in perfetta fusione con il verde delle alghe e le sfumature di blu del mare. Ovunque continuano ad esserci “dhow”, sia in secca che pronti a salpare per la pesca, e all’ora del tramonto (quando il cielo si trasforma in un quadro) i ragazzi zanzibarini si riversano sulla riva, facendola diventare un campo da calcio gigante. È ugualmente piacevole passeggiare nelle impolverate strade del centro, con partenza dall’unica rotatoria del villaggio, dove negozi di souvenir e alberghi si alternano a botteghe locali e umili abitazioni. Per chi invece desidera un ambiente più tranquillo, la costa orientale di Nungwi offre litorali tanto incantevoli quanto rilassanti, in cui nuotare immersi in paesaggi da cartolina. In sostanza Nungwi è un ottimo posto dove pernottare, in quanto offra possibilità per chiunque: in fatto di alloggi, di attività, di spiagge, di benessere e di ristoranti.

Nungwi offre queste visioni, che a noi fanno rilassare più di una giornata di relax

La vie asfaltate di Nungwi sono piene di negozi di qualsiasi tipo. I prezzi sono comunque più alti di quelli di Stone Town.

La spiaggia principale di Nungwi, la sera, si trasforma in qualcosa di speciale

Poi arriva il tramonto ed il tutto diventa magia

Abbiamo trascorso a Nungwi una delle nostre ultime sere in Tanzania. Per questo ci siamo trattati bene: pesce crudo e vista sul mare al “Cafe Dodoki“.
Mentre Nungwi ha conservato il suo fascino locale, Kendwa (4 km a sud-ovest) si è trasformata in una destinazione turistica troppo mondana, ricca di resort, alberghi e guest-house. Il suo litorale è comunque così esteso (il più ampio di Zanzibar) che non manca lo spazio a disposizione per chi vuole un po’ di libertà. Il suo centro è contenuto e niente d’imperdibile, sebbene valga la pena raggiungere la cittadina soprattutto per i suoi graziosi negozi di souvenir sulla sabbia, le sue acque quasi sempre tranquille ed i suoi bei tramonti visibili dalla spiaggia. Tuttavia quel che più ci ha colpito, negativamente, di Kendwa è stata la massiccia presenza di nostri connazionali, che malinconici di casa alloggiano in resort in cui chiunque parla italiano. Detto ciò vi suggeriamo di visitare in lungo e in largo Nungwi, e passare da Kendwa per un veloce bagno o all’imbrunire. Così si conclude il percorso delle splendide coste zanzibarine…anche se abbiamo ancora due indimenticabili esperienze da farvi conoscere.

A Kendwa non ci è piaciuta molto la spiaggia; abbiamo preferito i colori che sprigionavano i suoi quadri…

…e le sue maschere esposte vicine all’oceano.

Una barca a motore ed un “dhow” che viaggia con il vento. Anche a Kendwa la tradizione si scontra con la modernità.
9. La grotte “Tazari Caves” e la riserva di camaleonti
Le “Tazari Caves” sono una gemma ben nascosta di Zanzibar; trovate quasi per caso, ci hanno lasciato stupiti fin da subito. Sulla strada per Nungwi, a 6 km da questa e 5 km da Kendwa, è una realtà 100% locale che offre un’esperienza memorabile e avventurosa lontano dalle spiagge affollate e dalle méte più turistiche. Facilmente raggiungibile in auto o con il “dala-dala” n.116 da Nungwi (con qualche minuto di passeggiata), verrete accolti da facce sorridenti desiderose di farvi scoprire il loro tesoro sotterraneo. Pagato il biglietto d’ingresso di 10$, ed equipaggiati di torce dalla guida, sarete pronti ad entrare nelle due grotte calcaree che insieme vantano il record di più estese di Zanzibar. 100 km², per un massimo di 10 metri di profondità, in cui si susseguono formazioni rocciose di cristalli, minerali, stalattiti e stalagmiti, oltre alla presenza di una miriade di pipistrelli e smisurati ragni frusta (innocui per l’uomo). Per il tour, della durata di circa un’ora, vi consigliamo di indossare scarpe chiuse e comode (meglio se da trekking) e indumenti leggeri, dato che puo’ essere molto caldo all’interno delle grotte. Non saranno di certo comparabili alle nostre “Grotte di Frasassi”, ma la gentilezza del personale, la possibilità di godere in solitudine della zona ed il pensiero di sostenere le comunità del villaggio, faranno delle “Tazari Caves” uno dei vostri più deliziosi viaggi sull’isola.

Questo è l’ingresso principale all’area

Questa invece è l’entrata principale delle “Tazari Caves”

Una volta entrati nella grotta vi aspetteranno formazioni millenarie e rocce dalle mille sfumature.

Scoperte nel recente 2013, queste grotte nascondono in ogni modo una storia millenaria. All’interno si trovano dei reperti archeologici che le guide dicono appartenere (senza alcuna certezza) a circa 1.200 anni fa.

Un dettaglio dei cristalli formati sulle rocce. Poi basta, non vi facciamo vedere altro.

Anzi, vi mostriamo un ragno frusta. Brutto ma docile.
Usciti nuovamente alla luce del sole avrete due possibilità: ripartire per la vostra prossima destinazione o conoscere le mascotte del posto. Al costo di altri 5$ (ma se fate entrambi i tour provate a contrattare) verrete portati alla “Tazari chameleon Reserve” lì vicino, nella quale, all’interno di uno steccato, farete la conoscenza di ben 7 camaleonti orecchiuti, uno più simpatico dell’altro. Vi verranno raccontate storie ed informazioni su queste particolari lucertole e vi verrà mostrato, con tutto il dovuto rispetto per l’animale, il loro simpatico modo di cibarsi. È giusto far presente che sull’isola si trovano inoltre le più famose “Kiwenga Caves“, eppure grotte+camaleonti di Tazari è secondo noi una combo decisamente imbattibile a Zanzibar.

Possiamo portarlo a casa? Perché no?

Anche questa ci mancava: vedere in diretta un camaleonte che afferra la sua preda con la lingua appiccicosa. Fantastico!
10. Il tour con “Safari Blue”
Esplorare Zanzibar in autonomia è senz’altro il miglior modo per imparare a conoscerla, sebbene ci siano dei punti dell’isola molto difficili da raggiungere senza un tour, ma che valgono sicuramente una visita. Un esempio già visto in questo articolo è Prison Island, anche se esiste un’altra escursione guidata da noi eletta come migliore di tutta l’isola, il “The Original Safari Blue“. Questo è possibile grazie all’operatore turistico “Safari Blue”, dal momento che si dedica all’organizzazione di una sola attività: gite in giornata nella paradisiaca Menay Bay a bordo dei tradizionali e splendidi “dhow” (le barche a vela usata dai pescatori). Il tour, della durata di minimo 7 ore, prevede un massiccio schieramento di imbarcazioni, ciascuna con un limite di 15 turisti (nonostante esistano perfino tour privati), le quali si spingeranno fino a Kwale Island. Durante il tragitto sono incluse un mucchio di attività: i drink (alcolici e analcolici), le soste per il bagno nella Blue Lagoon (dipendendo dalla marea), lo snorkeling nella barriera corallina (maschera, boccaglio e pinne sono fornite da loro), un delizioso barbecue di pesce swahili servito su di una spiaggia esclusiva dell’isola, la degustazione di frutta esotica e di liquore locale Amarula (al caffé) ed, infine, il tempo di “riposarsi” sullo sperduto banco di sabbia Kwale Sandbank. Per 75$ a persona (gratis sotto i 6 anni e 40$ dai 6 ai 14 anni) vale veramente la pena concedersi un giorno da turista coccolato alla scoperta delle bellezze naturali dell’Oceano Indiano.

Tutto pronto per il “The Original Safari Blue”?

Si salpa verso Kwale Island!

La Blue Lagoon è molto suggestiva vista da lontano, ma entrandoci dentro c’è piuttosto traffico

Finalmente siamo pronti a visitare la barriera corallina di Zanzibar

Il corallo è abbastanza sbiancato, tuttavia c’è un’estesa scogliera corallina integra con molti pesci colorati. Non è stata la più bella che avessimo mai visto, ma nemmeno la peggiore.

Dopo lo snorkeling è ora di mangiare. A fine pasto, poi, un bel bicchiere di “Amarula”, il Baileys sudafricano.

La bassa marea ha colpito anche Kwale Island, ed il paesaggio a nostro avviso è meraviglioso

Per digerire molto meglio fare due passi…

…e dirigersi al grande baobab oramai caduto a terra. Ma lo sapevate che i frutti del baobab contengono 6 volte più vitamine dell’arancia e 6 volte più potassio della banana?

Infine una sosta sulla “Kwale Sandbank”. Per tanti turisti un vero paradiso naturale, per noi una noia mortale.

Via, a vele spiegate nuovamente verso Fumba!

Un ringraziamento speciale va alla nostra spettacolare guida “Big-Show” e al suo umorismo molto italiano: «Kwale Island?» «Quella!»
Per riservare uno spazio nel tour c’è un solo modo, ovvero farlo dal loro sito ufficiale, ricordandovi che sui siti tipo GetYourGuide i “Blue Safari” presenti sono soltanto brutte copie, molto spesso senza nemmeno la licenza turistica. Di “The Original Safari Blue” ce n’è solamente uno! Pagato il biglietto dovrete farvi trovare alla spiaggia di Fumba, prima delle 9:30, per poi godervi questa bellissima avventura.

Oltre alle meraviglie naturali sopra elencate, “The Original Safari Blue” è un tour responsabile verso gli abitanti del mare e le spiagge che andrete a visitare
Quali tour fare a Zanzibar?
Parlando del “The Original Safari Blue” e della sua sleale e truffaldina concorrenza, ci sentiamo in dovere di aprire una veloce parentesi sui tour a Zanzibar. Su questa parte di Tanzania troverete così tante esperienze e attività turistiche che vi stancherete soltanto a visionarle tutte. Ma sono tutti tour che meritano? Ne siamo sicuri? Per niente. Noi prima di partire per l’Africa ci abbiamo studiato sù, potendovi così fare un veloce elenco delle escursioni che davvero valgono la pena. Sicuramente, presenti in questo articolo, Prison Island e “Safari Blue”, ma anche il tour a piedi di Stone Town e, solo per chi ha diversi soldi da parte, la Riserva “Cheetah’s The Rock” (a partire da 150$ a persona, a 18 km a nord da Stone Town potrete guardare i ghepardi e le lontre da molto vicino, finanziando le cure loro e degli altri animali presenti nel santuario). Ma va anche detto che la buona riuscita del tutto dipenderà principalmente dall’agenzia scelta. Perciò informatevi prima di prenotare (facendo ricerche e leggendo le recensioni online) e non esitare a chiedere direttamente all’operatore più dettagli possibili sul tour. A Zanzibar ci sono molte agenzie disoneste, ma anche tante altre che vogliono darvi il meglio di Zanzibar.

Se avete problemi a prenotare qualche tour, rimane sempre la carta “Beach Boys”. Sono così numerosi che nelle spiagge più turistiche viene tirata, nella sabbia, una linea divisoria tra loro ed i resort.
E quali tour non fare…
È vero che esisteranno altri splendidi tour oltre ai tre da noi menzionati, però non abbiamo nessun dubbio su quelli ai quali non dovrete nemmeno avvicinarvi. Durante l’articolo abbiamo omesso molte attrazioni in alcune cittadine (spesso le più famose) poiché fuori da ogni schema di etica e rispetto, sia verso il turista, l’animale o l’ambiente. Adesso è giunto il momento di chiamarle in causa:
- Come non citare i vari acquari (tipo il famoso “Nungwi Mnarani Aquarium”) dove poter nuotare in vasche minuscole e sporche assieme a decine e decine di tartarughe. Non vogliamo aggiungere altro;
- I cosiddetti tour “Bagno con i delfini“, in cui un’orda di barche corre all’impazzata all’inseguimento dei poveri mammiferi, cercando di acciuffarli e far divertire i turisti. Inutile dire che molto spesso i mammiferi vengono feriti (se non peggio) dalle eliche dei motori;
- Per non parlare dei “Safari con partenza da Zanzibar“. E stavolta non stiamo parlando di immoralità (i safari in Tanzania sono un sogno ad occhi aperti) ma di un’idea illogica da parte del turista. Solo per volare dentro i Parchi partendo da Zanzibar, il costo del tour triplicherà. Molto meglio aspettare di arrivare ad Arusha, in Tanzania, e da lì sperare di vedere più animali possibili:
- Infine, andando contro ogni parere letto su internet…il “Tour delle spezie”. Forse perché non in stagione o forse perché abbiamo sbagliato compagnia, questa escursione è stata per noi prettamente una farsa: un giro di mezz’ora nel campo della piccola fattoria nella quale è stato impossibile vedere una pianta fiorita o con frutti (a settembre), quando poi ogni occasione era buona per chiederci mance. E noi odiamo essere visti come soldi che camminano invece che come normali persone.

Questo è stato la cosa migliore del tour: vedere la noce moscata fresca. Carino, eh, ma ci aspettavamo di più.

Il resto del tempo ci venivano dati, chiedendoci continuamente soldi, oggetti fatti a mano ma che noi non avevamo richiesto.
EXTRA. Cosa FARE a Zanzibar
Dopo avervi deliziato con i 10 luoghi assolutamente da vedere a Zanzibar, vogliamo congedarci con gli “extra”, ossia due cose da FARE sull’isola. Due cose che non richiederanno alcuna pianificazione, prenotazione o spesa. Due cose tanto facili quanto meravigliose. Due cose che, se fatte correttamente, trasformeranno il vostro viaggio a Zanzibar in un ricordo indelebile.
11. Vedere più albe e tramonti possibili
I colori del cielo, dell’oceano e delle foreste di Zanzibar sono una vera e propria tavolozza di colori che cambia a ogni ora del giorno. Tuttavia all’alba e al tramonto queste tinte diventeranno ancora più magiche, trasformando il tutto in qualcosa da vedere e rivedere più volte possibili. Immaginatevi sulla spiaggia, i piedi nella sabbia, mentre il sole, metà sotto l’orizzonte, dipinge pennellate di arancione, rosa e viola sul cielo davanti a voi; un evento così vi farà apprezzare ancor di più la bellezza di questa isola. Per catturare il maggior numero di momenti unici è consigliabile spostarsi spesso sulle diverse spiagge di Zanzibar, ognuna con la sua atmosfera e le sue sfumature, magari cercando delle strutture che siano vicine (se non direttamente sopra) alla spiaggia. Le nostre albe preferite? Le abbiamo viste a Paje Beach (dal “Fisherman Lodge“), dall’auto transitando per Jambiani e dalla costa est di Nungwi. Ed i tramonti che ci hanno stregato? Ancora una volta a Nungwi (stavolta dalla spiaggia principale), unico luogo di Zanzibar da cui poter vedere sia l’alba che il tramonto, di fronte al “The Rock” a Pingwe e, che ci crediate o no, dai Forodhani Gardens di Stone Town, dove le persone del luogo si tuffano in mare e nel quadro di colori creato dal crepuscolo.

E chi se la dimentica l’alba da Paje Beach?

I “Forodhani Gardens” al tramonto si trasformano in uno spettacolo nello spettacolo
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12. Conoscere la vera natura di Zanzibar
Il gran numero di visitatori che affolla Zanzibar porta spesso a dimenticare che ci si trovi in un ambiente islamico, tradizionale e conservatore. Siate rispettosi verso gli abitanti dei vari villaggi e città, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento, e chiedete sempre il permesso prima di scattare le foto. Se siete arrivati a leggere fin qua dovreste averlo capito già, ma noi vogliamo ripetervelo: Zanzibar è molto più di spiagge bianche e mare cristallino. L’isola nasconde un tesoro di biodiversità che aspetta solo di essere scoperto. Camminate per i centri abitati, esplorate le foreste ricche di scimmie, grotte e camaleonti, ammirate il cielo all’infinito, tuffatevi in acqua e preparatevi a rimanere incantati dal giardino sottomarino che troverete. Fate tutto ciò, e molto di più, ma più di ogni altra cosa NON SIATE SOLO TURISTI. Cercate di vivere questa meravigliosa esperienza come un locale: assaporate i sapori autentici, giocate con i bambini, interagite con le persone incontrate e lasciatevi trasportare dalla loro ospitalità. E, dato che siamo nati dalla parte fortunata del Pianeta, portate con voi materiale scolastico e vestiti usati, che faranno la felicità della maggior parte delle persone. Noi amiamo viaggiare proprio per questo motivo: apre la mente e allarga gli orizzonti, svelando agli occhi e al cuore la bellezza della diversità.

In fondo, siamo tutti abitanti dello stesso identico Pianeta. È tempo di ricordarcelo.