Un famoso proverbio dice che “Tutte le strade portano a Roma”…se invece volete raggiungere Darwin dal Queensland avrete ben poche scelte. Con questo articolo vogliamo parlarvi di quella più selvaggia, fuori dagli itinerari turistici, che nasconde bellezze autentiche ed emozionanti, da svelare solo a quei pochi fortunati che si avventureranno lungo di essa. Stiamo parlando della Savannah Way, una delle strade più emozionanti e autentiche che abbiamo trovato in Australia.
Perché percorrere la Savannah Way?
Dopo aver percorso la Great Central Road ed attraversato il cuore dell’Australia non avevamo più guidato su una strada che ci regalasse nuovamente così tante emozioni. Difatti la costa est dell’Australia, la più visitata dai turisti, non presenta troppi percorsi per 4×4 e nei nostri itinerari da Melbourne a Sydney e nel percorso da Sydney a Brisbane ci siamo dovuti “accontentare” di sole strade ben tenute. Abbiamo dovuto attendere molto, ma ne è valsa la pena: la Savannah era proprio ciò che ci voleva per concludere il nostro viaggio australiano in bellezza. Uno dei tratti più belli dei 40.000 km da noi percorsi nella “Terra dei Canguri”. Mille sfumature di rosso che si fondono assieme, la terra che diventa un tutt’uno con il sole, i finestrini abbassati, una mano fuori ad accarezzare il vento ed un infinito senso di libertà. Se avete una 4×4, vi piacciono le sfide ed i territori sconfinati, amate scoprire luoghi selvaggi e dormire sotto le stelle, questa è l’avventura perfetta per voi!
Che cos’è la Savannah Way?
Immaginiamo già la vostra voglia di partire, tuttavia ci sono un paio di cose che volevamo dirvi prima di farvi mettere in viaggio. Innanzitutto, dovete sapere dove vi stiamo portando. La Savannah Way è un percorso di 3.700 km che collega Cairns (nel Queensland), a Broome (in Western Australia), e viceversa, attraverso il Northern Territory ed i territori più selvaggi dell’Outback australiano. Lungo questa moltitudine di chilometri non troverete un’enorme vastità di paesaggi, ma un paesaggio enormemente vasto: il rosso deserto australiano che sembra non avere mai fine. Quest’ultimo riuscirà comunque a regalarvi piacevoli scoperte come meravigliosi Parchi Nazionali, ben cinque aree Patrimonio dell’Umanità, laghi vulcanici e cascate. Non mancheranno gli incontri (speriamo non troppo ravvicinati) con la fauna locale che pullula di canguri, casuari, aquile, coccodrilli, dingo e…tante mucche.
Consigli per percorrere la Savannah Way
La Savannah Way può essere percorsa in diversi modi, a seconda del tempo a disposizione, del tipo di veicolo e del livello di avventura che state cercando. Potrete fare solo una parte di essa oppure percorrerla dall’inizio alla fine; avrete la possibilità di scegliere tra strade asfaltate o piste sterrate, fra alloggiare in campeggi o in sistemazioni confortevoli. Insomma, diciamo che c’è una Savannah Way (quasi) per tutti. È giusto dire “quasi” poiché non è un tipo di strada che tutti ameranno percorrere: c’è bisogno di un mezzo adatto, della voglia di guidare ore e ore nel nulla totale, di un minimo di spirito di sopravvivenza e di tanta, tanta, voglia di osare.
La Savannah Way in effetti, anche se asfaltata in alcuni tratti, è ancora per molti chilometri totalmente sterrata e con numerosi guadi da attraversare; una 4×4, o almeno un mezzo rialzato, è il minimo indispensabile. Per gli accorgimenti valgono tutti quelli che vi abbiamo indicato nella nostra guida su “Come prepararsi per un On The Road in Australia”, anche se dovrete impegnarvi un pochino di più: attraverserete aree molto remote e poco frequentate, con segnale telefonico scarso o nullo, centri abitati e supermercati quasi inesistenti e benzinai molto distanti tra loro. Con questo articolo cercheremo quindi di rendervi il tutto ancora più facile, così da farvi innamorare di questa strada e della sua natura selvaggia. Proprio come è successo a noi due.
N.B.: è bene ricordarvi che per entrare (e anche dormire) negli stupendi Parchi Nazionali del Northern Territory, avrete bisogno del “Park Pass”, acquistabile facilmente su questa pagina.
A cosa fare maggiore attenzione
Oltre a questi consigli ricordatevi che per la maggior parte del tempo la strada correrà lungo a terreni non recintati, quindi potreste facilmente ritrovarvi fauna selvatica o animali da allevamento sul vostro cammino. La notte sarà ancora più frequente vederli spuntare dal niente, perciò cercate di guidare sempre di giorno. In altri tratti la strada è così stretta che per scambiarvi con i veicoli provenienti dalla direzione opposta dovrete andare con almeno due ruote fuori dall’asfalto. Se un Road Train viene verso di voi ricordatevi che lui si aspetterà che vi spostiate totalmente fuori dalla strada per farlo passare. Un consiglio? Fatelo! Ad un Road Train (bilico che raggiunge anche i 50 metri di lunghezza) servono centinaia di metri per rallentare e spesso questi non sono sufficienti per evitare il peggio…
Quando percorrere la Savannah Way
Adesso che sapete come prepararvi al meglio per questo viaggio c’è solo un’altra variante che non dovrete trascurare: il clima. Essendo situata nel Nord dell’Australia dovrete fare i conti con due stagioni ben distinte: la “Dry Season” (= Stagione Secca, che va da aprile ad ottobre) e la “Wet Season” (= Stagione Umida, da dicembre a marzo). Come si puo’ capire già dai nomi la prima è quella con pochissima presenza di piogge, mentre l’altra è caratterizzata da veri e propri Monsoni. Inutile dire che il periodo migliore per esplorare la Savannah Way è durante la “Dry Season” (= Stagione Secca), visto che con le forti piogge molte strade sul percorso diventano impraticabili anche per i guidatori più esperti. Perciò informatevi sempre ai “Visitor Centre” sul percorso prima di mettervi in viaggio!
Per capire meglio il problema basterà farvi un esempio: ha piovuto molto nei giorni scorsi; adesso c’è un bel sole da due o tre giorni. Decidete quindi di percorrere un tratto della Savannah Way. Fatti diversi chilometri arrivate però di fronte ad un guado che viene alimentato da un fiume quasi in piena (dovuto alle piogge passate). L’acqua è sporca e quindi non si vede quanto è fonda (e a volte sono mooolto profonde). La prima cosa che viene in mente è scendere dall’auto e provare a controllare con un bastone o altro. Ma il problema è che queste zone sono piene di coccodrilli e non crediamo sia divertente ritrovarsi a pochi centimetri di distanza da un rettile di 3 metri. Ecco spiegato perché noi abbiamo scelto di percorrere la Savannah Way in giugno. Come dicono i locali, l’unica acqua sicura è quella della doccia.
Come attraversare i guadi della Savannah Way
Come avrete già capito la Savannah Way ha numerosi fiumi da guadare. Sarà un’esperienza fuori dal comune che però, se presa sottogamba, potrebbe diventare un incubo. Ci teniamo a tranquillizzarvi dicendovi che il 98% dei guadi sono bazzecole, quasi impercettibili (anche se tutto puo’ cambiare causa meteo), tuttavia non c’è un metodo universale che vada sempre bene. Comunque seguendo questi passaggi dovreste cavarvela più che dignitosamente con qualsiasi guado della Savannah:
- Controllare le condizioni della strada è fondamentale prima della partenza. “QLD Traffic” e “Road Report NT” sono i siti ufficiali per avere informazioni sulle strade del territorio e se alcune di queste sono “Impassable” (= Impraticabile) nemmeno il miglior pilota al mondo potrebbe riuscire nell’impresa;
- Esaminare il fiume prima di attraversarlo. Adesso che siete arrivati al cospetto del fiume il passo successivo è quello di esaminarlo per capire se si tratta di un piccolo rigagnolo d’acqua o di qualcosa di più fondo. Se non riuscite a valutare la profondità con gli occhi, potreste farlo fisicamente ma come detto prima noi ve lo sconsigliamo. Durante la nostra Savannah Way abbiamo trovato soltanto un guado piuttosto profondo (nel tratto da Burketown a Hell’s Gate), tuttavia, grazie a questa guida, sarà una passeggiata superarlo;
- Aspettare che qualcuno lo attraversi prima di voi. Se non siete per niente sicuri della profondità l’unica cosa da fare è aspettare qualcun altro che passi per primo. Sulla Savannah Way però non passano molte persone e quindi potrebbe diventare una lunga attesa. Se qualcuno dovesse arrivare, confrontate il livello dell’acqua tra le vostre auto, mentre l’altro lo attraversa; la vostra presa d’aria è sopra il livello dell’acqua? Allora siete (quasi) al sicuro;
- Andare verso la parte più bassa. Quando ci si trova di fronte ad un fiume di medie dimensioni (o anche più grande), è fondamentale guadarlo passando dalla parte più bassa. Questa molto spesso non si trova nel centro esatto, ma piuttosto verso i lati ed inoltre non è dove il fiume è più calmo, anzi, quella è la parte più profonda;
- Attivare la trazione integrale (modalità 4×4) se non già permanente nel veicolo. Se disponibile inserire anche le marce corte o ridotte (simbolo 4L). Dopo aver studiato il tutto, adesso si passa ai fatti.
- Attraversare il guado a bassa velocità. Fate tutto in prima, o al massimo in seconda, cercando di non superare i 10 km/h. Se guidate troppo velocemente gli schizzi dell’acqua raggiungeranno il motore mettendo fine alla macchina ed al vostro viaggio.
- Vietato fermarsi, premere la frizione o cambiare marcia mentre si è in acqua. Ora che siete partiti non fermatevi e non premete assolutamente la frizione! Così facendo si potrebbero avere due problemi: per prima cosa l’acqua entrerebbe nel vano del cambio causando gravi danni e, ancora peggio, avendo il mezzo in folle (anche per pochi secondi) la corrente diventerebbe la padrona del mezzo. Durante l’attraversamento bisogna quindi restare calmi e non spaventarsi se la macchina inizia a tremare come non mai; è normale quando si guida sui sassi di fiume.
Adesso siamo sicuri che niente e nessuno potrà fermarvi. Siete quindi pronti a scoprire la nostra, indimenticabile, Savannah Way. Togliete il 4×4 e seguiteci!
La nostra Savannah Way: da Cairns a Katherine (2.170 km)
Ricapitolando: la Savannah Way è una delle strade più vere e belle d’Australia, unisce Cairns a Broome, è lunga in totale 3.700 km e non è adatta proprio a tutti. Adesso possiamo quindi passare alla NOSTRA Savannah Way, che ci ha portato da Cairns a Katherine in 2.170 km di puro piacere. Una volta arrivati a destinazione abbiamo proseguito verso nord, per Darwin, méta finale del nostro Road Trip australiano. Questo però ve lo raccontiamo un’altra volta…
Se state pensando di fare il nostro stesso itinerario, in questo articolo troverete tanti consigli e suggerimenti su luoghi assolutamente da visitare. Per facilitarvi nella pianificazione del viaggio vi proporremo una guida suddivisa in varie tappe, che potrete percorrere nel lasso di tempo per voi più adeguato. Dai che l’avventura ci attende!
Tappa #1 – Da Cairns a Mount Surprise (390 km)
Partire dall’estremo est della Savannah renderà il vostro viaggio molto più semplice, poiché vi troverete a percorrere per primo il tratto più civilizzato dell’intero percorso. Dopo aver visitato la celebre Cairns (e magari l’ancor più famosa Grande Barriera Corallina) dirigetevi verso Kuranda per poi entrare nella Regione conosciuta come Atherton Tablelands. Prendetevi tutto il tempo necessario per fare questa tappa, almeno due notti da trascorrere fra le sue meraviglie, perché questo angolo poco conosciuto di Australia ne nasconde delle belle. E quando diciamo “delle belle” è quasi sempre sinonimo di animali unici al mondo e natura a perdita d’occhio.
Cairns e l’inizio della nostra Savannah Way
Sicuramente avrete già sentito parlare di Cairns, visto che è il centro abitato più vicino alla Grande Barriera Corallina, nonché la città più visitata del Queensland. Dunque il luogo perfetto per l’inizio della nostra avventura. Di cose da fare a Cairns ce ne sono tante, basti pensare alla moltitudine di tour per la Great Barrier Reef, ma, cosa molto strana per una città costiera, il bagno dalla riva è altamente sconsigliato. Già perché qua potreste imbattervi nuovamente nei temuti coccodrilli di acqua salata.
Per fortuna Cairns non vi farà sentire la mancanza dell’oceano con questi luoghi che vi consigliamo di visitare: l’“Esplanade Lagoon” (una piscina artificiale di acqua salata lungoceano), la vista dal Mount Whitfield, i Botanic Gardens con il particolarissimo “Tanks Art Centre”, il “Cairns Museum” (15AU$) ed i “Night Markets“, ovvero il mercato aperto tutte le notti fino alle 22:00. Inutile dire che esistono anche infiniti tour che aspettano solo di essere prenotati. Godetevi Cairns ed i suoi comfort, perché da qua in poi dovrete farne a meno…
Kuranda e le Atherton Tablelands, un grande inizio
Nemmeno 40 minuti di strada che da Cairns arriverete a Kuranda, la capitale dei parchi a tema del Queensland. Potrete così vivere una “vera” esperienza aborigena al “Rainforestation Nature Park”, trovarvi faccia a faccia con i koala al “Kuranda Koala Gardens”, osservare rari volatili al “Birdworld Kuranda”, fare acquisti agli “Heritage Markets”, oppure entrare nel farfallario più grande d’Australia, l’“Australian Butterfly Sanctuary”. Se possiamo darvi un consiglio quest’ultimo è il migliore, poiché il solo a prendersi cura realmente degli animali al suo interno, non usandoli solo a scopo di lucro.
Lasciata Kuranda si entra quasi subito nelle Atherton Tablelands, dove è imperdibile il giro ad anello intorno al “Danbulla National Park” e nel “Crater Lakes National Park”. Così facendo vi godrete laghi vulcanici, foreste tropicali, dighe artificiali, imponenti cascate ed alberi secolari, senza però dimenticarvi la “Nerada Tea Rooms”, il vero fiore all’occhiello della regione. Le sue piantagioni, più che per la qualità del the prodotto, sono conosciute per un altro motivo davvero singolare: questo è uno dei rarissimi luoghi (se non l’unico) al mondo dove potrete avvistare i canguri degli alberi in libertà. Solo questo, almeno per noi, vale un viaggio fino alle Atherton Tablelands!
N.B.: per conoscere più a fondo le Atherton Tablelands e le sue cose da vedere vi rimandiamo al paragrafo dedicato interamente a loro nel nostro articolo su “Cosa vedere in Queensland”.
Undara Volcanic National Park, i tunnel di lava più lunghi al mondo
Superate le Atherton Tablelands c’è un posto che merita senz’altro una visita e che noi ci siamo pentiti di non aver visto. Pensate infatti che con una piccola deviazione dalla Savannah Way potrete ritrovarvi all’interno del Parco Nazionale conosciuto come “Undara Volcanic National Park” al cui interno sono stati individuati ben 164 condotti lavici, dal diametro impressionante, risalenti a quasi 200.000 anni fa. A creare il tutto è stata un’eruzione che ha dato vita al flusso di lava di un solo vulcano più lungo di sempre. Un particolarissimo ecosistema e grotte larghe fino a 21 metri e alte fino a 10 renderanno la vostra esperienza unica. Per questo gli aborigeni gli hanno dato il nome Undara, “Una lunga via”.
Il miglior modo per capire il perché della formazione dei Tubi di Lava (“Lava Tubes” in inglese) è quello d’immaginarsi un fiume di lava che, mentre scorre indisturbato, si raffredda piano piano all’esterno (e quindi solidifica) mentre all’interno continua a fluire a temperature elevatissime. Potrete accedere a questa meraviglia grazie all’ “Undara Experience”, L’unica pecca? Il costo decisamente troppo elevato, circa 65 AU$ a persona (40€), dato che per accedervi è tassativo prendere parte ad un tour privato. Ma fossimo in voi un pensierino ce lo faremmo.
Mount Surprise e le sue miniere a cielo aperto
Proseguendo lungo la Savannah Way per altri 50 km incontrerete Mount Surprise, il “Monte delle Sorprese”, che potrebbe riservarvene davvero tante, anche se di montagne nemmeno l’ombra. Questa è una zona con appena 170 abitanti ma ricca di pietre preziose, come topazio, quarzo, acquamarina e molte altre (in passato era piena d’oro). E la cosa più particolare è che potrete divertirvi voi stessi a cercarle e farle vostre. Per far questo vi basterà richiedere una licenza in uno dei centri autorizzati (come “The Gem Den” in Garland Street), rifornirvi dell’attrezzatura adatta (che vi verrà noleggiata per pochi dollari) e sentirvi cercatori di pietre preziose per un giorno!
Mount Surprise è anche un ottimo posto dove dormire a fine giornata, poiché molto economico; noi abbiamo optato per il “Planet Earth Adventure” in cui abbiamo piantato la nostra tenda per 20 AU$ (circa 12€) e abbiamo conosciuto il proprietario Russell, il suo cane amoroso ed i suoi serpenti da compagnia. È così che è finita la nostra prima tappa della Savannah, senza ancora sapere che ancora non avevamo visto niente…
Tappa #2 – Da Mount Surprise alle Leichardt Falls (540 km)
Fino a Normanton la Savannah sembra quasi una gita domenicale, ma è da qui che il gioco si fa duro…ed i duri iniziano a giocare! Approfittate dunque di una sosta alle gemme preziose di Georgetown e poi a Normanton, unica cittadina (degna di essere chiamata così) che incontrerete per diverso tempo; fate scorte di benzina, di viveri e di acqua e preparatevi per affrontare la parte più selvaggia, ed emozionante, della Savannah Way.
Georgetown, capitale mondiale dei minerali
Un’ora dopo essere ripartiti da Mount Surprise è un’ottima idea quella di fermarsi all’ufficio informazioni turistiche di Georgetown, il “TerrEstrial Centre” che al suo interno nasconde la splendida collezione privata “The Ted Elliott Mineral Collection” (ingresso 16AU$, circa 10€). Vi sembrerà impossibile che un posto così sperduto, dove passano pochissime persone ogni anno, possa conservare la più importante mostra di minerali dell’intera Australia, con oltre 4.500 minerali, gemme, cristalli e fossili da tutto il mondo (Italia compresa). Sembra quasi che la parola “impossibile” nel Down Under non esista.
Croydon, Normanton ed il coccodrillo Krys
Da ora in poi dovrete guidare per più di 150 km per raggiungere la prossima destinazione, Croydon, e altrettanti chilometri per poi arrivare alla più grande cittadina che troverete da qua a Katherine. Anche se è difficile definirla “cittadina”, dato che Normanton conta una popolazione di poco più di mille abitanti. Un tempo questo luogo era preso d’assalto dai cercatori d’oro ma adesso, che hanno prosciugato l’impossibile, le attività principali sono il turismo, la pastorizia e la pesca. Legate alla pesca sono le due attrazioni principali della città (secondo loro), appartenente alla lista delle “Big Things” australiane: “The Big Barra(mundi)” e la più impressionante “The Big Crocodile Krys”. Quest’ultima saprà colpirvi non tanto per la “bellezza” della scultura, ma perché si tratta di una riproduzione a grandezza naturale di un coccodrillo di 8,63 metri catturato nel Norman River nel 1957. Krys è il più grande coccodrillo di acqua salata mai catturato…e noi ci auguriamo vivamente che questo record resti imbattuto per sempre.
Perché gli australiani si sono inventati le “Big Things“? A Normanton la risposta vi sarà chiarissima: perché non c’è molto altro da vedere e altrimenti non si fermerebbe mai nessun turista. Noi comunque vi consigliamo una veloce sosta alla palude “Mutton Hole Wetlands” per avvistare l’endemica gru antigone, il jabiru, alcuni pellicani insieme a tanti altri pennuti, e una visita alla stazione cittadina “Normanton Railway Station” di cui vi riparleremo tra poco. Adesso però è meglio rimettersi in viaggio, poiché è proprio negli spazi sconfinati lontani dai centri abitati che si nasconde la bellezza della Savannah. Per molti non ci sarà nulla; per noi c’è tutto.
Leichardt Falls, il campeggio che sembra il Paradiso
Ci siamo scordati di dirvi una cosa molto importante: portate la tenda con voi e fate in modo di dormire alle Leichardt Falls! Sì, perché salutata Normanton entriamo in uno dei tratti di strada più belli dell’intera Australia (secondo noi, eh). Quasi subito inizia un lungo tratto sterrato (riducete perciò la pressione delle gomme) e godetevi senza nessuna fretta il paesaggio circostante: il giallo della bassa vegetazione, il verde degli alberi, il rosso della terra, il bianco delle nuvole e l’azzurro del cielo, che sembrerà di poter toccare con un dito. Nemmeno un pittore avrebbe potuto avere più fantasia. Due i fiumi da guadare e ai lati della strada, al posto di case e macchine, infinite “popolazioni” di termitai giganti a dare vita ad un mondo che non sembra esistere davvero, facendoci ritornare alla mente il Deserto dei Pinnacoli che avevamo visitato in Western Australia.
Qualora utilizzaste “WikiCamps”, troverete diversi siti dove trascorrere la notte in tenda ma, come già detto, cercate a tutti i costi di raggiungere le Leichardt Falls a 70 km da Burketown. Vi garantirete così una dormita nell'”alloggio” più magico di tutta la Savannah Way. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo luogo, dove quasi per magia appare un fiume in mezzo al niente, creando una cascata a dir poco spettacolare. La sabbia sembra tuffarsi nell’acqua limpida, e quanto avremmo voluto tuffarci anche noi! Ma da queste parti vige la legge (non scritta) di non fare il bagno dove non ci sono altre persone; il luogo potrebbe essere abitato da coccodrilli. Nessun problema comunque, perché il paesaggio è indimenticabile anche visto da fuori, soprattutto al tramonto e all’alba. Una visione divina che mai scorderemo.
Percorso alternativo #1 – Via Chillagoe e Karumba (845 km)
Per adesso vi abbiamo parlato del nostro percorso, ma sappiate che nel primo tratto da Cairns a Normanton esiste anche un percorso alternativo e decisamente più impegnativo (adatto esclusivamente a guidatori esperti e 4×4) che vi ripagherà dell’audacia. Da Cairns dovrete dirigervi verso Chillagoe, villaggio di 250 persone, che incredibilmente nasconde numerose attrazioni, come:
- Le incredibili grotte del “Chillagoe-Mungana Caves National Park”, Donna, Trezkinn e Royal Arch (visitabili anche con partenza da Cairns);
- I numerosi luoghi abbandonati nei dintorni, come la vecchia stazione, la fonderia di rame, il caveau e la stazione di polizia;
- L’innaturale “Balancing Rock” ed il vicino sito di arte aborigena “Wullumba Art Site“.
E, incredibilmente, Chillagoe ha tante altre cose da vedere, e per scoprirle vi suggeriamo di scaricarvi WikiCamps, la Bibbia degli On the Road australiani. Dopo Chillagoe passerete da Mungara e dalla sua Riserva altrettanto piena di grotte, arte aborigena e strutture disabitate, per poi guidare oltre 550 km senza incontrare molto altro, paesaggio incontaminato a parte.
Proseguite dunque verso nord costeggiando un fiume dietro l’altro (perciò occhio ai guadi), tra cui anche il famoso Mitchell River e, una volta raggiunta l’insulsa Howitt, deviate verso Karumba, fino a toccare il Golfo di Carpentaria e godervi il Norman River che sfocia nell’oceano Pacifico. Karumba è famosissima per il suo “Barramundi Discovery Centre” ed i suoi tour in barca alla ricerca dei coccodrilli di acqua salata con tanto di tramonto sul golfo. Adesso è tempo di tornare fino ad Howitt per poi ricollegarvi, 20 minuti dopo, a Normanton e quindi al nostro percorso.
Percorso alternativo #2 – I treni Gulflander e Savannahlander
Vi ricordate quando vi abbiamo parlato della stazione di Normanton? Ma cosa ci fa un’infrastruttura così moderna nel bel mezzo del nulla? Se siete nostri lettori, e quindi simili a noi, difficilmente vi interesserà, tuttavia dovete sapere che fra Cairns e Normanton esiste la possibilità di godersi un viaggio, con tutti i comfort, accoppiando i tour dei treni conosciuti come “Gulflander” e “The Savannahlander”, un’opzione alla portata di quelli che possono permettersi di spendere 69AU$ (41€) per 160 km o 2.000 AU$ (1.230€) per un tour di 6 giorni.
Tappa #3 – Dalle Leichardt Falls al Foelesche River, passando il confine del Northern Territory (514 km)
In questa tappa, quella con più guadi da superare (tutti semplici), passeremo dal paradiso delle Leichardt Fals alle porte dell’inferno dell'”Hell’s Gate”. Tuttavia durante il percorso non vi sembrerà di essere in purgatorio, grazie alla natura varia e magnifica a cui la Savannah oramai ci ha abituato. Dall’altra parte, nel frattempo, ci aspetta il Northern Territory, Stato federale australiano che non vediamo l’ora di conoscere. Nel mezzo a tutto ciò molti guadi da superare.
Burketown ed il vulcano termale
Dopo esserci goduti una splendida alba sulle cascate, e lasciate a malincuore le Leichardt Falls, ripartiamo verso Burketown e ci fermiamo alle “Burketown Bore Hot Springs”. Da lontano potrebbe sembrare solo un acquitrino, eppure l’acqua che vedete viene da una profondità di 702,3 metri e raggiunge temperature di 68°C. Non è possibile immergersi nelle acque termali (anche perché rischiereste un’ustione) ma è ugualmente bello vedere il piccolo “vulcano“ di roccia che erutta liquido bollente mentre le sue pareti si colorano di mille sfumature.
Da Burketown a Hell’s Gate Roadhouse, via Doomadgee
Il tratto di strada che da Burketown arriva fino ad Hell’s Gate è quello con il fiume da attraversare più profondo di tutta la nostra Savannah. Così fondo da farci tirare un grosso respiro di sollievo sulla sponda opposta, facendoci sentire vivi come non mai. Circa 100 km dividono Burketown da Doomadgee, che purtroppo non ha proprio niente da offrire (a meno che non vi piaccia pescare o dobbiate prendere un volo dall’aeroporto). Perciò fate il pieno al mezzo, fate un po’ di spesa, se ne avete bisogno, e si riparte; in questo nostro viaggio non esiste riposarsi. Altri 80 chilometri e raggiungiamo le famose porte dell’inferno. Speriamo bene…
Per fortuna, senza contare i teschi di bufalo un po’ ovunque, la “Hell’s Gate Roadhouse” ha un aspetto tutt’altro che infernale. Questa locanda ha infatti preso il nome da un piccolo varco nella roccia situato poco prima, chiamato appunto “Hell’s Gate” (= Porta dell’inferno). Il nome puo’ sembrare ugualmente esagerato, dato che nella zona si respira pace e tranquillità, ma ai primi esploratori che superavano il varco, a piedi o al massimo a cavallo, e si ritrovavano in un luogo perso nel niente, in gran parte inesplorato e circondato da animali pericolosi, questo posto deve essere sembrato decisamente un inferno. Qualcosa però non è cambiato; alla Roadhouse dovrete fare per forza benzina poiché prima di Borroloola, 320 km più in là, sul vostro cammino non incontrerete nient’altro.
Lasciamo la Roadhouse e con lei salutiamo anche il Queensland. Sì, perché è vero che qua non c’era alcuna porta dell’inferno, tuttavia dopo 50 km di strada troverete le porte per il Northern Territory. Mettiamo finalmente piede nell’ultimo Stato australiano che visiteremo. Stato che già conoscevamo grazie ad Uluru (uno dei simboli per eccellenza del Paese), raggiunto dopo un’altra grandissima avventura su strada, la Great Central Road. Anche se questo secondo incontro con il Northern Territory non è iniziato proprio nel migliore dei modi…
Verso Borroloola con tanto di foratura
Superato il confine ci attendono altri 277 km per raggiungere Borroloola, prossimo “centro abitato”. Per fortuna alla “Hell’s Gate Roadhouse” ci hanno confermato che il prossimo tratto di strada è in ottime condizioni e perciò faremo in un batter d’occhio. Non importa nemmeno sgonfiare le ruote allora. Come fai a non fidarti di persone che vivono lì da anni? Eh già…
Poco dopo essere partiti la strada comincia a peggiorare piano piano: prima diventa non asfaltata, poi arriva un po’ di brecciolino, poi veri e propri sassi sparsi sul percorso e per finire qualche grosso avvallamento a cui stare molto attenti. Ma per noi ormai è troppo tardi e una ruota ci abbandona, scoppiando senza preavviso. Siamo nel mezzo al niente, il telefono non prende ed il nostro cric da due soldi sprofonda nel terreno, diventando inutilizzabile. Siamo davvero entrati dalle porte dell’inferno? E ora?
Sembra quasi un miraggio ma due puntini si stanno avvicinando sempre di più, fino a diventare dei giganteschi 4×4. Sono loro i nostri angeli custodi australiani, coloro che ci aiutano in qualche modo a cambiare la gomma, tra battute e risate. Non vogliono niente in cambio se non un sorriso di ritorno. Almeno quello ci riesce molto bene.
Sfiniti dalla lunghissima giornata decidiamo di fermarci ad un campeggio a metà strada per Borroloola; lo abbiamo trovato su WikiCamps e su Google Maps è segnato come “Foelesche River Crossing/Campground”. Si tratta di un terreno spazioso al di sopra di un piccolo guado (che domani dovremo superare), senza servizi igienici e internet, dove regna una pace incredibile. E soprattutto è gratuito. Siamo solo noi due ed una coppia di anziani signori che mangiano fuori dal loro grosso camper, attorno ad un falò; ogni tanto li osserviamo e vorremmo tanto essere noi fra 50 anni. Non resistiamo ed andiamo a parlarci. Ci beviamo una birra davanti al fuoco mentre ci raccontano dei loro mille viaggi e di quelli che vorranno fare in futuro (75 anni e non sentirli), dandoci così un preziosissimo consiglio. Ci dicono che, passata Borroloola, troveremo una città perduta, conosciuta con il nome di Caranbirini, che è una vera e propria meraviglia naturale. Ce la segniamo e con il pensiero siamo già proiettati lì.
Percorso alternativo – Boodjamulla (Lawn Hill) National Park (300 km)
Questa è una cosa buffa. Percorrendo la Savannah Way non ci eravamo accorti dell’esistenza di questa deviazione, vista soltanto adesso mentre scriviamo l’articolo. E ci dispiace parecchio. Questo perché da Burketown si puo’ andare verso sud, dove il “Boodjamulla (Lawn Hill) National Park” cela il “Riversleigh World Heritage Area”, un sito Patrimonio dell’Umanità, nonché uno dei 10 migliori siti fossili al mondo (con ossa risalenti addirittura a 25 milioni di anni fa). E stiamo parlando di fossili di animali che esistevano solo in Australia, e quindi unici nella loro specie. Ed insieme a questo nel Parco troverete vari percorsi per conoscere la gola rocciosa Lawn Hill Gorge e anche i campeggi “Lawn Hill Gorge Camping Area” e “Miyumba Bush Camp” dove poter dormire a pochi passi dalle attrazioni. Oltre a questo, ahinoi, non possiamo dirvi altro ma possiamo lasciarvi i link alla pagina delle brochure, con tanto di mappe, del “Boodjamulla (Lawn Hill) National Park”.
Per raggiungere tutto ciò dovrete passare dall’insipida Gregory Downs con i suoi alloggi (120 km di strada asfaltata da Burketown) per poi fare gli altri 100 km per il Parco più i 115 km, per ritornare sulla Savannah Way (poco dopo Domadgee) su di un percorso sterrato. Quando sarete soddisfatti della visita al particolarissimo Parco Nazionale potrete quindi tornare a leggere il nostro articolo.
Tappa #4 – Dal Foelesche River Campground a Mataranka (618 km)
La nostra Savannah Way, purtroppo, si avvicina alla fine. Eppure lei ha ancora tanta voglia di stupirci. Basterà soltanto nominare i giganti di arenaria della Riserva Caranbirini e le calde acque delle terme del Parco Nazionale Elsey per far diventare anche questa giornata di viaggio una giornata di puro piacere.
Caranbirini Conservation Reserve, la natura diventa magica
Nuovo giorno, nuovo viaggio, nuove scoperte. 72 km dei soliti coloratissimi paesaggi australiani e siamo già a Borroloola. Facciamo rifornimento in questo rude e dimenticato abitato indigeno (poveri aborigeni) e via verso la “Caranbirini Conservation Reserve”. Ancora non sapevamo quanto fortunati fossimo stati ad incontrare la coppia di anziani ieri sera. Enormi montagne di arenaria, solidificatesi nei millenni, erano lì ad attenderci. Parcheggiata l’auto ed attraversato il particolare specchio d’acqua che circonda la Riserva, pieno di ninfee e uccelli di vari colori, vi si parerà davanti uno spettacolo naturale con pochi eguali.
Se anche voi a questo punto non aspettate altro che approfondire la vostra visita, all’interno della Riserva troverete numerosi percorsi che vi prenderanno circa mezza giornata per esplorarli in toto. I tre principali sono il “Caranbirini Waterhole Walk“, 200 metri a/r, il circuito “Barrawulla Walk” (detto anche “The Lost City“), di 2 km, e il “Jagududgu Walk“, anello di 7,5 km. Vi basterà comunque percorrere i primi due per capire la vera essenza del posto.
Camminerete fra queste formazioni di arenaria dalle forme più particolari, lavorate ad opera d’arte dagli agenti atmosferici. Proprio per questo il paesaggio sembrerà cambiare costantemente: in dei momenti vi sembrerà di essere nel deserto, poi ai piedi dei calanchi, in altri di fronte alle costruzioni di un monastero asiatico o, ancora, davanti ad una città perduta, con le rocce che superano addirittura i 25 metri di altezza. Potrebbe anche capitarvi di imbattervi in dei cartelli che vi chiedono gentilmente di non proseguire in una determinata direzione, dove si trovano aree considerate sacre dagli aborigeni. Non importa davvero andarci; i giganti di arenaria saranno più che sufficienti a riempirvi gli occhi ed il cuore.
Una veloce sosta a Daly Waters
Abbiamo così salutato i magnifici giganti d’arenaria per poi guidare, su strada asfaltata, per ben 340 km attraversando i malinconici villaggi di Mc Arthur e Arnold; in questo tratto nemmeno il paesaggio è riuscito a farci compagnia. Siamo così arrivati a Birdum, un minuscolo paesino con un solo incrocio: a sinistra si puo’ raggiungere Alice Springs, oppure prendere il percorso alternativo direzione Timber Creek (messo molto male, perciò obbligo di 4×4); a destra invece si raggiunge Mataranka, abbandonando la Savannah Way per 170 km. Noi, come avrete già capito, abbiamo svoltato verso la seconda.
Nemmeno il tempo di rendercene conto e arriviamo a Daly Waters: 55 abitanti, il famosissimo “Daly Waters Historic Pub” (mai sentito prima d’ora) e un aeroporto della Seconda guerra mondiale trasformato in “museo“. Il primo è pieno di cimeli delle persone che sono passate da queste parti (banconote, documenti e anche biancheria intima), mentre il secondo vi dà la possibilità di visitare gratuitamente l’hangar abbandonato, le varie strutture in rovina ed i vari pezzi di un relitto aereo. Un villaggio non spettacolare ma che vi aiuterà a sgranchirvi le gambe prima di ripartire per l’ennesimo lungo viaggio.
Elsey Cemetery National Reserve, il cimitero australiano protetto
Prima di raggiungere Mataranka abbiamo fatto una sosta al cimitero di Elsey, così importante per l’Australia che è stato addirittura classificato come Riserva Nazionale. In questo luogo sacro riposano in pace molti dei personaggi protagonisti del celebre romanzo autobiografico “We of the Never Never” scritto da Jeannie Gunn e pubblicato nel 1908 (mai arrivato in Italia). Oltre ad essere stato precursore dei romanzi australiani moderni, il libro è rinomato poiché l’autrice è stata la prima donna bianca a mettere piede in quest’area così remota. “We of the Never Never” (da cui hanno tratto anche un film) racconta l’esperienza che Jeannie ha vissuto quando si è trasferita insieme al marito alla Elsey Station Homestead nel 1902. Fattoria che ancora oggi è possibile visitare, situata a 600 metri dal cimitero, e che ha dato nome al meraviglioso Parco Nazionale Elsey che andiamo subito a scoprire.
Elsey National Park, le acque termali di Mataranka
Ma quanti chilometri abbiamo fatto? Dopo questo enorme viaggio non c’è niente di meglio che raggiungere Mataranka e le sue acque termali all’interno dell’“Elsey National Park”, il luogo perfetto per riposarsi e ricaricare le energie. Basterà il semplice “Park Pass” (acquistabile qui) per sfruttare al meglio il Parco con le sue piscine di acqua calda, circondate dalla foresta tropicale, ed i percorsi a piedi accompagnati da bei paesaggi.
Fate quello che volete, senza però perdervi uno o più bagni nelle due piscine termali principali. La “Mataranka Thermal Pool” offre l’opportunità di immergersi in acque a circa 32°C provenienti da sorgenti termali naturali, color verde menta, il tutto in mezzo ad altissime ed infinite palme. Tutto ciò sembra provenire da un paradiso tropicale. Non da meno sono le “Bitter Springs”, molto simili alle precedenti (anche se meno carine), e raggiungibili in soli 20 minuti di passeggiata. Oltre a queste non potrete fare il bagno in nessun’altra vasca (come per esempio la “Rainbow Springs”, una piccola piscina alimentata dal sottosuolo a 300 litri al secondo) sempre a causa della probabile presenza di coccodrilli. Ma tranquilli che il piacere è assicurato anche senza queste.
Se però troppo riposo non fa per voi, avventuratevi sui percorsi all’interno del Parco con le passeggiate nella natura, e scegliete tra il “Botanic Walk” (anello di 1,5 km), per ammirare le diverse specie vegetali del Parco, ed il “Korowan” (8 km a/r), per vedere le cascate “Mataranka Falls”. Tenete a mente di controllare questa pagina per le varie aperture delle strade e del Parco stesso, poiché tra novembre e aprile potrebbe essere chiuso causa inondazioni o manutenzione.
A chi invece non basterà un solo giorno all'”Elsey National Park” dovrà soltanto scegliere tra uno dei numerosi alloggi disponibili nei pressi del Parco (a Mataranka ci sono più posti per dormire che residenti). Noi abbiamo trascorso la notte al “Mataranka Homestead” (piazzola con elettricità 40 AU$ per due persone, senza 30$ e sconto di 5c al litro al benzinaio Mataranka Central), campeggio letteralmente a due passi dalle piscine ma di certo non il migliore della zona. Qualche punto in più se lo è guadagnato la sera, con l’esibizione gratuita di “Nathan Whippy Griggs” e le sue fruste. Nathan Griggs, che qua fa uno spettacolo quasi ogni sera, non è soltanto l’australiano migliore nel far schioccare la frusta, ma è addirittura detentore di quattro Guinness World Record in questa specialità. Ed è un grandissimo intrattenitore. Possiamo dunque andare a letto contenti, anche se domani è l’ultimo giorno della nostra Savannah Way…
Percorso ufficiale – Da Cape Crawford a Mataranka, via Roper Bar (590 km)
Dopo Caranbirini, raggiunto Cape Crawford, troverete un incrocio e potrete scegliere se proseguire verso Daly Waters, su una comoda strada totalmente asfaltata, o avventurarvi verso nord attraversando il “Limmen National Park” (simile a Caranbirini ma ancora più grande e spettacolare), percorrendo circa 400 km di off-road fino a Roper Bar.
Inizialmente avevamo in mente di avventurarci lungo questa strada per 4×4, ma ahinoi il giorno prima abbiamo forato, trovandoci costretti a montare la ruota di scorta. A Borroloola non abbiamo avuto modo di trovare una ruota per sostituire quella bucata e così a malincuore abbiamo dovuto rinunciare a questa ulteriore impresa. 400 km di sterrato senza gomma di scorta sono una pazzia che abbiamo preferito evitare. Molto meglio per noi proseguire per Daly Waters.
Tappa #5 – Da Mataranka a Katherine (108 km)
Anche se non sul percorso ufficiale, una volta completata questa tappa fino a Katherine, la nostra Savannah giungerà al termine. Avremo così percorso oltre metà del totale, ma la strada per chi vuole spingersi fino a Broome è ancora tanta, piena di bellezze ma anche di insidie. Noi siamo pronti a raggiungere Darwin, l’estremo nord ci attende, prima però una sosta a Katherine per un cambio gomme, per una visita alle famose gole e per un ultimo bagno in omaggio alle infinite emozioni che la Savannah Way ha saputo regalarci.
Katherine
Da Mataranka riprendiamo subito sulla Savannah Way originale e dopo circa 110 km torniamo, ahimè, alla civiltà. Katherine però non ci dà quello shock che credevamo. La cittadina non è né troppo grande né troppo piccola, anzi, è il giusto mix tra negozi di ogni tipo (dove poter sostituire la ruota bucata) e bellezze naturali da conoscere. In effetti il centro cittadino ha giusto due cose da vedere, ovvero le terme (“Katherine Hot Springs”, anche se quelle di Mataranka sono superiori) e la via principale Katherine Terrace, lungo la quale troverete monumenti, gallerie d’arte, centri culturali, informazioni turistiche e la solita stazione abbandonata. Tuttavia la Regione di Katherine è enorme (grande quasi quanto tutta la Francia) e nei dintorni dell’omonima cittadina troverete uno stupendo Parco Nazionale che dobbiamo farvi conoscere…
Nitmiluk National Park, tra gole e piscine naturali
Sì, stavamo parlando proprio di lui, del Parco Nazionale Nitmiluk, uno dei gioielli più brillanti di Katherine. Questo racchiude paesaggi spettacolari caratterizzati da gole profonde da navigare, affilate scogliere di arenaria su cui camminare e fresche piscine naturali in cui tuffarsi. Come fare a resistere? L’unico problema è che il Parco è così esteso che ci vorrebbero giorni per visitarlo tutto e quindi noi vi consigliamo le sue due sezioni principali, nonché le migliori.
N.B.: questo variegato e spettacolare paesaggio di Nitmiluk è il luogo dove tutt’oggi i Jawoyn (la comunità aborigena più numerosa del Northern Territory) vivono, lavorano e continuano a condividere la loro cultura con la comunità e i visitatori. Ricordatevi sempre che voi siete gli ospiti.
Nitmiluk (Katherine) Gorge
Iniziamo dal più vicino. A poco più di 28 km dal centro cittadino c’è un ingresso del Parco attraversato dal Katherine River, il corso d’acqua che ha dato il nome a quasi tutto da queste parti. Ed anche qua la fa da padrone: stiamo entrando nel Katherine (o Nitmiluk) Gorge per ammirare le sue 13 profonde gole rocciose scavate dal fiume.
Prima di avventurarvi nei suoi vari percorsi vi suggeriamo di visitare il “Nitmiluk Visitor Centre” lì vicino, così da farvi un’idea di cosa andare a fare. Vi diciamo questo perché in questa parte del Parco ci sono ben 58 km di percorsi e svariati tour e sarà dura scegliere l’attività migliore da soli. Potrete difatti esplorare la zona con la barca, la canoa, l’elicottero o a piedi e decidere se ammirare le splendide pareti rocciose dall’alto o da più vicino, nonché scoprire la “Jawoyn Valley” e le sue incisioni aborigene che narrano la storia antica di questa terra. Insomma, sarà difficile annoiarsi, e non emozionarsi, di fronte al Nitmiluk Gorge.
Leliyn (Edith Falls)
Altri 90 km dalle gole, e circa 60 km da Katherine, ci separano dalla prossima meraviglia del Parco Nazionale Nitmiluk: un’oasi nascosta circondata da alberi, piscine naturali e cascate, nominata Leliyn (o Edith Falls). Mappa alla mano (che trovate in basso) si capisce già che si tratta di un luogo ideale per fare un picnic, un trekking alla scoperta di altre piscine naturali (con il “Leliyn Trail” e la “Sweetwater Pool Walk”) o per tuffarvi semplicemente in una di queste. Vi promettiamo che ne varrà assolutamente la pena.
N.B.: vi ricordiamo ancora una volta che per entrare (e anche dormire) in tutti i Parchi Nazionali che troverete nel Northern Territory avrete bisogno del “Park Pass”, acquistabile su questa pagina.
Siamo arrivati alle Edith Falls nel periodo estivo australiano e perciò, oltre al caldo, le cascate non erano al massimo della potenza. Fatto sta che in circa tre ore siamo riusciti a completare il percorso “Leliyn Trail” (circuito di 2,6 km), rinfrescandoci in tutte gli specchi d’acqua che incontravamo sul percorso (tranne nella Middle Pool, dove è vietato fare il bagno…indovinate il perché). Non siamo però riusciti a percorrere la “Sweetwater Pool Walk” (8,6 km a/r dal parcheggio), arrivando unicamente alla Longhole Pool, 1,7 km dall’intersezione dei due trekking. Così facendo sarete di nuovo carichi per rimettervi in marcia verso la prossima méta; la nostra è Darwin ed il cosiddetto Top End, e proprio in questo momento finisce la nostra Savannah Way. Ci piange il cuore soltanto a scriverlo.
EXTRA – Il Kimberley in Western Australia
Avete deciso di proseguire con la Savannah fino a Broome? Che grandi! Ci dispiace però di non potervi essere di aiuto, infatti questa è l’unica parte di Australia che (per adesso) ci manca da visitare. Due cose però possiamo dirvele lo stesso…
Superato il confine tra Northern Territory e Western Australia vi ritroverete nella Regione denominata “Kimberley“. Questa è l’ultima frontiera dell’Australia, una regione selvaggia e spettacolare che riuscirà sicuramente a lasciarvi a bocca aperta. Lungo questo tratto potrete ammirare le particolarissime formazioni rocciose del “Purnululu National Park”, le gole del “Windjana National Park”, le incantevoli cascate “Mitchell Falls” (fuori dal percorso) e, alla fine della Savannah, la storica città di Broome, famosa per i suoi tramonti e per Cable Beach. Il resto toccherà a voi scoprirlo.
Savannah Way, il viaggio della vita
Se siete arrivati fino a questo punto dell’articolo ormai vi sarà chiaro che la Savannah Way è un viaggio che rimane nel cuore, un modo per scoprire l’Australia settentrionale in tutta la sua diversità e autenticità. Che siate alla ricerca di natura, cultura, storia o avventura, la Savannah Way ha qualcosa di incredibile da offrirvi. Ogni tanto ci fa ancora sognare ad occhi aperti: ci vediamo sopra la Peggy (la nostra Pajero 4×4) con il vento addosso ed il rosso tutto intorno, a macinare chilometri in attesa di arrivare nuovamente in uno di quei posti che tanto ci hanno fatto commuovere. La Savannah Way non è un viaggio turistico, la Savannah Way è un viaggio dentro sé stessi.