08.05.2016 – 11.11.2016
Quebrada de Palala, Awanapampa, San Antonio de Lipéz, Deserto di Siloli. Probabilmente questi nomi non vi dicono niente, ma se provassimo invece con Salar di Uyuni? Tutto più facile, vero? Uno dei più grandi deserti al mondo, il più grande in assoluto se consideriamo solo quelli composti di sale. Un gigante bianco che si estende per 10.582 km² a 3.650 metri s.l.m. Se non ne avete mai sentito parlare lo avrete sicuramente visto almeno per sbaglio in qualche servizio televisivo o in qualche foto dei “Posti da visitare prima di morire”. Niente di tutto questo? Male. Molto male. Lo conoscete fin troppo bene ma non sapete qual è il miglior modo per ammirarlo? Già meglio. È il vostro sogno ma per adesso “irrealizzabile”? Capibile.
Se fate parte di uno di questi casi, però, non dovete preoccuparvi, ci siamo noi qua apposta per voi. Vi descriveremo il miglior Tour in uno dei posti più belli al mondo ed i trucchi per realizzarlo spendendo il meno possibile. Cosa chiedere di più?

Per mettere subito le cose in chiaro
Scopri quali sono gli altri luoghi da visitare assolutamente durante un viaggio in Bolivia!
Come organizzare un tour al Salar de Uyuni?
Da quale città partire per il tour?
Partiamo dall’inizio, cioè, come organizzare un tour al Salar di Uyuni? Va detto che per raggiungere il deserto potete partire a vostro piacimento da diverse località, sia cilene che boliviane. Dal Cile normalmente si puo’ raggiungere partendo dalla bellissima città di San Pedro de Atacama con tour perlopiù di 2 notti e 3 giorni che comprendono il passaggio della frontiera per strade mozzafiato e la visita a numerose lagune, per poi concludersi proprio come quella fatta da noi (non vi vogliamo svelare niente) prima del rientro in Cile (è anche possibile non ritornare a San Pedro e proseguire in maniera indipendente dalla città di Uyuni. Il prezzo comunque è lo stesso). La spesa totale per tutto ciò? 90.000 pesos cileni. Pochissimo, non è vero? Ma non abbiate fretta a prenotare, aspettate…
Logicamente, anche dalla Bolivia si trovano molti tour, che partono sia direttamente dalla città di Uyuni che da La Paz e Tupiza. Le prime due, a meno che abbiate poco tempo a vostra disposizione, non sono nemmeno da prendere in considerazione, dato che generalmente i loro Tour sono giornalieri o al massimo di 1 notte (vi perdereste così le cose migliori) mentre per la terza, Tupiza, tutto questo non vale. Partendo da qui dovrete prepararvi ad un viaggio di 3 notti e 4 giorni e a tante di quelle meraviglie da vedere che quando vedrete del comune sale in giro per casa vi metterete a piangere di malinconia. Ah, se non si fosse capito noi siamo partiti proprio da Tupiza.
Badate bene, non stiamo sottintendendo che, siccome noi siamo partiti da Tupiza, allora questo è senz’altro il migliore. Non siamo solamente noi a pensarla così, ma tantissime persone con le quali ci siamo confrontati sia prima che dopo il tour. Perciò, se avete tempo a disposizione, vi consigliamo vivamente di prenotare questo poiché vi porterà alla scoperta di territori incontaminati e di popolazioni locali che hanno conservato usi e costumi dell’antichità e vi farà sentire in perenne contatto con la Pacha Mama (la Madre Terra in lingua Quechua) in un modo nuovo e profondo. Ma soprattutto con il tour da più giorni avrete la possibilità di vedere il Deserto di Sale nel momento più bello della giornata. Un ricordo che rimarrà indimenticabile.

Lui, per esempio, ha deciso di farsi tutto il Tour in bicicletta. Eroe.
Una delle migliori agenzie di Tupiza per il tour
Restringendo il campo a Tupiza, quale agenzia preferire? Noi abbiamo passato un’intera giornata a studiare recensioni su internet e a girovagare per la città chiedendo preventivi nelle diverse agenzie di viaggio (ce ne sono tantissime). Alla fine abbiamo preso una decisione, contrattando con “La Torre Tours”. Abbiamo optato per questo tour sia per l’affidabilità dell’agenzia (uno dei migliori punteggi nelle recensioni di TripAdvisor) che per il buonissimo rapporto qualità/prezzo.
Consigli per la scelta del tour ad Uyuni
…tutti i tour che partono da Tupiza seguono lo stesso itinerario, con variazioni veramente minime (se non inesistenti) e spesso i numerosi fuoristrada delle varie agenzie viaggiano in gruppo. Quindi non badate a questo particolare per scegliere a chi affidarvi ma riflettete bene sul fatto che l’autista dovrà guidare tutto il giorno, svegliandosi all’alba e andando a dormire tardi, le strade asfaltate non esistono (preparatevi ad un viaggio a prova dei migliori ammortizzatori) e le Jeep non sono proprio gli ultimi modelli (abbiamo poi scoperto che le auto non sono di proprietà dell’agenzia ma dell’autista o della cuoca…assurdo!) perciò molto meglio puntare sulla serietà e sulla sicurezza e non cercare di risparmiare qualche boliviano.
Ci teniamo a dirvi di non prenotare assolutamente dall’Italia questo tour (né nessun altro del Sud America) dato che il prezzo in loco è sempre più basso, e non di poco, e c’è sempre tempo di chiedere un ulteriore sconticino. Non preoccupatevi, non rischiate di rimanere senza tour; l’agenzia pur di non lasciarvi a piedi farà partire una macchina in più. Ok, questo è tutto quello che c’è da sapere prima della partenza.
Costo del tour al Salar di Uyuni e cosa comprende
La “Torre Tours”, oltre a parametri di sicurezza e affidabilità alti, ha anche un prezzo concorrenziale che non a caso la rende una fra le migliori agenzie per la visita al Salar. 1.250 pesos boliviani per il tutto. Cosa comprende questo tutto? Quattro giorni e tre notti di viaggio, un’autista/guida turistica e una cuoca (entrambi a nostra completa disposizione), spostamenti con fuoristrada 4×4 da dividere in 6 persone (4 partecipanti, autista e cuoca), tre alloggi differenti, colazioni, pranzi, merende e cene (anche per vegetariani), bevande, mate e, se avrete voglia, moltissime chiacchere. Inoltre, visto che il giorno prima della partenza avevamo fatto un Tour a cavallo con la stessa agenzia, ci hanno gentilmente offerto incluso nel prezzo un sacco a pelo da alta montagna (credetemi ne avrete estremo bisogno, gli alloggi sono carini ma non hanno riscaldamento). E cos‘è che non include? Ingressi ai Parchi e alle Riserve (obbligatori), biglietti per le terme e uso delle docce calde. Esatto, sarà un viaggio per niente da signori ma proprio all’avventura. L’autista/guida turistica parla solo spagnolo ma se volete una guida che parli inglese (per l’italiano non c’è proprio possibilità) dovrete pagare un supplemento.
Ricapitolando: prediligete, se possibile, tour di più giorni, affidatevi ad una buona agenzia (la sicurezza prima di tutto), non prenotate dall’Italia. Pochi passaggi per un ricordo indimenticabile.

Il nostro grande gruppo
La partenza da Tupiza
La partenza è prevista per le ore 8:00 circa e constatiamo con piacere che i nostri compagni di viaggio saranno veramente Anne e Gunter (la coppia di tedeschi conosciuti la sera prima a Tupiza) e quando ci avviciniamo al fuoristrada per caricare gli zaini conosciamo anche l’autista Grober e la nostra cuoca personale Porfiria, da noi amorevolmente chiamata Porfi. Se anche voi opterete per La “Torre Tours” come noi provate a chiedere questa coppia vincente: Grober non beve, è molto attento alla guida, molto curioso ed un buon chiaccheratore, mentre Porfiria oltre ad essere una cuoca eccellente e materna era sempre la prima ad entrare per procurarci il tavolo migliore, quello più vicino al fuoco e anche le migliori camere. La nostra mammina boliviana.

La nostra grande squadra
Fissiamo così i nostri zaini ed i viveri sul tettuccio della macchina, li ricopriamo con un telo che li protegga dalla sabbia e dal sole e siamo pronti a partire. Grober ci fa immergere subito nel clima giusto con le canzoni tipiche boliviane. Sono così una novità che non smettiamo di provare a cantarle e ballarle. Comportamento che cambierà decisamente al terzo giorno di viaggio (ma forse anche al secondo) quando lo supplicheremo di mettere un po’ di musica da Gringos (così veniamo chiamati noi stranieri in Sud America, anche se il termine sarebbe stato inventato per gli statunitensi).
Questo articolo sarà diverso da tutti gli altri scritti da noi. Poche spiegazioni e tante foto. Anche perché a volte un’immagine vale molto più di mille parole. E queste foto valgono forse anche di più…

Come percorso iniziale non c’è male…
Giorno 1 – Da Tupiza a San Antonio de Lipéz
Poca strada asfaltata e già entriamo nello sterrato, dal quale usciremo solo l’ultimo giorno. Iniziamo a conoscerci e nemmeno il tempo di accorgersene che è tempo di scendere per la prima fermata. Ci troviamo poco fuori le porte della città e davanti a noi si erge la Quebrada de Palala dove formazioni rocciose di un rosso intenso si susseguono per dare vita ad un paesaggio spettacolare che ci ricorda tanto Tilcara con la sua Quebrada de Las Señoritas ma anche La Valle de la Luna di San Pedro de Atacama. Il primo incontro con la civiltà lo facciamo passando il villaggio di Nazarenito, un villaggio di minatori dove vivono otto famiglie nelle condizioni più povere che possiate immaginare. Ma qui sembra tutto normale, forse di posti così in Bolivia ne esistono a centinaia.
Una distesa di lama
Il tempo passa e per sgranchirci le gambe ci fanno fermare nuovamente. Stavolta il punto d’interesse è Awanapampa, dove ci aspetta un immenso allevamento di llamas (lama). Questi simpatici camelidi, un po’ timorosi e non molto propensi a farsi avvicinare dall’uomo, sono anche fra gli animali più puliti al Mondo; se vedrete dei mucchietti neri in alcuni angoli appartati non preoccupatevi, quelli sono le loro Toilette! I lama infatti scelgono dei punti specifici dove fare i loro bisogni lasciando il resto dello spazio pulito. Simpatici, intelligenti e molto puliti a quanto pare.
Un particolare negozio di souvenir
Salutati i numerosi lama (senza essere riusciti ad avvicinarci nemmeno ad uno) risaliamo in auto per fermarci “poco” tempo dopo in un bel punto panoramico. Attorno a noi nessun edificio, solo un paesaggio mozzafiato e due donne boliviane insieme ai loro prodotti artigianali. Ancora oggi ci chiediamo come possano esserci arrivate. Fatto sta che l’economia di chi vive in questi paesini dimenticati da tutti si basa quasi interamente sui turisti e sull’allevamento dei simpatici e puliti animali che danno loro (oltre alla carne e al latte) una pregiata lana utilizzata per tessere prodotti unici e ricercati. Fiammetta si lascia rapire dalla perfezione di quei prodotti e decide così di acquistare un berretto di morbidissima lana a soli 40 pesos. La cosa che anche stavolta ci lascia sgomenti è la risposta delle signore alla nostra domanda «Quante ore ci vogliono per farne uno come questo?» la risposta è «Ore? Ci vogliono giorni!». Non vogliamo dire niente al riguardo, però se vi capita di passare anche a voi di qui portatevi qualche soldo extra da lasciare a queste umili persone.
La miniera degli orrori
Siamo partiti da nemmeno mezza giornata e già la nostra coscienza è cambiata quanto basta per immergerci nella vita boliviana. Ma non è finita qui. Infatti, dopo altro tempo passato a parlare del più e del meno, a mangiare lecca lecca offerti da Porfi e ad ascoltare canzoni tipiche, arriviamo nella piccola Machu Picchu: San Antonio de Lipéz (4690 m.s.l.m.).
Quest’ultima esiste da quando si capì che nelle montagne circostanti si trovavano oro e tanti altri metalli preziosi. Cosicché quei buontemponi degli spagnoli fecero costruire il villaggio e scavare le miniere, costringendo le popolazioni locali e gli schiavi a vivere e lavorare lì per loro. Ricordandovi che ci troviamo a quasi 5.000 m.s.l.m. e che qui anche respirare risulta difficile arriverete alla conclusione che moltissimi morirono dentro quegli strettissimi cunicoli sotterranei esposti al caldo insopportabile del deserto. A raccontarci la triste storia è un ragazzo boliviano che ad oggi vive nel nuovo villaggio di San Antonio. Lo ascoltiamo in silenzio. Naturalmente adesso di oro non ce n’è più e le famiglie rimaste ormai non perdono più tempo a cercarlo.
La prima (freddissima) notte del tour
Saliti in macchina scopriamo che anche noi trascorreremo la prima notte del nostro tour nella “nuova” San Antonio e dobbiamo dire che, almeno a prima vista, qui non sembrano passarsela molto meglio dei loro antenati. Entriamo nell’abitazione che ci darà da dormire, aiutiamo a scendere tutto dalla Jeep, sistemiamo gli zaini e andiamo di corsa a tavola: la nostra cuoca preferita ci ha fatto una bella merenda con tanto di tè. A stomaco pieno ci andiamo a riposare prima dell’ora della cena. Porfi ci mette davanti agli occhi un piatto super abbondante e buonissimo mentre dei bambini del luogo cantano delle canzoni per intrattenerci. L’istruzione rappresenta un problema, le scuole sono troppo lontane e spostarsi per raggiungerle per queste famiglie è impensabile, così i bambini crescono analfabeti e senza una giusta formazione. A fine “concertino” passano per i tavoli a chiedere un piccolo aiuto. Anche stavolta non darglieli è quasi impossibile.

In una foto siamo riusciti a ritrarre tutto il villaggio. Non dev’essere facile vivere qui.
Ora però è tempo di andare verso il letto. Domani la sveglia suonerà all’alba ma prima di coricarsi usciamo due minuti per capire come si vedono le stelle da qua. A 4.250 m.s.l.m. immersi nella natura con l’inquinamento luminoso pari a zero potete immaginarvi che cielo ci sia sopra le nostre teste. Va detto però che fa un freddo allucinante qua fuori e anche dentro non è che cambi molto. Tocca quindi vestirsi belli pesanti, infilarsi nel sacco a pelo e coprirsi con due (se ce ne sono di più meglio) piumoni. Ora già meglio. Buonanotte.
Giorno 2 – Da San Antonio de Lipéz a Huayllajara
All’alba del secondo giorno Porfi ci aspetta già pronta al nostro tavolo con un’abbondante colazione. Abbiamo giusto il tempo di preparare e caricare tutto che alle prime luci del mattino siamo già in partenza per raggiungere la prima méta della giornata, la Laguna Morejón (4855 m.s.l.m.) un lago di colori che si estende ai piedi del vulcano Uturuncu (6.008 m.s.l.m.).

Il nostro nuovo Record in fatto di altitudine
L’ingresso nella “Riserva Nazionale Eduardo Avaroa”
Abbiamo già visto tantissime cose, ma questo non è ancora niente. Stiamo per entrare nella “Reserva Nacional Eduardo Avaroa”. Qui il biglietto d’ingresso è obbligatorio e non incluso nel tour: 150 bolivianos. Iniziamo la sua scoperta dalla Laguna Hedionda, che letteralmente significa puzzolente (anche olfattivamente). I paesaggi dentro il Parco sono tutti bellissimi ma, essendo quasi un ambiente desertico, a lungo andare puo’ apparire molto simile. Fortunatamente raggiungiamo la caratteristica Laguna Kollpa dalla quale viene estratta della polvere bianca che viene usata come sapone per lavare e profumare il corpo o i vestiti.

Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria!
Acque termali con vista
Dopo aver provato con mani questa “magica” polvere siamo pronti per andare a mangiare. Arrivati all’edificio adibito al pranzo siamo liberi di passare un po’ di tempo rilassandoci nelle terme di Polques. L’acqua calda (36-39°) ed il panorama surreale rendono tutto un sogno. Sogno che si conclude con il richiamo della Porfi: il pranzo è pronto! Ancora non del tutto asciutti davanti a noi arrivano piatti da Re. Questo tour è perfetto!

Potremmo stare meglio, è vero, ma sicuramente potremmo stare molto ma molto peggio

Ogni pasto un chiletto in più. Grande Porfi!
Dal deserto ai vulcani, passando per le lagune
A pance piene passiamo attraverso il deserto di Dalí, chiamato così per la somiglianza con i paesaggi presenti nei suoi quadri degli “Orologi Sciolti“, anche se noi tutta questa somiglianza non ce la vediamo. Oggi le soste di susseguono una dietro l’altra (per fortuna oseremmo dire, dato che le gambe chiedono pietà) e così abbiamo l’onore di ammirare la Laguna Verde, la Laguna Bianca ed il magnifico Licancabur. Quest’ultimo avevamo già avuto il grande piacere di conoscerlo dalla parte cilena (Geyser del Tatio ad Atacama vi dice niente?) dato che questo vulcano è il confine naturale tra i due Paesi.

Paesaggi così sono difficili da dimenticare
Incontro ravvicinato con i Geyser
Il viaggio continua e continuiamo anche a salire, fino a raggiungere il punto più alto del tour, a poco meno di 5.000 m.s.l.m., dove ci aspettano i Geyser “Sol de Mañana”. Avevamo visto “eruzioni” più grandi in Cile (Geyser del Tatio ad Atacama vi ridice niente?), ma vederli è sempre un piacevole spettacolo. Dobbiamo però rientrare di corsa in macchina poiché a queste altezze il freddo inizia ad essere troppo pesante e quindi, ricordatevi, vestirsi bene è la parola d’ordine.

I Geyser o, come li chiamano qui, “La Fumarola”
La seconda (ancor più fredda) notte
Il sole inizia a tramontare e noi siamo arrivati al villaggio di Huayllajara per fare merenda, cenare ma sopratutto per scaldarci e riposare un po’. Come sempre il cibo è ottimo e la Porfi ci ha tenuto il tavolo più vicino alla stufa. Il problema arriva quando si spengono le luci (dopo una certa ora in qualsiasi alloggio del tour staccano la corrente) e tutti e quattro, soli dentro i nostri sacchi a pelo, non riusciamo ad addormentarci per il troppo freddo e niente riesce a darci sollievo. Sarà una lunga notte. La notte più fredda di tutto il Tour.
Giorno 3 – Da Huayllajara a Puerto Chuvica
Ci svegliamo non troppo riposati ma lo stesso pronti e belli carichi per il terzo dì di viaggio e per un altro giorno di esplorazione. Oggi la “Riserva Eduardo Avaroa” sta per dare il meglio di se e così iniziamo la giornata subito con il botto. Al suo interno troviamo per prima la fiabesca Laguna Colorada. Qui, oltre all’acqua, anche tre diversi tipi di fenicotteri colorano il paesaggio: il fenicottero Andino, quello Di James ed il fenicottero Cileno. Perché qui è tutto così rosa? Il motivo è presto spiegato. All’interno dell’acqua si trova un’alta concentrazione di plancton e alghe che con i loro pigmenti colorati donano alla laguna ed ai fenicotteri (che se ne cibano) questa meravigliosa colorazione. Passiamo nella laguna diversi minuti affascinati dalla bellezza e dalla maestosità di questi volatili regali che non sembrano nemmeno molto intimoriti dall’essere umano.

Nessun effetto speciale, il colore è proprio questo

Ma come siamo romantici?
Il deserto di Siloli, un museo naturale a cielo aperto
Siamo ancora esterrefatti per quello a cui abbiamo appena assistito che arriva il momento di un’altra sosta. Siamo giunti al deserto di Siloli, dove 110 km² di sculture surreali ci lasciano a bocca aperta. Sembrano le creazioni di un celebre artista, ma in realtà qui la mano è quella della Pacha Mama. Durante la potente eruzione di un vicino vulcano le rocce sono stata “sparate” a diversi chilometri e, dopo aver toccato il suolo, grazie all’erosione del vento, si sono formate figure pazzesche. Sono una più bella dell’altra ma la più famosa e la più incredibile è l’ “Arbol de Piedra“. Questo è veramente un luogo magico per volare con l’immaginazione.

Deserto di Siloli avanti, per la toilette a sinistra

Un quadro.
Paesaggi e panorami naturali incredibili
All’interno della Riserva le lagune sembrano non finire mai e, impossibile ma vero, sono una differente dall’altra. Ci attendono così colori che sembrano non appartenere a questo mondo con le fermate alla Laguna Honda (4.170 m.s.l.m.), alla Laguna Chiarkota (4.285) e alla Laguna Cañapa (4.265), mentre il pranzo verrà consumato per strada a mo di pic-nic con una stupenda vista sul Vulcano Ollague (5.865). Forse l’abbiamo già detto troppe volte, ma questo Tour (con la “T” maiuscola) è una cosa indescrivibile. E dire che il pezzo forte deve ancora mostrarsi.

Forse l’avrete capito da soli ma tutti quei puntini sono fenicotteri

Noi insieme al Volcano Ollague

Tra le tante piccole soste vedrete anche questo
La terza notte nell’Hotel di Sale
Il pomeriggio, tra piccole soste, chiacchere e lecca-lecca, arriviamo finalmente al così tanto rinomato Hotel di Sale, situato in Puerto Chuvica. L’impatto è strano: qui qualsiasi cosa è fatta di sale, dai tavoli al tetto, dai muri alle sedie e perfino il letto non sfugge a questo strano materiale da costruzione. Qua riusciamo finalmente a fare una doccia calda (al costo di 10 bolivianos e no, questa non è di sale) e come nuovi siamo pronti per l’ultima cena. Oltre ai sempre buonissimi piatti di Porfi stasera c’è qualcosa di inaspettato: in regalo per noi (come per tutti gli altri gruppi) una bella (e buona) bottiglia di vino che non tarderà a rimanere vuota. Con un po’ di alcool in corpo parliamo tutti e sei allegramente insieme fino a tarda sera, fino a che gli occhi non incominciano a cedere. Ci assopiamo pensando al grande giorno di domani. Noi siamo prontissimi per vedere la punta di diamante del Tour. E voi?

Tuuuttooo di sale!

L’ultima cena. Però stavolta non c’è nessun traditore.
Giorno 4 (il più bello) – Da Puerto Chuvica ad Uyuni
Il quarto giorno ha già inizio alle 4:00 di mattina. Alzarsi è dura, ma pensare al perché di questa sveglia in piena notte rende tutto molto più facile. Saliamo in macchina e partiamo; fuori è buio, il paesaggio è impossibile da distinguere e quindi ne approfittiamo per recuperare un po’ di sonno arretrato.
Ci svegliamo in prossimità della nostra ultima tappa ed alle 5:00 giungiamo finalmente all’Isla Incahuasi: un’isola che si erge nel bel mezzo del Deserto di Uyuni ed i cui “abitanti”, circa 6.000, sono varie e stupende tipologie di cactus. Il sole ancora non è uscito. Siamo arrivati con un tempismo perfetto. Adesso avete capito perché il Tour da più giorni è quello vincente? Esatto. Il sole che sorge sul Salar di Uyuni visto dall’Isla Incahuasi è una delle cose più incredibili mai viste prima.

L’isola che c’è
L’incredibile alba al Salar di Uyuni
Subito dopo aver pagato il biglietto d’ingresso all’ “Isola” (30 bolivianos) ci imbattiamo in un cucciolo di lama dolcissimo che sembra appena uscito da una fabbrica Trudi. Ci dispiace tanto non poter passare troppo tempo con lui ma non possiamo tardare, qualcosa di ancora più bello ci sta aspettando.
Dopo una leggera camminata in salita iniziamo a vedere la cima ed, insieme ad essa, la luce del sole fare capolino. Giunti finalmente sulla cima dell’isola e trovato un posto “isolato” tra le centinaia di turisti (siamo veramente troppi) possiamo goderci appieno lo strabiliante spettacolo di Madre Natura. È così bello che non ci sembra vero.

Il tour potrebbe essere solo questo, senza problemi

Fiammetta e l’alba…

Leonardo e l’alba…

Noi due e l’alba!

Buongiorno meraviglia!

n ricordo che non dimenticheremo tanto presto
Ma anche le cose fantastiche hanno una fine e così quando ormai è pieno giorno, felici come non mai, riscendiamo verso dove eravamo partiti. Ma le sorprese non finiscono qui: a metà strada del nostro percorso sentiamo urlare i nostri nomi. Karim, il ragazzo polacco con cui abbiamo passato diversi giorni a Torres del Paine è proprio dietro di noi. Rincontrare continuamente persone conosciute nel viaggio a migliaia di chilometri di distanza è la cosa che più ci piace. Ci raccontiamo i percorsi fatti da entrambi fino a che, arrivati alla base dell’isola, dobbiamo dividerci. Porfi e Grober sono ad aspettarci ad un tavolo apparecchiato con una ricca colazione. Scusate se ve lo ridiciamo, ma questo è IL Tour per eccellenza!

Da dovunque si guardi fa venire la pelle d’oca

Bah, guarda chi abbiamo anche ritrovato a scendere

L’ultima colazione
A tu per tu con il Salar di Uyuni
Divorate tutte le leccornie (Porfi ci aveva preparato addirittura una torta) abbiamo giusto il tempo di fare i nostri primi passi, e le nostre prime foto, sulla stranissima superficie del Deserto prima di ripartire in auto. Ma come per dove? Per le foto di rito, che guai a chi va via da qua senza farle.

La prima camminata sul Salar

Anne e Gunter: i nostri compagni di viaggio

Più idee avrete e più saranno belle le vostre foto

È una foto di quelle più classiche, ma riesce a dare sempre un ottimo risultato

Tips4tripS è arrivato anche al Salar de Uyuni

La scena del bacio qua rende molto bene
Altre cose da vedere all’interno del Salar di Uyuni
Divertiti come matti a provare le diverse prospettive (vi lasceranno un’ora e mezzo di tempo per sbizzarrirvi) siamo pronti a ripartire. La prossima fermata sarà sempre all’interno del Salar, più precisamente allo storico Hotel di Sale (quello originale) che adesso è stato adibito solo a Museo. Al suo interno una visita è d’obbligo (tanto è gratuita) ma anche all’esterno le attrazioni non mancano.
Troverete a pochi passi dallo strano albergo sia un monumento per lo spericolato “Rally Dakar” (passato di qua più volte dal 2009 ad oggi) sia una grande base di sale dove persone di tutto il mondo hanno appuntato la bandiera del proprio Paese. La cosa buffa? Ci sono bandiere di quasi tutto il Mondo, anche degli Stati più sconosciuti, ma di quella italiana nemmeno l’ombra. Quindi, fateci un piacere, se venite al Salar de Uyuni una bandiera dell’Italia, anche minuscola, portatevela dietro.

Hotel con vista Salar

Cercatela quanto volete ma la bandiera italiana non c’è…
Il cimitero dei treni di Uyuni
È proprio a questo punto che tocca salutare il più grande Deserto salino del Pianeta (contiene ben 10 miliardi di tonnellate di sale) per risalire sul fuoristrada, direzione Colchani. Qui ci aspettano una via piena di bancarelle turistiche e l’ultimo pranzo del tour. I prezzi sono buoni e ci lasciamo contagiare dai tanti turisti che fanno compere. Ne usciamo con due ponchi, uno più bello dell’altro, da veri boliviani. Dopo il pranzo ci dirigiamo verso Uyuni centro (anche se non ce la sentiamo di chiamarla città). Siamo solo di passaggio tra le sue strade ma a primo impatto non ci fa per niente impazzire.

L’ultimo pranzo
L’unica cosa degna di nota all’interno di Uyuni è proprio l’ultima fermata del tour dove avrete a che fare con un gigantesco e meraviglioso “Cimitero dei Treni“. Qua centinaia di treni britannici, da dopo la II Guerra Mondiale, giacciono abbandonati a se stessi.

Il poncho gli ha donato i superpoteri
La fine del tour al Salar di Uyuni
PUF! Ci risvegliamo dal sogno. Il Tour è finito ed è già l’ora dei saluti. I nostri compagni di viaggio tornano a Tupiza assieme a Grober e Porfi (altre 5 ore di viaggio per loro) mentre noi decidiamo di fermarci lì sapendo già che strada prendere. Saranno stati i posti meravigliosi visti in questi giorni ma a noi il centro di Uyuni non piace proprio, così senza tanta esitazione rimontiamo gli zaini in spalla e saliamo sul primo autobus in partenza che sentiamo urlare come sempre da simpatiche ragazze boliviane: «Potosí, POTOSÍÍÍÍÍ!!!».

Ringraziamo davvero di cuore Grober e Porfi, nonché Anne e Gunter sia per la compagnia che per le tante foto donateci. Vi auguriamo il meglio!
Già pronti ad esplorare Potosí? Allora leggi il nostro prossimo articolo!
Ciao! Intanto grazie mille per i consigli, super utili! Noi vorremmo andare il prossimo aprile 2023, arrivando da Villazon e partendo subito il giorno dopo per il tour. Secondo te non si rischia di non trovare posto per il giorno dopo? Invece conosci Tupiza Tour? Ho visto che loro propongono il tour attraverso le lagune il terzo giorno come proposta standard (come descrivi nell’articolo), mentre LaTorre propone come proposta standard il giro che passa per Italia Perdida e il Canon dell’Anaconda…
Ciao Daniel, grazie a te per averci scritto! Come puoi leggere nell’articolo noi abbiamo solo varcato il confine Argentina-Bolivia a Villazon e da lì siamo arrivati, tramite un minibus, a Tupiza. Questo per dirti che non sappiamo aiutarti sui tour di Villazon ma, per quanto abbiamo visto noi, è inutile fissare un tour lì e spendere di più (dato che c’è più distanza da Uyuni) quando puoi spendere pochissimo ad andare per conto tuo a Tupiza e prenotare lì un tour (tra i più economici e validi della Bolivia). A Tupiza noi abbiamo fatto con “La Torre Tours” (e ci siamo trovati benissimo) ma in tanti ci hanno parlato bene anche di “Tupiza Tours”.
L’unica cosa è che noi siamo stati in quei posti prima del Covid, quando i tour erano facilmente prenotabili anche per il giorno dopo. Ad oggi non sappiamo se il sistema sia cambiato ma siamo sicuri che in un Paese come la Bolivia troverai sicuramente un tuor che fa al caso tuo il giorno che preferisci. Non ti resta che aspettare aprile 2023 che arriverà prima di quanto credi. Per qualsiasi altro dubbio o domanda scrivici pure al nostro indirizzo tips4trips.org@gmail.com. A presto!
Ciao!!! Intanto grazie mille perché mi sto segnando consigli su consigli sulla mia guida! Andremo tra fine Luglio ed inizio Agosto per il nostro viaggio di nozze “home-made”, ti volevo chiedere qualche cosa: ho visto che consigli sempre di prenotare lì per lì, pensi che anche ad agosto sia il caso? Sei la seconda persona che consiglia quell’agenzia quindi vorremmo andare proprio con loro…pensi sia il caso di contattarli da qui o no? Poi, seconda domanda: gli zainoni si possono portare dietro o si deve partire con uno zaino più piccolo ed organizzarci per lasciare gli zaini da qualche parte? Ultima domanda: che tu sappia, l’alba si può vedere soltanto partendo da Tupiza, vero?
Grazie in anticipo!!!
Ciao Teresa e grazie a te per il bel commento. Che grandi che siete con la luna di miele “Home-made”, bravissimi!
Ti diciamo subito che a fine Luglio e inizio Agosto la notte (senza riscaldamento) sarà molto ma molto freddo negli alloggi. Se però siete pronti a questo vi straconsigliamo Tupiza e “La Torre” come agenzia: dei nostri amici ci sono stati da poco e dice che è stato uno dei tour più belli che avessero mai fatto.
Essendo agosto e voi avendo i giorni “contati” forse contattarli da casa non è una cattiva idea, ma se riuscite solo a prenotare e poi a pagare in loco il portafogli vi ringrazierà. Però anche se costasse un po’ di più varrà fino all’ultimo centesimo.
Per gli zainoni nessun problema, te li caricano sul tettuccio della 4×4 e ve li scaricano dove vi pare.
Infine, per quanto ne sappiamo, da Uyuni non ti fanno vedere l’alba mentre da Tupiza sì, ma non sappiamo se altro tour fanno lo stesso di Tupiza.
Se avete bisogno di altro scriveteci qua o in privato, saremo lieti di aiutarvi ? ma se non dovessimo più sentirci vi auguriamo un bellissimo viaggio e soprattutto un indimenticabile matrimonio ?
Ciao, bellissimo viaggio. Solo una curiosità, dato che ho visto che hai la canotta, in che mese siete partiti e che clima avete trovato? Io sto pianificando agosto..ma non riesco a capire che tempo troverò.
Lia
Ciao Lia e grazie per averci scritto 🙂 scusaci ma ci dev’essere stato un problema con il sito e vediamo solo adesso il tuo commento. Inoltre, sempre per colpa del sito, non riusciamo a capire a quale articolo ti riferisci, se a Uyuni o al Vinicunca. Noi comunque ti rispondiamo per entrambi.
A Uyuni siamo andati l’8 Maggio, ed era già molto freddo, quindi non vogliamo immaginarci d’Agosto (che in Sud America è pieno inverno).
Al Vinicunca invece siamo andati a metà Giugno e anche là faceva freddo, ma non tanto quanto in Bolivia. Fare il trekking ci ha “scaldati” abbastanza, ma arrivati alla cima del Vinicunca (5.000 metri) faceva più freddo che mai. Quindi vale lo stesso di prima: ad Agosto qua è pieno inverno, preparati perciò a del bel vento ghiacciato.
Siamo sicuri però che, anche con il freddo quasi estremo, sia Uyuni che il Vinicunca ti regaleranno gioie! BUON VIAGGIO 🙂 e per qualsiasi cosa sai dove trovarci!
Siete diventati i miei miti!questo tour è incredibile! Le tappe che avete fatto, le persone incontrate e Porfiria che vi ha coccolati ???
Grazie!!! Uyuni era un nostro sogno da tempo…e grazie anche alla Porfi ha superato le nostre aspettative!
Comunque davvero un viaggio fantastico! Quanti luoghi fantastici avete visto. Tutti quei lama poi e le signore boliviane. Un viaggio che sa di vero!
Devo ammettere che è stata una vera sorpresa! prima del viaggio conoscevamo solo Uyuni, ma nei 4 giorni di tour abbiamo visto posti altrettanto fantastici. E le persone poi… un cuore grande! Conoscono così poco del mondo che rispondere alle loro domande ti riempie l’anima!
Penso che la genuinità e la bontà delle popolazioni lontane dalle società moderne e corrotte siano il ricordo più bello che ci si porta dietro da un viaggio
Sono pienamente d’accordo. E stare qualche giorno insieme a loro, lontani anche dalla tecnologia, non puo’che farci bene!